Mary Blindflowers interview: Memorie Straordinarie e nuovi libri per la scrittrice destrutturalista

LA NOTIZIA H24 ROMA giugno 8, 2015 • Cultura e Spettacolo

Mary Blindflowers, alias M.A. Pinna, criminologa, scrittrice e promotrice del Destrutturalismo, tra le poetiche neosperimentali, di matrice postsurrealista e postcontemporanea, più interessante nel panorama nazionale, per molti anni a Roma, da qualche tempo anche a Londra.

 Nota in particolare per il saggio maestoso e rivoluzionario Picacismo Simbolico, Bastogi, 2013. vera e propria quasi storia- se non psicostoria…-  dell'inquisizione e del totalitarismo sociale in quanto archetipi costanti e ricorrenti nell'ombra stessa della modernità.  Oppure per diversi lavori letterari e-o teatrali , ad esempio:
Dalle galee al bagno al carcere", 2010, Armando Siciliano Editore. "Io vedo!" (racconto tratto dal libro L'occhio clinico) è stato pubblicato dalla rivista siciliana Notabilis, nonché da vari blog letterari e siti web; "Il morto, ovvero tutta colpa del polistirolo", Antologia Quinto colore racconta l'Italia; "Fiori ciechi", (narrativa) prefazione di Sonia Argiolas, settembre 2012, Annulli, "Mister Yod non può morire", (teatro), prefazione di Alfonso Postiglione, La Carmelina edizioni, novembre 2012, "Lo Strazio", poesie noir, Marco Saya Edizioni, gennaio 2013.   Piu recentemene. autrice assai prolifica, ha edito  – dopo la svolta britannica, come M. Blindflowers anche "Esplorare il labirinto – "Il filo conduttore", E NUOVI LAVORI APPENA EDITI.


INTERVISTA A CURA DI ROBY GUERRA
D- Mary, una primavera già estate non stop, nuove produzioni… uno zoom?
R- Sì, tre nuove produzioni, un romanzo onirico: "Memorie straordinarie di un libro vivente", ABEditore; un testo teatrale: "I gelsi neri", NETtarget edizioni; e poesie: "Incroci di rosari 108″, Eretica edizioni. Del romanzo è in preparazione anche la versione in inglese.
D- Mary, piu nello specifico sui libri?
R-ll protagonista di "Memorie straordinarie" , è, come recita il titolo stesso, un "libro vivente", una metafora surreale che vive in un villaggio in cui bigotteria e ignoranza regnano sovrane. In virtù della straordinarietà del suo corpo pensa di cercare altri uomini "straordinari", e li trova. Ciascuno di essi ha una particolarità fisica giudicata allucinante dal comune buon senso ed una spiccata personalità solipsista. I personaggi viaggeranno in mondi alieni che saranno il contraltare dei loro corpi e delle loro menti fino al dispiegamento finale. Un viaggio verso l'inconscio di mondi che però avranno forti affinità simboliche col nostro. C'è il tema del ritorno su una spiaggia da cui tutto parte, col mare che è metafora dell'interiorità, dello scavo nelle matrici perinatali alla ricerca di un sé perduto ma mai dimenticato.
I gelsi neri, invece è commedia di denuncia verso il mondo accademico e il dogma imposto. La vicenda si articola intorno allo scontro tra Smail e il Professor Ragguazzo. Il primo, "nessuno con la minuscola", ha l'irriverente follia da maschera di burattini, controcorrente, controdogmatico e anti-sistema. Il secondo "Signor Qualcuno con la maiuscola", è il profeta di ogni certezza accademica, del so tutto io, perfettamente inquadrato nel suo ruolo sociale e umano. E lo scontro si sostanzia con la metafora degli aristocratici gelsi neri e delle more plebee, in una dinamica oppositiva che porterà Ragguazzo a estrinsecare la sua natura servile che teme la libertà: "non si può pensare di essere liberi senza farsi male! E' assolutamente utopistico e solipsistico e terribile, sì terribile perché senza dei, dittatori, cerchi, circoli e cerchietti, senza punto, due punti e punto e virgola, si è soli! Soli! Abbandonati all'essere nessuno, lasciati all'anonimato. Voglio esser dentro per poter fare centro, io sono Qualcuno con la Q maiuscola, non posso rinunciare. Che mai ci faccio della tua libertà? Senza fili dove vuoi che vada? Potrei essere sbattuto qua e là da ogni vento avverso, io non sono diverso, sono etichettato, omologato, schierato, politicizzato, addestrato…".
Eppure Smail lo condurrà in un viaggio in cui il bianco sarà nero e tutto sembrerà mutato… Il dubbio si impadronirà delle coscienze e niente potrà essere più come prima…
Nell'irreligiosa capacità riflessiva e dubitativa dell'essere, ecco sorgereIncroci di rosari 108, titolo simbolico per l'introduzione ad una poesia non edulcorante che preferisce il fulmicotone alla quiete dei grani che accompagnano la croce, all'ombra della quale si consumano misfatti tutti umani, che poco hanno a che vedere con la presunta e mai accertata divinità del figlio fatto uomo…
Nela tradizione Yoga si dice che se il saggio è così quieto da ottenere soltanto 108 respiri in un giorno, raggiungerà l'illuminazione. Nell'Islam 108 è il numero usato per riferirsi a Dio. Nella religione Jaina 108 è la somma delle cinque categorie delle virtù. I mala o rosari hanno in genere un numero di grani sempre multiplo di 9 e derivato dal 108, sacro per antonomasia. Il rosario buddista originario è costituito da 108 frammenti di distintivi teschi umani. I nadi, o punti energetici sono 108. Per I buddisti ci sono 108 peccati e altrettanti deliri della mente. Nello gnosticismo l'individuo ha 108 vite per eliminare i suoi ego. E le Upanishad sono 108 e anche le divinità indù hanno 108 nomi. I pretendenti di Penelope sono 108. La distanza tra la Terra e il Sole è 108 volte il diametro del sole… La lista potrebbe continuare.
Ma i rosari si incrociano nascondendo la certezza con la fantasia di Dio propria alle varie religioni che sconvolgono l'assetto del reale attraverso i pannicelli caldi del divino da servire alla tavola dell'immortalità. Eppure tutto muore, tutto se ne va…

D- Mary, la poesia sperimentale oggi, dove sta andando?
R-Credo che sia finito il tempo delle rime ottocentesche, dell'amore che fa rima con cuore, dei canti d'uccellini e spasimi d'amanti, dei versi alla melassa, nella concezione che i poeti siano sbadati che camminano con una calza viola e una blu. Penso che la poesia oggi debba essere soprattutto denuncia sociale, simbolo di qualcosa che va oltre la superficie, non allineamento al sistema, attenzione a ciò che accade nel mondo, dubbio, intelligenza. La poesia sperimentale aborre il falso buonismo e l'ipocrisia che cataloga le liriche dentro lo schema: "scrivo ciò che sento nel cuore", atteggiamento oggi ridicolo che trova corrispondenza nel neomelodico e nei libri senza spessore, tutti giocati sul sentimentalismo e comuni banalità. Gli antichi romani avevano i giochi del circo e i gladiatori, per distrarre le masse, noi abbiamo la Tv e i romanzi spazzatura. L'esperimento invece, la volontà di dire qualcosa di diverso, in modo differente da quello a cui siamo abituati, richiede al lettore una consapevolezza in più, uno sforzo verso un dubitativo che aiuta a pensare, operazione che non tutti sono disposti a fare.

D- Mary, il web accelera le connessioni creative o anche oceano caotico, sirena allucinatoria quasi per troppi presunti talenti?
R- Il web ha il vantaggio del pluralismo perché permette a chiunque di veicolare messaggi, di comunicare. Anche chi, per varie ragioni, non trova spazi sulla carta stampata, sull'web può avere voce e dire la sua. Si tratta di un'arma a doppio taglio però, perché la natura umana è talvolta inconsapevole di quelli che sono i suoi stessi limiti, per cui accanto a ottimi blog letterari, e non, e articoli ben meditati che fanno riflettere, c'è parecchia spazzatura, specialmente sui social network, in cui gente che probabilmente non ha mai letto un libro in vita sua, dopo il suo nome, in copertina, scrive l'etichetta di poeta, scrittore o artista, termini autoreferenziali che non significano niente, servono soltanto ad alimentare il proprio ego. Si legge praticamente di tutto ma raramente cose originali e veramente creative. Su FB c'è il fenomeno degli uomini pecora. Sono gli pseudointellettuali dell'ultim'ora. Quando un editor o un direttore editoriale posta qualcosa, una foto spesso anche orribile, una frase magari banale o scontata, qualsiasi cosa, le pecore al pascolo iniziano a muoversi dentro i loro caldi recinti, belano confusamente e mettono una scarica di mi piace, lodi sperticate che vanno perfino contro l'evidenza. Sarebbero capaci di dire che un editor di 150 chili somiglia a una divo del cinema pur di farsi notare o farsi pubblicare qualcosa. È lo specchio di un'Italia che muore. Per fortuna ci sono blogger e scrittori che resistono, e rimangono fermi a pensare, fuori dal coro belante.