Roma, l'anniversario trionfale di Marinetti
Il 2 dicembre 1944, moriva quasi in tragico esilio, il poeta e fondatore del futurismo, Filippo Tommaso Marinetti. Ferito nel corpo e l'anima dopo la sua ultima "folle" azione-vita in quel di Russia, nonostante l'età: (un aneddoto narra... come risposta a un critico che gli rimproverava di inneggiare ancora alla guerra sola igiene del mondo, ma da pensionato...)
Va da sé, Marinetti e il futurismo, per certi gravi errori sociopolitici, senza necessarie autocritiche, passata l'euforia originaria per la sopravvalutata cosiddetta rivoluzione fascista, "completavano" il cerchio della disfatta italiana.
Anche il futurismo..., come noto ibernato per tutto il secondo novecento, per pregiudizio ideologico essenzialmente infondato, tutt'oggi persistente nel passapresentismo culturale nazionale.
Va da sè: nonostante certo stesso manierismo critico dominante durante e dal centenario del 2009, questo anniversario 70-1 della scomparsa di Marinetti, esita finalmente con input sorprendenti e rivelatori: in questi giorni New York e il celebre Guggenheim celebrano l'avanguardia futurista (e Marinetti in primis) come non mai; mentre in Italia, persino critici d'area semi-implosi, ormai spazzati via virtualmente da certa new wave neofuturista, fiorita dal web e postInternet, discutono ancora la data di morte del Movimento futurista (per taluni ancora circoscrivibile solo all'età eroica degli anni dieci del '900), in Usa certificano invece la creatività persistente e diversamente rivoluzionaria anche fino al 1944; per la cronaca gli anni del cosiddetto secondo (se non terzo anche) futurismo "romano", con il trasferimento da Milano a Roma di Marinetti e della sede ufficiale del Movimento Futurista.
La curatrice del Guggenheim, V. Green non ammette repliche: "...E' un mito - ha aggiunto Vivien Greene - che il Futurismo esistesse solo negli anni Dieci, infatti il secondo Futurismo, negli anni Venti e negli anni Trenta è stato un movimento molto ricco, e solo con la guerra e la morte di Marinetti che si chiude questa tappa della storia italiana..."
Ulteriormente, proprio il 2013 ha certificato l'attualità persino del futurismo, ancora vivo e propulsivo, con convegni e pubblicazioni rilevanti, riformattandolo nella sua essenza originaria ancora misconosciuta: d'altra parte, per dirla lateralmente con Harold Bloom o gli stessi Jung e McLuhan, teorie dell'influenza culturale e dell'inconscio collettivo e-o tecnosociale, solo i ciechi o umani ecoattardati preda dello shock del futuro, non vedono la profonda anticipazione nel cibermondo odierno del Futurismo e Marinetti, non solo estetica tecnologica ma pure futurismo sociale e digitale.
Una Idea dinamica e aperta tutt'oggi memo per immaginare almeno società 2.0 evolute e dialetticamente "forti", anziché quelle postmoderne liquide in default, come purtroppo noto in Italia e in... Europa.
Chi scrive ha lanciato persino un neofuturismo di sinistra con Gramsci e il 2000, disibernando le stesse intuizioni propulsive del grande leader progressista sul futurismo, ancora insospettate. E presentato il volume - in chiave techno al passo con i tempi, direttamente via video, 30 circa virtuali doc, in un convegno neofuturista a Ales, terra natale di Gramsci, in Sardegna a cura de La Biblioteca Gramsciana, nel giugno scorso. Forse ancora più rilevante, l'operazione dei futuristi digitali doc, Netfuturismo, dell'ancor giovane ricercatore ciberculturale e oltreartista Antonio Saccoccio (di Latina e di Tor Vergata Università, Roma) : capace di curare con lo stesso G. Carpi, un convegno sull'eredità e la continuità futurista proprio a Roma Capitale in Aprile, presso il Centro Elsa Morante, rilanciando il Futurismo come rivoluzione 2.0 (in ambito ufficiale accademico!), (gli stessi altri neofuturisti Riccardo Campa e Vitaldo Conte, tra i relatori, oltre a critici creativi come la Hayek, Tallarico, ecc.). Non ultimo, area Avanguardia 21, sempre di Roma, nuovi volumi transfuturistici quali Pulsional Gender Art e Trattato di Filosofia Futurista (rispettivamente, degli stessi Conte e Campa), fino, sempre 2013, lo stesso Saccoccio con A. Pantano, A che serve il denaro? Pound e Marinetti..., persino tecnoanarchico..
Opere neo/net/trans/futuriste ormai obbligatorie per la storia download e non manieristica del futurismo oggi: l'unico omaggio postumo che Marinetti avrebbe desiderato e che quasi ridicolizzano certa esegesi appunto altrove neomanieristica e museale...
Insomma, tra - finalmente- grandi sponsor creativi oltre oceano, Il Guggenheim e nuovi eredi doc italiani, un anniversario quasi trionfale per Filippo Tommaso Marinetti.
*Roby Guerra
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