Ferrara, l'arte video internazionale di Maurizio Camerani
In occasione della chiusura dell'esposizione (visitabile fino a questa domenica alle 19), ha avuto luogo un appassionato incontro tra Maurizio Camerani e Mustafa Sabbagh, il fotografo autore della precedente esposizione su Matisse alla MLB home gallery. Un confronto tra due tra gli artisti sicuramente più interessanti della città, noti a livello internazionale.
Il discorso si è naturalmente orientato su una riflessione sull'importanza sociale dell'arte e sulle capacità di alcuni artisti di "sentire" i tempi e trasmettere con anticipo lo spirito del tempo. E' poi compito del pubblico, aiutato dai critici, intendere e capire il significato insito nelle opere. A questo interessante confronto hanno contribuito, con la loro autorevolezza ed esperienza, Lola Bonora e Anna Maria Visser, che ci hanno messo in guardia sul rischio di cedere alla nostalgia di un tempo che non è mai stato: ogni epoca ha sempre rimpianto i tempi andati romanzandoli. Ciò che si deve fare è aprire bene gli occhi e guardarsi attorno per cogliere le idee forti mentre nascono. Idee forti su cui si deve puntare con un adeguato programma di supporto e sviluppo che incentivi la loro ricaduta, anche economica, in un Paese che per crescere deve appoggiarsi sul binomio cultura/turismo.
La serata è poi continuata con un aperitivo accompagnato da un particolare finger food ispirato alle opere esposte che ha permesso al pubblico di continuare e approfondire l'appassionata discussione.
Erano diversi anni che il noto video artista ferrarese non presentava al pubblico le sue opere in una personale: in mostra ci sono una decina di lavori totalmente inediti realizzati in occasione dell'esposizione di Matisse a Palazzo dei Diamanti, più un video ideato per l'occasione, tutte opere nate mettendo in relazione i video dell'artista degli anni '80 e '90 ai quadri di Matisse.
Camerani ha ritrovato infatti nei suoi video molti elementi che ricorrono nella produzione matissiana, come il tema della danza, delle odalische, degli interni domestici, degli oggetti che popolano l'atelier di un artista. Li ha poi ritratti in raffinati disegni su carta a matita, con effetti di suggestive sfocature, rendendo i soggetti ombre rarefatte. Ai disegni ha talvolta accostato i "frame" dei video che li hanno originati.
La lentezza dell'esecuzione a grafite si accompagna alla velocità delle immagini che si susseguono senza sosta nei video, in un continuo contrasto tra media caldi e freddi.
La rosa del giardino, la lucertola sul muro d'estate, l'atelier con i telai appoggiati alla parete, un busto classico, i ciclamini, i pesci, un volto di donna, mani che si sfiorano: sono tutti frammenti narrativi che combinati insieme evocano situazioni, momenti del nostro vivere, brevi narrazioni, fotogrammi di un tempo sospeso, congelato.
L'aspetto intimo e domestico che lega in una stessa poetica del quotidiano i due artisti diventa così un dialogo attraverso il tempo, dove le ombre disegnate a matita diventano istantanee fotografiche, immagini specchiata di noi stessi, proiezioni del nostro corpo e delle cose che ci stanno attorno, energie solidificate che vogliono fissare la propria presenza ed il proprio passaggio.
Maurizio Camerani nasce a Ferrara nel 1951 ed inizia la sua attività artistica al Centro Video Arte di Ferrara con Lola Bonora. Le opere video, prodotte fra la fine degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta, lo vedono tra i primi e più espliciti assertori del video narrativo, lontano dalla sperimentazione formale, tecnologica o linguistica del decennio precedente.
Camerani è stato regolarmente presente a mostre di settore in Italia e all'estero, esponendo insieme ad artisti di fama mondiale come come Bill Viola e Nam June Paik. Tra i numerosi festival internazionali cui ha partecipato, si segnalano quello Locarno, dove ha ricevuto, nel 1991, il Gran Prix de la Ville de Locarno, TaorminaArte (1991), il Festival di Montreal (e quello di Berlino.
Le videosculture che hanno caratterizzato gli anni '80-'90 si collocano all'interno dell'orizzonte dell'arte minimale, giocano su primordiali rapporti spaziali, di segno e di senso, fra ciò che è dentro il monitor e ciò che è fuori, che lo contiene e lo delimita (come il titolo semplice e immediato in contrasto con la natura rarefatta e sofisticata del lavoro).
Nelle videosculture l'immagine video diventa complice di un gioco tautologico, come in "Giardino italiano", "Trave d'equilibrio", "Vista dal basso" degli anni Ottanta, oppure esplicita la forza, la violenza, la minaccia che il progetto dell'opera porta con sé, alla ricerca di un rapporto complice con lo spettatore, come in "Addestramento", "Difesa personale", e "Soglia" degli anni Novanta.
Dagli anni 2000 inizia una sua personale riflessione sull'ombra come scarna riproduzione di un gesto o di un segno del proprio passaggio.
Espone ad Artel alla Galleria comunale d'Arte di Cagliari (1992), a Titanica alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea della Repubblica di S. Marino (1995), ad Aslab. I sensi del virtuale alla Promotrice di Belle Arti di Torino (1995), alla XII Quadriennale Nazionale Palazzo delle Esposizioni Roma (1996), a La Coscienza Luccicante a Palazzo delle Esposizioni di Roma (1998), a L'Arte Elettronica. Metamorfosi e Metafore al Palazzo dei Diamanti Ferrara (2001), a Glassway al Museo Archeologico Regionale di Aosta (2002), a Emergenze Creative al MAR di Ravenna (2008), e alla 54° Biennale di Venezia (2011). Ha esposto alla MLB home gallery per la doppia personale insieme a Ketty Tagliatti Alchimie del segno e della materia. Omaggio a Mirò, nel 2008.
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