Verso Marte e gli Asteroidi: Future non stop
di Paolo Ricci Bitti *da IL MESSAGGERO (ESTRATTO)
«Non si potrà mai placare la sete di esplorazione dell'uomo» diceva Seneca duemila anni fa, con il suo senso dell'infinito che urtava contro le Colonne d'Ercole, quando invece qualcuno aveva forse già attraversato l'Atlantico su una zattera di papiro e qualcun altro aveva forse già vinto il Pacifico su una piroga, entrambi guidati solo dalla fede nelle stelle. Imprese che tuttora affiancano senza impallidire quella del primo uomo in orbita appena 64 anni fa.Esplorazione e stelle, sete insopprimibile e fede incontestabile hanno di nuovo messo in moto un'imponente corsa verso lo spazio nonostante le difficoltà dello scenario economico internazionale e la mancanza di un movente formidabile quale era il braccio di ferro balistico della Guerra fredda. Oppure, in realtà, sono proprio queste difficoltà a far scattare dentro di noi la voglia di allontanare i confini tra noto e ignoto. E magari anche la considerazione, probabilmente trascurata da Seneca, che ogni dollaro investito nello spazio ne rende almeno tre, a volte pure dieci.
LE SONDE
Di sicuro, a ogni modo, non pensava ai soldi la squadra europea di Matt Taylor, l'astrofisico inglese che non ricorda mai dove parcheggia la macchina, che l'anno scorso ha portato a termine la missione definita dal Times l'impresa «più impressionante del secolo, Novecento compreso». Dopo 10 anni e 1,4 miliardi di chilometri di viaggio, la sonda Rosetta e il lander Philae hanno centrato la cometa 67P distante dalla terra, in quel momento, 550 milioni di km: come fare canestro al Madison di New York tirando da un'auto che gira attorno al Palottomatica. Un risultato "visionario", perché tali dovevano esser gli scienziati che tra gli anni Ottanta e Novanta hanno iniziato a disegnare traiettorie fra i pianeti del sistema solare sapendo di non aver un millimetro o un secondo di margine di errore. L'entusiasmo e l'orgoglio per quelle immagini e per i dati trasmessi dal robottino "accometato" hanno contagiato ogni angolo della Terra grazie anche all'arrivo di nuove risposte alle eterne domande: dove andiamo? Da dove veniamo?
Dall'orbita "bassa" a 400 km d'altezza (quella in cui sfreccia la stazione spaziale abitata dai nostri Parmitano e Cristoforetti) alla Luna, da Marte alla fascia degli asteroidi vicina a Giove, dalla cometa 67P raggiunta appunto da Rosetta al pianeta K458D, presunto gemello della Terra, laggiù a 1.400 anni luce. La corsa allo spazio da qualche anno si gioca su più fronti e con sempre nuovi protagonisti.
«A Usa, Russia ed Europa, con l'Italia in prima linea - dice Paolo D'Angelo, storico dello spazio - si sono intanto aggiunti, nell'ordine, Cina e India. E poi ci sono i privati, soprattutto americani, attirati anche da prospettive non remote, nel tempo e nella tecnica, di business nei voli spaziali commerciali sia dalla Terra a un'orbita bassa sia dalla Terra alla Terra, con tempi ultraridotti rispetto a quelli attuali. Però non avrei dubbi nell'individuare la meta al momento più affascinante e oggettivamente possibile. E' Marte, come risponderebbe ogni astronauta. Con la Luna di nuovo raggiunta dall'uomo che potrebbe invece essere l'obiettivo dei taikonauti cinesi e forse di qualche privato aiutato dalla Nasa».
I PIANETI
Già, che sia il 2030 ol 2040 cambia poco, il pianeta rosso è dietro l'angolo: tra il 2018 e il 2020 i lander delle missioni europee ExoMars, il primo si chiama Stefanelli, tanto per ribadire il ruolo dell'Agenzia spaziale italiana, scaveranno due metri sotto la terra rossa per cercare tracce di acqua. Poco anni dopo, a iniziare dal 2024, altre notizie utili al viaggio sono attese dalla missione americana mai immaginata persino da Verne o Bradbury: catturare asteroidi tra Marte e Giove e rimorchiarli vicino alla Luna per permettere agli astronauti di studiarli. Intanto gli indiani avranno mandato altre sonde (molto molto low cost ma efficaci) come la Mangalyann verso Marte, così come i cinesi avranno nel frattempo potenziato la loro stazione spaziale Tiangong 1 ovvero "Palazzo celeste" nonostante sia, al momento, poco più di un monolocale rispetto alla stazione internazionale Iss la cui vita è stata di recente prolungata almeno fino al 2024.
Sì, servono risorse colossali per queste esplorazioni, ma colossali sono anche i ritorni grazie ai progressi della scienza che con le imprese spaziali avanza a balzi enormemente più lunghi e veloci rispetto a ogni altro tipo di intuizioni ed esperimenti terrestri. Prossimo balzo, allora, su Marte: del resto esiste già un meticoloso diario della vita di noi umani in quelle lande arrossate, basta leggere - appassionandosi un sacco - il recente L'uomo di Marte di Andy Weir (presto film con Matt Damon) che ha poco o nulla di fantascientifico: ogni riga di questo romanzo che unisce Gravity (qui l'avvincente recensione di Samantha Cristoforetti) a Robinson Crusoe è stata approvata da fior di scienziati.
L'INTERVISTA A PAOLO NESPOLI
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