Vitaldix e basta
Vitaldix e basta.
di Lidia Reghini di Pontremoli
Se Luther Blissett e Wu Ming alla metà degli anni '90 si configuravano come identità multiple guidate da un pensiero collettivo, oggi l'io mutante di Vitaldix T Rose aleggia tra noi sul Web, in azioni performative, convegni, ebooks, pratiche e linguaggi multimediali che fanno di lui un qualcosa a se stante nel campo della cultura.
Azioni performative eclatanti (come in "Rosa rossa, Crazy Fly", Nettuno 2009), performance percepibili solo attraverso l'olfatto (come nel caso dell'arte invisibile vedi Orte 2013) affermano – in nomine domine – vital-isticamente la natura d'uno spirito sovversivo che strizza – solo se e quando gli va – consapevolmente e con la debita distanza dell'ironia l'occhio al nonno Marinetti per poi accoltellarlo e fuggire sopra le nuvole.
Oltre la linea d'ombra il gusto épater le bourgeois, oltre lo schiaffo al gusto del pubblico, Vitaldix stringe tra le mani la maschera pizzuta di Anonymus, divertendosi a scompaginare le carte buttate sul tavolo da gioco della c.d. cultura ufficiale per proporre uno sguardo che va oltre le banali facezie contemporanee.
Vitaldix è il potere compresso di un'azione iperindividualista e ipersoggettiva... E' l'agghiacciante urlo, il j'accuse che afferma la preminenza del sé: Homo faber agisce spavaldo nell'ombra, sbuca da dietro il muro della consuetudine giocando a rimpiattino con l'azzardo e la provocazione, sempre e comunque in prima persona, senza mai nascondersi o rinnegare il proprio passato. Anzi.
Per i benpensanti, per i critici curatori (che non curano ma danno un colpo di scure al fisico già provato dell'arte) che vanno avanti solo in virtù d'un sentito dire intriso d'ovvie banalità e stereotipi preconfezionati da manualino di storia dell'arte, mi rendo conto che è duro tentare d'inquadrare il pensiero, l'identità caosmogonica di Vitaldix visto che il suo essere, le sue azioni sono puro attentato alle certezze acquisite... sembra di sentire alcune voci:
– "Ma chi è costui?, un artista?, un incosciente?, uno scrittore? un narciso esibizionista, oppure solo un poeta dagl'occhi azzurri? –
...Risposta: Vitaldix è il timore armato della concorrenza degli scribacchini, artisti senza concretezze né demoni, poveretti condannati al vivere senza sorprese né speranze di cambiamento.
Difficilmente inquadrabile – stile?, tendenza? – a poco serve nel Duemila e passa, Vitaldix non ha bisogno di gallerie perchè il pubblico impellicciato fuggirebbe via atterrito incontrando all'improvviso le proprie ombre; ogni spazio sarebbe inappropriato per colui che corre in salita controcorrente.
Vitaldix non vuole né accetta risposte perchè è sopra il gioco delle parti e giocando ricostruisce un mondo, destabilizza ruoli e posizioni secolari.
Ricorderemo io e Vitaldix quelle notti durante le nostre bagnate battute di caccia metropolitane.
Vitaldix ama la notte e si ciba delle tenebre, sprofonda nel clamore del bianco per assaporare l'ultimo infinito lembo di buio. Fino all'aurora che verrà.
(agosto 2014 – da "Fenomenologia dei Media" in pubblicazione)