Graziano Cecchini: Ritorno alla Grande Pittura- intervista di C.M. De Angelis
D- Graziano, da ormai un anno ti sappiamo in Toscana, nei pressi di Pisa. Una scelta artistica o personale?
R- Direi prima di tutto professionale. Sono stato chiamato ad occuparmi del Restyling di una Fabbrica chimica che si trova a soli 300m da Campo dei Miracoli. Un progetto interessante che doveva svilupparsi a 360° sia all’interno che all’esterno della Fabbrica. Fare il pendolare era diventato impossibile, da qui la scelta di trovare un appoggio in Toscana, a maggior ragione vista la mia collaborazione con alcune aziende marmifere della Provincia di Massa e Carrara (vedi il portale di marmo di 400 tonnellate su Piazzale Michelangelo a Firenze in occasione dell’inaugurazione del Festival della Creatività).
L’aver trovato il casale dove ora mi trovo ha reso molto più facile e stabile la mia permanenza in Toscana, dando anche nuova linfa alla mia produzione artistica.
D- Dopo l'ultima azione futurista carbonara e il virus innestato a Littoria, il web segnala un tuo grande ritorno all'arte contemporanea e alla "Pittura" pura. Decine di nuove opere, dall'eremo toscano... in realtà un ritorno. Pochi sanno che tu dipingi da decenni!
R- Il mio primo quadro risale a quando avevo dodici anni. Da allora non viaggio mai senza un blocco dove prendere “appunti” per i quadri futuri.
E devo ammettere che la mia produzione è difficilmente catalogabile e incasellabile in un unico stile. Per me è molto importante il percorso artistico che porta a nuove provocazioni e nuovi stili. La pittura è anche alla base delle mie performance, se non avessi conosciuto i colori, i pigmenti, non sarei mai riuscito a creare l’impatto visivo di certi contrasti cromatici. Fontana di Trevi non sarebbe mai esistita e così Piazza di Spagna. Loro sono la punta dell’iceberg della mia produzione artistica. In Toscana l’ampio spazio a disposizione mi ha dato la possibilità di affrontare tele importanti e di confrontarmi con la scultura. Marmo, legno…. A volte non ci credono, ma per me non è affatto difficile spaziare da un quadro ad una scultura per poi dedicarmi allo studio anatomico di una mano o all’architettura di un palazzo. Anche se da autodidatta, ho studiato sempre e continuo a farlo. Ecco perché mi incazzo quando, ancora oggi, spacciano per provocazioni tele imbrattate da secchiate di vernici o stupidaggini del genere! Di fronte a opere come quelle chiedo sempre: “bene, ora fatemi vedere come ci siete arrivati, qual è il percorso, il significato…”.
Il taglio della tela fatto da Fontana non voleva essere un’opera d’arte. Voleva essere un messaggio, un punto di non ritorno: da quel momento in poi bisognava “andare oltre”, oltre la superficie, oltre la prima percezione delle cose.
Oggi non si possono continuare a fare tagli sulle tele! Oggi non ha più senso! Bisogna tornare indietro per andare avanti. E’ l’unico modo per dare all’arte qualcosa in più. Sfruttare la tecnologia senza dimenticare le grandi tecniche del passato.
R- Una Street Art che non dimentica i grandi della tradizione pittorica e scultorea del nostro Paese, e non solo. Nei miei quadri, per quanto differenti tra loro, ricorrono spesso alcuni elementi comuni. Un panorama, il corpo femminile, alcune curve create dalla “pulizia” delle forme. Credo nella tecnologia ma so che senza le basi della tradizione non ci sarebbe stato nulla. A volte sfoglio il catalogo di qualche mostra e mi accorgo di rimanere ancora stupito di fronte ad una linea o ad un incastro perfetto di luci ed ombre… più difficile è provare una simile ammirazione per artisti contemporanei. Le loro opere sono o troppo cerebrali, o troppo vuote di significato, tecnica e valore. Amo la velocità del gigabyte, ma sono consapevole che è proprio questa facilità di divulgazione di “qualsiasi cosa” che sta frenando lo sviluppo della Vera Arte. Questo periodo in Toscana a me è servito enormemente per poter scavare dentro la mia testa e tirare fuori forme e colori che avevo dentro. E’ un concetto molto zen…. Dimenticare per poter creare. E così sono nate opere che raccolgono totalmente le esperienze di una vita, in una sintesi convincente perché spontanea. Tecnica e istinto puri. Ecco perché racchiudono tradizione e innovazione. Le tele dell’ultimo anno nascono da bombolette spray, stencil, nature morte caravaggesche, figure femminili alla Klimt, collage, pittura a tempera e olio… ogni opera è creata in modo unico, con tecniche diverse e materiali diversi.
D- Certo nuovo futurismo pittorico in quel di Salemi, certa avanguardia sgarbiana che torna alla Bellezza e la Forma, non solo sperimentale, attraversa in certo modo la tua nuova fase pittorica?
R- Stimoli ed esperienze sono sempre nuova linfa per chi si esprime attraverso l’arte. Stimoli che si traducono in opere solo dopo essere state metabolizzate. Ogni esperienza, ogni incontro può, un giorno, comparire in un’opera. L’importante è non fermarsi mai nella sperimentazione di nuovi stili, materiali, visioni. A Salemi ho osservato, accumulando nozioni e immagini che in Toscana sono esplose.
R- Prima si dovrebbe tentare di capire cosa vuole essere l’Arte Contemporanea oggi…. Ormai sembra che “arte contemporanea” debba coincidere per forza con “provocazione”. Purtroppo però assistiamo solo ad una provocazione fine a se stessa, senza contenuti e senza Vera provocazione. Esibire porno star e corpi nudi oggi, non significa provocare. Significa copiare la provocazione di ieri. Oggi la vera provocazione sarebbe mettere in mostra una vergine! Altro che pornostar! La gente è stanca di assistere a questi spettacoli, non la coinvolge e non vuole più sentirsi presa in giro. Ecco i miei artisti contemporanei: Giotto, Mantegna, Michelangelo , Raffaello e Cimabue, Van Gogh, Munch, Modigliani, Dali, Picasso, Balla, Boccioni Prampolini e Depero … pensate all’emozione che a distanza di tempo provocano ancora oggi. Non esistono confini temporali, geografici, culturali. Emozionano e basta. Hanno qualcosa da dire oggi e a tutti. Questa è contemporaneità.
L’Arte, non deve essere spiegata, deve essere l’espressione di un sentimento universale, tradotto in linee, colori e forme. Deve essere la traduzione di un sentire comune nonostante le differenze individuali. Comprensibile, accessibile, stimolante e anticonformista. Oggi come oggi c’è più conformismo in una pornostar che in una natura morta.
D- Parafrasando Gramsci: quando- il futurismo graffito pittura prassi, i primi antivernissage per le tue mostre prossimo venture?
R-Rispondo con le Parole di Antonio Gramsci.
“I futuristi hanno avuto la concezione netta e chiara che l’epoca nostra, l’epoca della grande industria, della grande città operaia, della vita intensa e tumultuosa, doveva avere nuove forme, di arte, di filosofia, di costume, di linguaggio”. La mia prossima mostra avrà la stessa concezione, la stessa forza. La prossima mostra non parlerà + di futurismo ma,.. sarà il futurismo.
Chiara Mastrolilli De Angelis