Giovanni Sessa interview: La rivoluzione della Tradizione 2.0
D- Giovanni, la
tua attività mi pare effervescente, libri recenti, convegni quasi non
stop, il tuo dinamismo "antimoderno" quasi trasmette in streaming la
tua pluridecennale "filosofia" praxis .. vivente...
R- Caro
Roberto, in effetti nell’ultimo periodo ho partecipato ad una serie di
convegni, eventi e presentazioni. E’da poco uscito un mio pamphlet
“Tradizione. Demitizzare la modernità” per i tipi di
Historica editrice in cui, in modo sintetico, discuto la mia idea di
Tradizione, quale origine sempre possibile, attraversando alcuni degli
aspetti esistenziali, politici e spirituali che connotano,
negativamente, lo stato presente delle cose, la post-modernità
liquida. Prima dell’estate sarà nelle librerie per OAKS editrice un mio
volume monografico,
Julius Evola e l’utopia della Tradizione, in cui compare un’importante prefazione di Massimo Donà. Entro maggio
uscirà per Arkeios un volume a mia cura, Il graal, simbolo millenario: leggenda, storia, arte esoterismo,
cui hanno
partecipato studiosi molto noti del tema e della letteratura graalica.
Tengo, inoltre, una rubrica culturale e di informazione libraria,
Tic e Tabù, sul mensile
il Borghese.
Tale attività è, in qualche modo, una risposta sollecitata dallo stato
presente delle cose, dal degrado
intellettuale ed etico nel quale siamo costretti a vivere. Una reazione
indotta dal non voler essere complice e/o corresponsabile della
situazione presente. Al di là dei risultati, si tratta dell’affermazione
di una diversità profonda nei confronti del presente.
D- Sessa, la
storica esperienza della Scuola di filosofia romana continua nella
Rivista Heliopolis a cura di Sandro Giovannini: mi pare, vista
l'altitudine "speculativa", una sonda assolutamente culturalmente
scorretta rispetto ai tempi liquidi contemporanei...
R- Hai
perfettamente ragione. Grazie alla generosità intellettuale di Sandro
Giovannini, è comparsa da qualche tempo nel web, una rivista libera,
aperta, sulla quale, credo, non compaiono i soliti luoghi
comuni (spesso pervasivamente presenti anche nelle riviste non
conformi). Sulle sue pagine è possibile confrontarsi pur partendo da
posizioni a volte diverse. In questo senso, Heliopolis recupera e
ripropone l’esperienza della Scuola romana di filosofia politica
ed il modus vivendi
che connotò di sé il suo fondatore, Gian Franco Lami. Un’esperienza
forse minimale, se giudicata
dal punto di vista quantitativo, oggi predominante, significativa,
invece, sotto il profilo qualitativo e di testimonianza. In fondo è
questo che conta…
D- Giovanni
Sessa, perché la cosiddetta "destra" intellettuale, almeno da certi
sguardi diversi alla Wittengstein e altri, sembra, anni ormai 2020..,
paradossalmente pìù "propulsiva" e futuribile della
"sinistra eterna" (parafrasando Eco) in Italia?
R- Perché la
sinistra si è da tempo arresa alla mercificazione universale del mondo,
messa in atto dalla Forma-Capitale. Negli ultimi decenni la cultura di
sinistra, esercitando l’egemonia in tutto il
mondo occidentale, ha propiziato la nascita di un immaginario
collettivo neolibertino, narcisista, dominato dalla dimensione del
piacere immediato, fine a se stesso. Un immaginario che vive in un
presente svuotato di senso, oniricamente riempito dalle merce,
la cui aura è paradossale in quanto sempre deludente e rinviante a
nuovi desideri. Il genio italico di Leopardi ha insegnato che il
desiderio cosale ci lega alla dimensione retorica della vita
(Michelstaedter), solo la tensione all’infinito è liberante. Essa
attualmente è la via maestra indicata dal pensiero di Tradizione,
radicale alternativa alla società liquida.
D- Giovanni, chi
tra gli autori del pensiero di Tradizione può parlare agli uomini della
nostra età in modo convincente e suggestivo?
R- Sicuramente Julius Evola che, prima di ogni altra cosa, è stato un
poietes,
un creatore. La sua Tradizione non è un dato, non è pensata
staticamente ma dinamicamente. Non si tratta,
pertanto, di guardare al passato, ma all’origine che è meta cui tendere
oltre gli orizzonti del presente. In questo senso l’azione di
contestualizzazione storica del pensiero evoliano, condotta dalla
Fondazione presieduta da Gianfranco de Turris, con il quale
collaboro, è risultata fondamentale. Ha consentito di liberare il
pensiero di Evola dai vuoti cliché e dai pregiudizi che hanno
accompagnato la lettura della sua opera per troppo tempo.
a cura di Roberto Guerra