Sandro Battisti Che la Terra ti sia Lieve (2)

SANDRO BATTISTI  CONNETTIVISMO

Ecco il secondo estratto da "Che la terra ti sia lieve", mio romanzo collocato nella saga dell'Impero Connettivo ed edito da Delos Digital nell'ambito della collana "L'orlo dell'Impero"; la cover è di Ksenja Laginja.
L'ebook è disponibile sul DelosStore - https://www.delosstore.it/.../che-la-terra-ti-sia-lieve/ - e sugli altri portali online al prezzo di 3,99€. Buona lettura 🙂
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ESTRATTO
Aureliano montò in macchina, non era nei programmi ma in quel momento, a pensarci bene, farsi un giro per il quartiere gli sembrò una buona idea. Il senso di quella passeggiata motorizzata gli accarezzava l'anima come farebbe un padre col figlio, e alla fine cosa c'era di male se per una volta prendeva l'auto senza meta, per farsi portare dal caso o dai pensieri, dalle energie o da chissà che cosa?
Imboccò il vialone che si apriva fuori dal cancello condominiale; la discesa e le balze lì intorno si coronavano di caseggiati, la vecchia borgata si era data una ripulita e accanto, a poche centinaia di metri, era nato un nuovo quartiere dormitorio dalle pretese piccolo borghesi, in realtà un coacervo di miseria morale cialtrona e ignorante, in cui i comportamenti intolleranti e fascistoidi nemmeno si nascondevano più. Così, si trovò a desiderare di contemplare una natura più vera, meno antropizzata, e se non voleva parcheggiare nei pressi di qualche grande parco – Villa Ada, in fondo, non era così lontana – allora c'era la necessità di spingersi fuori il Raccordo, sapeva già dove.
La Salaria era un serpentone di auto in entrata a Roma, ma lui ne stava uscendo e conosceva abbastanza della zona per sapere quali vie prendere al ritorno senza incappare nel traffico. In breve, la diramazione laterale della via consolare lo portò in un luogo di pace arcaica, e anche se sapeva che storicamente quell'armonia antica era stata, in realtà, la culla di battaglie, soprusi e deliberate oppressioni, si rese anche conto che nessun luogo della Terra poteva essere davvero libero da un bagaglio di crudeltà consumate nel corso dei millenni.
Quel luogo in cui transitava, però, lo sentiva davvero truce.
Chiuso nella sua vettura, guidava sulla stretta carreggiata tra alberi, prati e grandi siepi fiorite; Aureliano si lasciò allora cullare dai pensieri senza imporgli contorni e così il rilassamento della sua mente, la condizione di esule temporaneo dalla sua casa, dalla famiglia e dal lavoro, fu così rilassante che in breve, osservando meglio il panorama in fondo alla valle alluvionale del Tevere, si accorse che il sole stava tramontando proprio in fondo a quella curva, proprio lì dove uno spiazzo erboso poteva permettergli di parcheggiare senza problemi.
"Perché no?", si domandò, pensando all'opportunità di fare due passi lì, nel luogo bucolico senza tempo, mentre la sera stava prendendo il posto del giorno. Così accostò la macchina sulla piazzola che sembrava fatta apposta per lui, poi spense il motore e scese.
L'aria era frizzante, un certo senso di fresco selvaggio lo avvolse e pure se si era già in primavera da qualche settimana, gli sembrò evidente che dove la natura ha ancora il sopravvento le cose funzionano un po' diversamente dalle città.
Guardò per terra, per una sorta di istinto. Una banconota da cinque euro era lì, nei pressi dei suoi piedi, accartocciata ma visibile.
"La mia solita fortuna sfacciata per le piccole cose", pensò Aureliano con un piccolo sorriso sulle labbra, come se non riuscisse a trattenere i segnali di una breve gioia. Raccolse quel piccolo tesoro, "I segnali di qualcosa che interagisce con me ci sono sempre", gioì ancora poi si fermò, i suoi occhi quasi si chiusero nel fissare un punto vago del terreno, a mezz'altezza, mentre era preda di una riflessione misticheggiante: il tramonto avanzava, e nel frattempo Aureliano cadenzava piccoli passi verso una profondità che aspirava a divenire trascendenza, annotandosi mnemonicamente i sintomi e i segnali di una realtà che appariva diversa da quella che lui e l'umanità, e le faccende da sbrigare in ufficio e la televisione, sembravano considerare vere.
Guardò le siepi, i loro movimenti impercettibili e ondivaghi che obbedivano alla ormai fredda brezza del crepuscolo, e si appoggiò al parafango anteriore dell'auto, ammirando il panorama con qualcosa di simile a un terzo occhio, che rare volte gli si apriva ai misteri del mondo............................................