Futurismo (e Gramsci) by M. Francolini

 

GRAMSCI FUTURISTA

Non voglio scavare troppo lentamente con le mani, ma a suon di dinamite, arriverò direttamente allo strato più profondo, quello più spesso, roccioso, che una volta per tutte va perforato perché ricopre pesantemente il futurismo: l'identificazione del Futurismo con il fascismo ha mascherato la reale carica rivoluzionaria che esso ha rappresentato nel suo tempo e ha messo in primo piano altre esperienze, in primis Dadaismo e Surrealismo, che hanno a che fare con la morte dell'arte e non con l'arte vita. Per questo, arruolare nel futurismo il massimo teorico del pensiero comunista italiano, Antonio Gramsci, non mi sembra un'idea così lontana dalla realtà, non è sicuramente una provocazione, anche se le reazioni non saranno idilliache. Ma, pace: un uomo di prassi come Gramsci è certamente più interessato alle prospettive dell'arte vita che agli inutili necrologi della morte dell'arte.

Del resto Lunacharsky, al Congresso del Comintern nel 1921, definì Marinetti l'unico vero rivoluzionario d'Italia. Gramsci allora sottolineò, con la sua acutezza, il rapporto vitale dei futuristi con la percezione che loro avevano della città industriale, del loro pensarla come luogo del mutamento permanente perché dava corpo e voce a quella radicale de-costruzione del presente che era la vera filosofia del Futurismo. E' nella metropoli che si realizza il processo di distruzione del passato che porta al rinnovamento, che sono poi i punti 10 e 11 del Manifesto. Su questo, Ordinovisti e Futuristi sono in assoluta sintonia. Da qui credo parte la formula del Gramsci futurista.

Nel mondo attuale dove la finanza è diventata il valore primario ed ha contaminato ogni aspetto sociale e culturale, è più che mai attuale la creazione di un intellettuale di tipo nuovo, esigenza comune a Gramsci e ai futuristi.

Aprire la celle in cui la nostra cultura ha riposto sia il pensiero di Gramsci sia quello del Futurismo credo sia l'unico metodo per rinvigorire la prassi necessaria

dell' Agire in Conflitto.

Non credo che l'obiettivo sia quello, di puntualizzare ermeneuticamente il nesso Gramsci/Futurismo quanto invece di lavorare scientificamente, se per scientifico intendiamo formulare un'ipotesi e verificarne la validità, sull'accostamento di due tipologie di prassi eversive rispetto alla realtà del potere, sia esso politico, sociale o artistico. La convinzione è quella che dobbiamo rapportarci a quella che è la realtà e a quella che è la finzione, che si manifestano mai nello stesso modo e mai coerentemente, sia nelle forme che nei contenuti, e mai semplicemente come puro dato di fatto. La storicità delle nostre azioni pone le nostre idee sul piano dell'interpretazione che solo nella conflittualità trova la sua espressione più significativa. Solo la conflittualità rende l'azione sentimentale (direi umana); in caso contrario parleremmo di un'azione ideologica pre-stabilita.

Per finire direi che solo lo sviluppo attuale del Futurismo può indirizzare e ri-attivare le dinamiche del conflitto nel panorama artistico underground.




MARCELLO FRANCOLINI