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16/09/2014
Intervista a Federico Capeci, autore del libro #Generazione2.0
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Si parla tanto di giovani ed anziani, generazioni, confronto, dialogo e conflitti. Proliferano studi di settore, iniziative e consigli affinchè le due generazioni che sembrano così lontano ma sono simili come non mai possano cominciare a convivere, evidenziando aspetti positivi soprattutto. In questo panorama si inserisce la riflessione di Federico Capeci, autore del testo #Generazione2.0, che abbiamo intervistato, ponendogli qualche domanda.
1) Come nasce la decisione di approfondire il tema delle generazioni, ponendo l'attenzione positivamente sulle nuove generazioni appunto (discordando da quanti ci definiscono bamboccioni, inutili e pigri)? Dunque come è nata l'idea del libro?
Ho letto "Net Generation" di Tapscott e, come riporto nel mio stesso libro, decisi di colmare il silenzio italiano: tra tutti i paesi del mondo analizzati dall'autore mancava proprio l'Italia. Nulla di strano, in effetti, ma questo mosse il mio orgoglio. Da tanti anni studio il web e, di conseguenza, i giovani e la sensazione di avere sott'occhio qualcosa di davvero nuovo e speciale stava già maturando da un po'. Poi la ricerca mi ha portato verso un sotto insieme della net generation: tra tutti i giovani cresciuti con il pc, i videogames, internet, ho isolato quelli che sono divenuti grandi a pane e blog, forum, social network. Un mondo di socialità, di globalità, di libera informazione, di partecipazione, condivisione, creatività: dal web, insomma, al web 2.0
2) Se avessi il potere di fare qualcosa, cosa farebbe di concreto per abbattere ed annullare i pregiudizi e le considerazioni negative sul dialogo generazionale spesso visto come conflitto più che scambio in quanto i giovani pensano che i vecchi non fanno loro spazio e questi ultimi pensano che a causa dei vecchi non trovano lavoro, non c'è evoluzione, si combatte per abbattere il digital divide?
La cosa da fare subito è abbattere i pregiudizi, guardando all'altro come opportunità e risorsa, non come minaccia. Se sposate il mio punto di vista, riconoscerete che, tra giovani e adulti, la risorsa più preziosa è in mano ai primi: è la capacità di vivere nel mondo che è cambiato per sempre, velocemente, drasticamente. È così che si costruisce il ponte tra le due generazioni: una (gli adulti) deve dare spazio, capire, offrire spazi di espressione e di guida; l'altra (i giovani) deve porgere la mano e trainare verso il nuovo, senza strattoni, aiutando e spiegando come e perché guardare. Non è impossibile, ma senza l'intervento politico non vedo molte chances. Nel nostro piccolo ognuno di noi, insegnanti, genitori, capi d'azienda, possiamo fare molto; ma poi è il sistema politico che deve dare le garanzie ad entrambe le generazioni e stabilire linee di metodo e interventi concreti.
3) Un consiglio che darebbe ad un giovane se lei fosse vecchio, ad un vecchio se lei fosse giovane, ad entrambi essendo Federico Capeci.
Ad un giovane direi di non chiedere, ma fare, in ogni campo iniziando dal lavoro. Proprio come direbbe la sua forma mentis, che lo porta a dire e contribuire verso chiunque con un like, un commento, uno share. Ad un vecchio direi di smetterla di fare per iniziare ad osservare. Gli chiederei di provare a guardare ai giovani con la lente dello S.T.I.L.E. prima di giudicare e di bloccare. Ad entrambi, se li vedessi insieme, direi: mettetevi in fila, il ragazzo davanti, che ha il binocolo, il vecchio dietro che ha le gomme ben bilanciate.
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