E' nato il M.A.V. - preparatevi ad evaporare!
L'arte, quell'arte che non merita maiuscole, ha subito nel corso dei secoli numerose trasformazioni.
Nella sua prima, lunghissima fase durata fino alla fine dell'800, il concetto di arte era strettamente legato alla pittura e alla scultura. Nessuno metteva in discussione forma e funzione dell'arte: essa viveva la sua fase solida.
Le prime avanguardie del '900 si opposero brutalmente alla rigidità e alla fondamentale inutilità dell'arte solida, aprendo la strada ad una nuova fase interdisciplinaria che avrebbe condotto l'arte a dissolversi, sconfinando nella vita quotidiana. Purtroppo, i più fraintesero le varie azioni e performance futuriste e dada: esse vennero percepite come innovatrici solo in quanto piene di "trovate", ma la comprensione della loro portata e degli intenti di queste avanguardie era ancora lontana.
Si arrivò così al momento liquido delle produzioni artistiche, private di una forma standardizzata e limitante. Cambia la forma, ma si perdono i contenuti: l'"innovazione" di cui si fanno portavoce i liquidisti non è nient'altro che sperimentalismo da laboratorio o, peggio ancora, qualche effetto speciale per conquistare la critica: ecco uno tsunami di vacche sezionate, videoarte da quattro soldi, network che fanno i network che parlano dei network. In questo clima di autoreferenzialità liquidista è nato il MAV, Movimento d'Arte Vaporizzata, generatosi dall'unione del Movimento per un'Arte Cervicale con alcuni ex attivisti del Gruppo IDRA, che sul finire degli anni '60 anticipò la causa della vaporizzazione mentre i loro contemporanei italici continuavano a produrre incrostazioni calcaree su tela. Con loro, tutta una serie di persone vicine alle posizioni futuriste e situazioniste (Antonio Saccoccio, Roberto Guerra, Emmanuele Pilia e altri ancora).
Causa comune: la vaporizzazione dell' arte e del paludoso sistema in cui marcisce.
Frantumiamo il solidismo!
Liquidiamo il liquidismo!
Vaporizziamo l'arte!