Recensione di Riccardo Campa all'ebook Da Parmenide a Heidegger e ritorno
Parmenide e il transumanesimo. L'ultimo saggio di Angelo Giubileo invita a riflettere.
Angelo Giubileo ha recentemente dato alle stampe un breve ma intenso saggio che si interroga sui fondamenti della filosofia, sull'essere e sul divenire, sull'origine e sul destino dell'uomo e dell'universo. Pubblicato da Tiemme Edizioni Digitali nel giugno di quest'anno, "Da Parmenide a Heidegger e ritorno" è fondamentalmente un dialogo che l'autore intesse con alcuni filosofi del passato e del presente, per comprendere non solo il modo in cui si è sviluppato il metapensiero, ovvero il pensiero umano sul pensiero umano, ma anche la spinta all'azione e al superamento della condizione umana che si osserva in fenomeni culturali come il transumanesimo. I filosofi con i quali Giubileo intesse il suo dialogo sono innanzitutto quelli citati nel titolo, Parmenide e Heidegger, ma il discorso si allarga anche a quegli studiosi che il pensiero dei due maestri hanno cercato di capire. Si cerca di capire ed è già molto, considerato che già Platone aveva avvertito che Parmenide è difficile da comprendere.
Precisamente, nel Teeteto, Platone fa dire a Socrate quanto segue: «Parmenide mi sembra, secondo il detto di Omero, degno di venerazione
e terribile a un tempo. Mi incontrai infatti con lui che era piuttosto avanti negli anni e io ero molto giovane. E mi diede l'impressione di possedere una profondità speculativa assolutamente nobile. Ho timore perciò che non riusciamo a penetrare i suoi detti…». È nel dialogo "Parmenide" che Platone narra dell'incontro tra il giovane Socrate, il circa quarantenne Zenone e Parmenide, assai vecchio, incanutito, con un'età intorno ai sessantacinque anni, ma dall'aspetto bello e nobile. Tre generazioni filosofiche a confronto. Socrate afferma che i due eleatici dicono sostanzialmente la stessa cosa, seppur con parole diverse. Parmenide afferma che tutto è uno, mentre Zenone sostiene che il molteplice non esiste. Quest'ultimo, però, nota che Socrate non ha ancora capito appieno la dottrina del padre venerando e che si deve fare chiarezza perché questi viene ingiustamente ridicolizzato. Proprio così: Parmenide, per avere posto la questione fondamentale della filosofia, la questione ontologica con la quale tutti i filosofi a venire dovranno direttamente o indirettamente confrontarsi, viene deriso dagli stolti.
Questa è la ragione per cui va apprezzato ogni tentativo di tornare sulla questione dell'uno e del molteplice, di penetrare i detti di Parmenide, anche alla luce delle trasformazioni della modernità. Sulla questione torna innanzitutto Martin Heidegger, quando scrive: «Per sapere che cosa è detto e pensato nelle parole di Parmenide, scegliamo la via più sicura, seguiamo il testo […]. Tutto dipende dal nostro prestare o meno attenzione al richiamo proveniente dalla parola pensante. Solo così, prestando attenzione al richiamo, conosciamo il detto». Vi torna, ancora una volta, nel suo breve saggio, anche Giubileo, chiarendo che «personalmente, è da quarant'anni ormai che presto attenzione a questo richiamo».
Sebbene una certa pubblicistica, recente e assai poco filosofica, cerchi di presentare il transumanesimo come un complotto ordito a Davos da una cricca di neoliberisti globalisti che "vogliono metterci i microchip nei cervelli per controllarci", Giubileo fa meritoriamente notare che il transumanesimo è una riflessione filosofica plurimillenaria che cerca di andare al cuore delle cose, ovvero al rapporto tra essere e divenire. Si riflette sullo sviluppo tecnologico per porre ancora una volta la questione dell'identità, non solo dell'uomo, ma di tutte le "cose" immerse nel flusso inarrestabile del divenire. Giubileo nota che si può concepire il transumanesimo come un pericolo, come fanno i luddisti, e non come un rimedio, soltanto se si è incapaci di percepire la condizione umana come condizione di pericolo. Se manca questa percezione, manca anche la presa di coscienza della condizione intrinsecamente transitoria dell'uomo. La riflessione sul "trans-umano" inizia dunque nella notte dei tempi, nel momento stesso in cui il pensiero inizia a pensare se stesso, nel momento in cui emerge dal cosmo vita psichica auto-riflessa. Se poi si vogliono sottolineare momenti significativi di questa auto-riflessione della coscienza, più che alle considerazioni (interessate) degli uomini d'affari che si danno appuntamento al World Economic Forum, bisogna tornare alla filosofia esistenziale, alle riflessioni sull'ontologia e la fenomenologia che si sviluppano, per esempio, negli ambienti culturali di lingua tedesca. A proposito, Giubileo scrive: «E allora, oggi, qual è l'impulso che ci muove al transumanismo? E inoltre, si tratta di un impulso irreversibile? In realtà, il dibattito odierno sul transumanismo è stato già oggetto di un'approfondita analisi che, dopo la seconda guerra mondiale, ha interessato il pensiero di Martin Heidegger e quello della sua allieva Hannah Arendt. Le posizioni assunte da entrambi sono divergenti, anche se l'inizio del pensiero e quindi il pensiero dell'inizio di entrambi è comune; e cioè ciò che chiamiamo il fondamento rimane, a mio modestissimo parere, il medesimo oltre che incontrovertibile fondamento del pensiero iniziale di entrambi, ciò che dice Heidegger è da pensarsi, ciò che è e rappresenta la "condizione" attuale dell'uomo». Nei suoi Holzwege, i "Sentieri interrotti", il filosofo di Messkirch pone la questione in questi termini: «C'è qualche salvezza? Essa c'è in primo luogo e soltanto se il pericolo è (ist)...». Giubileo sottolinea che il pericolo non solo c'è o non c'è oggettivamente, ma c'è e non c'è soggettivamente. Questo spiega l'assoluta specularità delle posizioni luddiste e transumaniste. I primi non vedono nella condizione naturale dell'uomo una situazione di pericolo e individuano invece il pericolo in ogni tentativo di modificare la realtà. Al contrario, i transumanisti individuano la condizione umana come una situazione intrinsecamente pericolosa, ove invecchiamento, malattia e morte sono soltanto gli aspetti più evidenti della nostra intrinseca fragilità. Da una parte c'è chi cerca di fermare a mani nude l'impetuoso fiume del divenire, mentre dall'altra c'è chi cerca affannosamente di costruirsi una barca per navigarlo. L'aspetto interessante della riflessione di Giubileo è che, da posizioni parmenidee, rigetta l'idea che l'atteggiamento luddista rappresenti un tentativo di ritorno all'Essere. Innanzitutto, Parmenide non nega l'esistenza del mondo sensibile, ma invita a non considerarlo la realtà ultima. Nell'opera in versi "Sulla Natura", l'eleatico distingue tra verità e opinione, tra ragione e percezione, tra essere e apparenza. I sensi ci consentono di conoscere l'apparenza e dunque producono opinione, doxa, mentre la ragione ci apre le porte dell'essere e dunque della verità, dell'episteme, della conoscenza incontrovertibile. È vero che i transumanisti, scegliendo la via della trasformazione tecnologica, hanno abbracciato risolutamente la via del divenire. Si sono posti coscientemente sul piano inclinato di cui parla anche Emanuele Severino – un piano sul quale scivola dapprima l'Occidente e poi l'Oriente, prima il Nord e poi il Sud del mondo, e che –secondo Ray Kurzweil – ci sta portando verso la Singolarità tecnologica. I transumanisti si sono posti consapevolmente su quel piano con l'intento di imprimere addirittura un'accelerazione al movimento della storia. La domanda è: i luddisti che si oppongono al movimento storico stanno forse ritornando all'Essere? A ben vedere, la "resistenza" dei luddisti si sostanzia per lo più in una lamentela sterile propagata con i più moderni mezzi tecnologici. Ciò significa che loro stessi, dotandosi di smartphone e computer, lamentandosi su Internet di Internet, sui computer dei computer, sugli smartphone degli smartphone, scivolano allegramente sul piano inclinato della storia, finanziando con ogni singolo post sui social network quell'industria Big Tech che aborrono. Non solo de facto hanno abbracciato un divenire tecnologico che solo a parole rigettano, ma, oltretutto, drammatizzano oltremisura il movimento del mondo sensibile e mostrano di darvi soverchia importanza. Accusano i transumanisti di prendere con troppa leggerezza le conseguenze delle trasformazioni tecnologiche.
Ma un vero parmenideo non dovrebbe fare proprio questo? Non dovrebbe prendere con leggerezza il divenire, il mondo delle apparenze, delle opinioni, proprio perché l'essere è altra cosa e nulla potrà scalfirlo? Se Parmenide ha ragione, l'essere non diviene, non si trasforma, non cambia luogo, è eterno e sempre uguale a se stesso. La Legge di Moore o la Legge dei ritorni acceleranti di Kurzweil imprimono un'accelerazione esponenziale al divenire, ma non possono scalfire l'Essere. Semmai, possono contribuire a rinnovare la riflessione sull'Essere. Sia chiaro che in ogni movimento ci sono diversi livelli di sensibilità filosofica. Questo vale per i luddisti come per i transumanisti. È vero che non pochi transumanisti mostrano un approccio del tutto pragmatico alla questione delle tecnologie, rigettando come nemico della "scienza" ogni ragionamento filosofico, ogni afflato spirituale. Ma costoro hanno i loro omologhi nel movimento luddista. I transumanisti filosoficamente sensibili sanno che il sogno dei luddisti, ovvero rallentare il divenire fino a farlo sembrare simile all'Essere, è in realtà il supremo inganno. La stasi non è la soluzione, è il problema. Una certa leggerezza nell'accoglimento del divenire è necessaria, perché solo un'alterità evidente tra essere e divenire – un'alterità che costantemente si rinnova – può mantenere alta l'attenzione e forse consentire la penetrazione negli aspetti più profondi dell'insegnamento del nostro padre venerando e terribile. Non si scordi che la Dea reggitrice del mondo, alla quale il filosofo è stato condotto dal carro delle Eliadi, lo esorta alla conoscenza tanto del vero sapere quanto delle opinioni dei mortali. Si debbono dunque saper volgere i sensi al divenire, non meno che il pensiero all'essere.
Giubileo nota allora che il divenire è, in ogni caso, effetto dell'"impulso" che Plutarco, nel suo Adversus Colotem, pone all'origine dell'azione umana e conclude, seguendo ancora una volta Parmenide, che «di via resta soltanto una parola che <è>».
Riccardo Campa
Riccardo Campa (Mantova, 4 maggio 1967) è un sociologo e filosofo italiano che vive e lavora a Cracovia. È conosciuto soprattutto per i suoi studi nel campo dell'etica della scienza, della futurologia e del transumanesimo. È attualmente Professore straordinario di sociologia all'Università Jagellonica di Cracovia, dove insegna Futures Analysis presso la Scuola di dottorato "Society of the Future" e dirige il Centro di Ricerche sulla Storia delle idee. È presidente onorario dell'Associazione Italiana Transumanisti e membro del consiglio scientifico dell'Italian Institute for the Future. È autore di numerosi articoli e saggi, tra i quali spiccano sette libri monografici: Epistemological Dimensions of Robert Merton's Sociology (Copernicus University Press, 2001) Il filosofo è nudo (Marszalek, 2001) Etica della scienza pura (Sestante Edizioni, 2007) Mutare o perire. La sfida del transumanesimo (Sestante Edizioni, 2010) Le armi robotizzate del futuro. Il problema etico (CEMISS, 2011) Trattato di filosofia futurista (Avanguardia 21 Edizioni, 2012) La specie artificiale. Saggio di bioetica evolutiva (D Editore, 2013) La rivincita del paganesimo. Una teoria della modernità (D Editore, 2014) Creatori e Creature. Anatomia dei movimenti pro e contro gli OGM (D Editore, 2016) La società degli automi. Studi sulla disoccupazione tecnologica e sul reddito di cittadinanza (D Editore, 2017) Still Think Robots Can't Do Your Job? Essays on Automation and Technological Unemployment (D Editore, 2018) Credere nel futuro: Il lato mistico del transumanesimo (Orbis Idearum Press, 2019). È inoltre curatore della serie "Divenire. Rassegna di studi interdisciplinari sulla tecnica e il postumano".
Angelo Giubileo (Torchiara 1 aprile 1965) è un filosofo e attuale vicedirettore di Pensalibero.it. Già cultore della materia presso le cattedre di Filosofia del diritto, Teoria dell'interpretazione e Logica giuridica all'Università degli Studi di Salerno. Tra le sue pubblicazioni: AA.VV. Pensioni. Modello cileno per l'Italia? (2016); Scritti politico-liberali (2016); L'essere e il nulla nell'era della tecnica (2018); AA.VV. Zoltan Istvan made in Italy (2019), "La Macchina del tempo" in AA.VV. T-Day (2019). Per Tiemme Edizioni Digitali ha già pubblicato La Terra emersa e l'ultimo Uomo (2019), L'alba del Mondo Nuovo (2020), E' (2021), Il fanciullo di Eraclito (2021) e Storie di Sicilia (2023).
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