Le réveil de la Chine. 1919-1930 (Il risveglio della Cina. 1919-1930)
di Pierluigi Casalino
La Repubblica Cinese, fondata nel 1911, dichiarò guerra alle Potenze Centrali nel 1917; intende approfittare di questo vantaggio per ottenere dai vincitori un adeguamento alla propria situazione. Anche l'opinione pubblica cinese ha espresso il desiderio di vedere fine alla tutela economica del Paese, come illustrato dal "Movimento del 4 maggio 1919": violente manifestazioni si sono svolte a Pechino e Shanghai all'annuncio dell'attribuzione degli interessi tedeschi alla Giappone. Il compito è però arduo per la Cina, profondamente divisa: il governo di Pechino è l'interlocutore ufficiale delle grandi potenze, ma la sua autorità è debole, ed è in competizione con il governo di Sun Yat-sen, insediato a Canton. Alla conferenza di Washington, Pechino, che voleva una revisione totale dei "trattati ineguali", ha ottenuto solo aggiustamenti dettagliati, a parte il ritiro giapponese. Dal 1923 apparvero segni di ripresa. Sun Yat-sen e il Guomindang concludono un accordo con il Comintern, che dà loro l'alleanza del Partito Comunista Cinese. Così rafforzato, il Guomindang si assicurò il controllo militare del paese nel 1927. Il successore di Sun Yat-sen, il generale Jang Jieshi (Chang Kai-shek) elimina quindi i comunisti e monopolizza tutti i poteri. L'URSS rompe le relazioni diplomatiche con il nuovo governo. Nazionalista, Jiang Jieshi si sforza di allentare le catene dei "trattati ineguali". Tra il 1928 e il 1930 ottenne l'autonomia doganale per il suo Paese. L'Inghilterra rinuncia a quattro concessioni. Ma resta il problema dell'extraterritorialità. Nel complesso i risultati sono ancora insufficienti, ma la tendenza si è ora invertita a favore della Cina.
Casalino Pierluigi