Paolo Melandri, A che valse? Intervista (2023)

a cura di Roberto Guerra

D- Melandri, prossimamente un nuovo eBook di Poesia Pura di ricerca, una anticipazione?
R- Sì, negli ultimi anni mi sono confrontato, anche a livello autoriale, con diverse tipologie di poesia di ricerca, sopravvissute al postmoderno e alla mancanza di ardimento che, purtroppo, caratterizza l'atmosfera culturale italiana nella situazione attuale. Miei riferimenti archetipici sono l'Archeofuturismo, la Nuova Oggettività, il Mitomodernismo; quest'ultimo, nell'accezione di Giuseppe Conte, suo fondatore. Non escludo neppure la pubblicazione di un eBook di brevi prose d'arte, in cui si parta da osservazioni puntuali per esempio di carattere letterario per poi scivolare, in poche battute, in un contesto metaforico denso e suggestivo, in grado, credo, di stimolare la riflessione e suggerire orientamenti. Ho molti materiali sia poetici sia aforistico-articolistici pronti per l'utilizzo. Mi piacerebbe continuare la mia collaborazione con l'editing indipendente di Asino Rosso (e Neofuturismo).

D- Paolo, infatti, spiccano ci pare quasi metaversi, lirici eppure sperimentali, impressione critica impressionista...?
R- La mia idea autoriale di poesia promana dalla ricerca di un rifugio lirico e tragico alle banalità avvilenti della comunicazione mainstream. Il tono lirico e la mia stessa personalità lirica sono artificium, la voce è una voce di falsetto, impostata sulla tradizione letteraria italiana, novecentesco-odierna e classica. In questo contesto "vocativo", nella stessa vocazione al canto, è l'inusuale e l'unico che io cerco, e la ricerca si fa essa stessa materia di canto. Nella mia più recente produzione, rappresentata soprattutto dagli ultimi testi dell'ebook, la tendenza "canora" all'ascolto dell'intonazione e alla riflessione sulla inautenticità del traslare semplicemente sulla pagina il cosiddetto "vissuto", si fa sempre più un motivo metaletterario e un metodo critico per forgiare un oltrecanto, percepibile soltanto all'auspicabilmente complice disincanto del lettore, all'ipersensibile "orecchio" dell'esecutore muto. Beninteso, è tutto scritto, per come la penso io tutto deve essere scritto e indicato in dettaglio, non si richiede alcuna integrazione o decifrazione (smontatura, rimontatura) da parte del lettore, però da parte dell'utente deve per forza esserci un atteggiamento di condivisione e complicità culturale nei confronti di quello che si progetta e si mette in moto, altrimenti salta l'illusione rappresentativa ed evocativa. Non è una ingenua autenticità dell'esperienza "vissuta" che perseguo, ma un tono e una intonazione che rendano giustizia alla spaesante spersonalizzazione cui siamo costretti dal contesto sociale e politico post-capitalistico i cui miasmi siamo costretti ad inalare costantemente.

D- Melandri, poesie, in breve virtuose, transtemporali, classiche e moderne nobili, alte e rare nel degrado secondo noi poetico attuale e del secondo novecento?
R- Nella mia ricerca, tanti anni fa, non partii dal secondo novecento, ma dal primo, che mi parve da subito molto più stimolante e - implicitamente - innovativo. Annesso poi, nella memoria e nella prassi, anche il secondo novecento, comprese le ragioni dell'attuale "ritorno all'antico" (produzioni, anche di grandi autori, in sonetti, canti, metrica classica, ecc.), fu dare un senso, provocatorio e costruttivo, alla mia scelta, ciò che mi impegnò, al risalire controcorrente nell'abbaglio visionario di un contesto lirico che va nascendo e che sarà, libero, ampio, epico, fu questa quasi-analitica (psicoanalitica?) ricerca di senso a coinvolgermi maggiormente. La transtemporalità mira a un veduto "oltre" lirico, a un futuribile e generoso slancio verso un'omericità e una parrhesia neoclassiche, neo-elleniche, ma di una ellenicità non d'accademia. Il degrado della comunicazione è già divenuto degrado e decadenza della cultura: l'unica possibilità in prospettiva è quella di un controcanto, massimalista, non relativista, assolutista, intransigente, volto a un futuribile post- e anti- globalista, capitalista, imperialista, omologante. Il futuro che annuncio è libero, epico, tragico, coraggioso, italiano. Auspico un maggiore e più approfondito dialogo con la poesia russa, da Puskin a Majakovskij, Pasternak, Tarkovskij. Anche la lezione delle opere teatrali di Marinetti non andrebbe dimenticata.


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