Il Futurismo non morirà mai

DA IL GIORNALE (off) di Francesca Barbi Marinetti  (20 2 2016)


Oggi sono 107 anni dal manifesto di fondazione del Futurismo e con il 2016 sono 100 anni dal manifesto della cinematografia. Un’avanguardia italiana dal respiro globale dotata di una pluralità di angolazioni: dalla letteratura alle arti visive, dalla musica alla danza, dall’architettura alla grafica pubblicitaria, dalla moda alla cucina. Fu vocazione credere nei giovani, nel futuro e nella creatività con animo forte e ottimista. Molti gli artisti, oggi quotatissimi sul mercato, per cui mio nonno investì risorse d’ogni tipo. L’ascolto del futuro fu così ardito da prefigurare un domani che è il nostro oggi. Se all’apice della ricerca marinettiana vi è la simultaneità dei linguaggi non sorprende come il cinema – non quello narrativo bensì quello sperimentale – fu sentito come il genere più affine alla nuova poetica. Il Futurismo fu provocatorio, declamatorio e assertivo. Dal dopoguerra ad oggi fin troppe le critiche per uno stile a cui nel ventennio si attinse tanto da diventare cliché. Ma liquidare Marinetti e il Futurismo come un’avanguardia invecchiata, come ha fatto Sergio Romano sul “Corriere della Sera”, è un colpo basso pericolosamente approssimativo e forse anche un tantino anti-italiano.

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