Futurismo deperiano
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Tornano i futuristi alla Leo galleries di via De Gradi. Dopo le mostre incentrate su Enrico Prampolini, Gino Severini e Tullio Crali, sarà Fortunato Depero a occupare gli spazi della galleria con una personale dedicata al suo genio poliedrico. Un allestimento che spazia dagli oli ai college, dai disegni alle tavole pubblicitarie fino ai bozzetti preparatori per i manifesti dei Gran Premi di Monza del periodo. Un ritorno a Monza per l'avanguardista, che nel 1923 partecipò alla prima edizione della Biennale delle arti decorative proprio in città, ritornando poi quattro anni dopo con il monumentale e geniale Padiglione tipografico per gli editori Bestetti-Tumminelli e Treves. Un'arte totale, la sua, capace di spaziare dalla moda alla pubblicità, dal teatro alla cucina. «La grandezza di quella generazione fu rincorrere il desiderio di un mondo nuovo, ricostruito alla maniera futurista, dove l'arte potesse permeare ogni aspetto e oggetto della vita quotidiana, ricreandone l'essenza». Così Maurizio Scudiero, responsabile dell'Archivio Depero e ospite all'inaugurazione della mostra alla Leo galleries che si terrà sabato 18 ottobre alle 18, descrive la geniale rivoluzione di quella parte di futuristi nati artisticamente dopo la morte di Umberto Boccioni, nel 1916. «I primi futuristi erano ancorati ad un'arte ancora storica ed eroica – continua Scudiero – poi si iniziarono a scrivere i manifesti che annunciavano quello che sarebbe stato l'intento dell'artista. L'arte quindi nasce da un progetto concettuale e non è più legata a impressioni». Proprio con il collega Giacomo Balla, Depero scrive il suo manifesto, spiegando, alla maniera futurista, la sua visione del mondo che sarebbe stato.
Un mondo fatto di grattacieli e tecnologia, di mezzi veloci e architettura visionaria, un mondo dove la strada avrebbe soppiantato le gallerie, ospitando nella quotidianità gli oggetti rivisti sotto la lente dell'artista. Quel mondo Depero lo trova a New York, dove si trasferisce nel 1928. Impossibile per l'artista ritrovare poi in Italia quella medesima energia creativa ed ecco allora il crollo creativo dopo il rientro in patria e il ritiro in Trentino.
La collaborazione con enti del Governo ma anche aziende gli è necessaria per riuscire a sbarcare il lunario. Nascono commesse importanti con l'editoria (le copertine di Vanity Fair e Vogue) e la pubblicità. Su tutte la celebre e ancora utilizzata bottiglietta del Campari soda, realizzata dall'artista nel 1932.
«Vogliamo continuare ad approfondire la conoscenza dei protagonisti del Futurismo – commenta Daniela Porta della Leo galleries – per mostrare al pubblico i volti e le opere del più importante e conosciuto movimento artistico italiano». E per meglio calarsi nell'atmosfera esuberante del periodo durante l'inaugurazione sarà servito ai visitatori un aperitivo futurista, seguendo le stesse ricette proposte da Depero e Marinetti, come le colorate polibibite. La mostra monzese segue di una settimana l'inaugurazione della monumentale personale che Madrid dedicherà all'artista, con un allestimento di oltre trecento opere dal 1913 agli anni Trenta.
Tornano i futuristi alla Leo galleries di via De Gradi. Dopo le mostre incentrate su Enrico Prampolini, Gino Severini e Tullio Crali, sarà Fortunato Depero a occupare gli spazi della galleria con una personale dedicata al suo genio poliedrico. Un allestimento che spazia dagli oli ai college, dai disegni alle tavole pubblicitarie fino ai bozzetti preparatori per i manifesti dei Gran Premi di Monza del periodo. Un ritorno a Monza per l'avanguardista, che nel 1923 partecipò alla prima edizione della Biennale delle arti decorative proprio in città, ritornando poi quattro anni dopo con il monumentale e geniale Padiglione tipografico per gli editori Bestetti-Tumminelli e Treves. Un'arte totale, la sua, capace di spaziare dalla moda alla pubblicità, dal teatro alla cucina. «La grandezza di quella generazione fu rincorrere il desiderio di un mondo nuovo, ricostruito alla maniera futurista, dove l'arte potesse permeare ogni aspetto e oggetto della vita quotidiana, ricreandone l'essenza». Così Maurizio Scudiero, responsabile dell'Archivio Depero e ospite all'inaugurazione della mostra alla Leo galleries che si terrà sabato 18 ottobre alle 18, descrive la geniale rivoluzione di quella parte di futuristi nati artisticamente dopo la morte di Umberto Boccioni, nel 1916. «I primi futuristi erano ancorati ad un'arte ancora storica ed eroica – continua Scudiero – poi si iniziarono a scrivere i manifesti che annunciavano quello che sarebbe stato l'intento dell'artista. L'arte quindi nasce da un progetto concettuale e non è più legata a impressioni». Proprio con il collega Giacomo Balla, Depero scrive il suo manifesto, spiegando, alla maniera futurista, la sua visione del mondo che sarebbe stato.
Un mondo fatto di grattacieli e tecnologia, di mezzi veloci e architettura visionaria, un mondo dove la strada avrebbe soppiantato le gallerie, ospitando nella quotidianità gli oggetti rivisti sotto la lente dell'artista. Quel mondo Depero lo trova a New York, dove si trasferisce nel 1928. Impossibile per l'artista ritrovare poi in Italia quella medesima energia creativa ed ecco allora il crollo creativo dopo il rientro in patria e il ritiro in Trentino.
La collaborazione con enti del Governo ma anche aziende gli è necessaria per riuscire a sbarcare il lunario. Nascono commesse importanti con l'editoria (le copertine di Vanity Fair e Vogue) e la pubblicità. Su tutte la celebre e ancora utilizzata bottiglietta del Campari soda, realizzata dall'artista nel 1932.
«Vogliamo continuare ad approfondire la conoscenza dei protagonisti del Futurismo – commenta Daniela Porta della Leo galleries – per mostrare al pubblico i volti e le opere del più importante e conosciuto movimento artistico italiano». E per meglio calarsi nell'atmosfera esuberante del periodo durante l'inaugurazione sarà servito ai visitatori un aperitivo futurista, seguendo le stesse ricette proposte da Depero e Marinetti, come le colorate polibibite. La mostra monzese segue di una settimana l'inaugurazione della monumentale personale che Madrid dedicherà all'artista, con un allestimento di oltre trecento opere dal 1913 agli anni Trenta.
Sarah Valtolina