[Italia Avanguardista] La nostra battaglia contro le accademie by Dario Gidantka Shininig


 

La nostra battaglia contro le accademie artistiche, conservatori, scuole di musica, è oramai giunta all'apice della sua realizzazione. La stragrande maggioranza dei nuovi artisti che la società moderna ha prodotto sono riusciti a concretizzare le proprie aspirazioni al meglio, individualmente, anche senza il retorico insegnamento di qualche vecchio arrugginito mentore. Ciò a cui è giunta l'arte del Ventunesimo secolo non solo è stato in grado di smascherare ogni speculazione artistica, sia di critica che compositiva, presente oramai solamente in vecchi libri adottati dalle accademie stesse, ma è stato in grado di autorealizzarsi tramite una "meiosi" che gli stessi artisti sono riusciti ad applicare su vasta scala, tramite la rete e non, fino a giungere ad una globale influenza sociale "ispirativa".

Oggi più che mai, come auspicava il famoso Balilla Pratella, nel 1911, col celebre manifesto della Musica Futurista, i giovani compositori si trovano a dover disertare i conservatori, tali accademie, in nessun caso state in grado di forgiare artisti piuttosto che tecnici e sterili esecutori. Coloro che la stessa "parte accademica" esalta: si sono ridotti unicamente ad un Maurizio Pollini, sì in grado di riprodurre ogni sorta di sia complesso che decaduto componimento, ma negato e totalmente privato di qualsiasi stimolo compositivo. Si sono ridotti ad un Einaudi o un Allevi, eterni infanti racchiusi nella lettiera della oramai scontata scala maggiore, ignorando quell'onda "anomala"(?) di nuovi compositori che staccatisi dai tentacoli spinati della vecchia tradizione si son lanciati verso orizzonti nuovi.

Richard Wagner, autodidatta, è considerato un eccezionale caso nella storia della Musica dai noti perpetuatori delle tradizionali arti. Ma oggi nessuna valle di lacrime potrà soffocare le note rivoluzionarie delle sempre più numerose "eccezioni" che hanno voglia di farsi sentire, al di fuori di ogni vincolo accademico. Bensì, da una prospettiva modernista, dei casi eccezionali si possono notare solamente nel numero di grandi compositori costretti ad asservirsi a baroni come a conservatori musicali, rispetto alla grande maggioranza che nei secoli scorsi popolava tali edifici. "Casi eccezionali" che per pura fortuna son riusciti a non far decombere la propria volontà e aggressività creativa.
Nel Ventunesimo secolo artisti liberi da ogni professorile manetta son emersi e han voglia di emergere. L'organizzazione dei nuovi compositori in un movimento o in un' associazione può rappresentare l'ostacolo più grande da superare nella nuova musica del Ventunesimo secolo.

L'unica arma che le accademie di musica potranno sfoderare contro l'incombente onda che presto le sgretolerà definitivamente è una gerarchia quasi patriarcale, ove il più anziano decide. Un'organizzazione che certamente i musicisti di libera espressione hanno da invidiare, eventi di propaganda ben finanziati e concisi. Precisi e puntuali. Ove i più reazionari possono giovare di un ampio spazio "espressivo" per diffondere le loro morenti ideologie di tradizione col supporto di diverse istituzioni, sia governative che non. Ma tale situazione potrebbe essere considerata null'altro che l'"effetto collaterale" di un'esplosione innovativa di immane potenza che, nel nostro paese, parte dagli anni '70 per giungere sino ai giorni nostri.

Che i vecchi preparino le barricate con i loro strumenti di legno putrescente, e che si difendano con i loro i bastoni coi quali ancora si sorreggono. Il grande falò prima o poi verrà, sommergendo di un fuoco nuovo quelle falangi barricate e braccate in quell'aulenti aule che gli Artisti stanno imprigionando.

futurShining,
collettivo Italiavanguardista



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Postato da Italia Avanguardista su
Italia Avanguardista il 1/30/2012