Futurismo post1944
. MARINETTI post1944: Futurismo Oggi
*from supereva.it/controcultura
http://guide.supereva.it/controcultura
E’ possibile, anche alla luce del centenario futurista(1909-2009), celebrato ovunque più del bicentenario di Darwin (link… mediatico significativo), affermare criticamente certa continuità futurista, oggettivamente ininterrotta, fin dall’immediato secondo dopoguerra, dopo la scomparsa di Marinetti?
Come noto, critici e storici dell’arte, spesso fino a pochi anni orsono francamente per motivi soprattutto ideologici, hanno archiviato l’avanguardia futurista proprio con la scomparsa del fondatore Filippo Tommaso Marinetti: peraltro, già ben prima del centenario altri critici e storici, minoritari nel panorama “accademico”, ma pur sempre autorevoli, hanno chi direttamente chi tacitamente rivendicato, al contrario la continuità del futurismo, se non come movimento organizzato, quanto meno sia come Idea ancora attuale, sia come esperienza concreta e documentabile di alcuni gruppi d’artisti, attivi anche dopo la scomparsa pretesa del futurismo.
Ci riferiamo ai critici e storici d’area futuristica: De Maria, Apollonio, Tallarico, Verdone, Grisi, Salaris, Di Genova, Crispolti, Scudiero, nonché ad artisti critici significativi quali Enzo Benedetto Record (cosiddetto dallo stesso Marinetti), Antonio Fiore, Baldo Savonari, finanche più recentemente a certa nuova ondata neofuturista (ma i suoi promotori rifiutano tale suffisso se non per convenzione), rappresentata dal celebre e spettacolare Graziano Cecchini, dai più giovani simultaneamente scrittori e saggisti Roberto Guerra-chi scrive- e Giovanni Tuzet, fino a futurologi di fama internazionale, i cosiddetti transumanisti di Riccardo Campa (e anche altri storici o artisti, di cui ci scusiamo per eventuali omissioni), i Netfuturisti, nativi digitali, ultima generazione, di Antonio Saccoccio.
Non ultimo il poeta performer, saggista e musicista blognese Valerio Zecchini (o Zekkini) con i suoi PCC, futuristi postcontemporanei.
Collateralmente anche i cosidetti Connettivisti, new wave della fantascienza italiana, rivendicano certa continuità futuristica, quantomeno come una delle matrici.
Infine: per dirla con Bloom, il futurismo è stato chiaramente rivendicato come matrice da parte delle più importanti cosiddette neovanguardie del secondo novecento: in Italia dallo stesso Gruppo 63 (la generazione dei vari Zanzotto, Eco, Sanguineti, Balestrini, lo stesso giovane all’epoca Ruffilli- e quest’ultimo ha aderito anche a certo neofuturismo contemporaneo). Finanche autori notissimi, in ambiti diversi: Nam June Paik per la video arte o arte elettronica, lo stesso Baj e gli stessi John Cage o Kraftwerk e Brian Eno nella musica elettronica, colta cosiddetta o tecnopop. Più recentemente, video artisti come Claudio Castelli, Roberto Carraro, Alessandro Amaducci, Laurina Paperina e diversi altri, tra i quali in Italia (oltre allo stesso Zekkini), segnalano ulteriori rami digitali, neofuturisti o postfuturisti (lo stesso inossidabile Tonino Casula) particolarmente significativi.
In ogni caso due fatti indiscutibili segnalano la continuità del futurismo, pur anche in certa ovvia
di-scontinuità che, a ben vedere, appare trasparentemente una delle evoluzioni persino prevedibili del futurismo stesso storico (secondo la critica convenzionale): la continuità futurista si è sviluppata soprattutto sul versante filosofico-estetico modernista e postmoderno; insomma l’estetica della macchina futurista, il futurismo come futurologia quasi utopica.
Tale paradigma caratterizza, tra bordi più umanistici e altri più “scientisti” le aree neofuturiste sopraindicate. E attualmente quasi il Futurismo, alla luce proprio di certa futurologia italiana, appare quasi tra le matrici del cosiddetto Transumanismo dell’ AIT di Riccardo Campa, quasi una codifica contemporanea ufficiale.
Più specificatamente a livello strettamente artistico: a partire fin dal secondo dopoguerra, per inziativa dell’aeropittore Enzo Benedetto a Roma (di origini calabresi) e altri artitisti del cosiddetto secondo futurismo anteguerra, eventi futuristi sono documentati dalla stampa italiana: ad esempio la Mostra di Bologna a inizio anni 50, decine di futuristi ancora storici e nuovi (compresi Balla e Depero).
E così via: sempre con la figura di Benedetto centrale, esperienza oggettiva del Futurismo post1944 culminata con le riviste anche editoriali Arte Viva e Futurismo Oggi, quest’ultima attiva fino al 1993 con la scomparsa di Benedetto stesso, sorta di rivista ufficiale, interfaccita persino con realtà eccellenti quali il Moma di New York e il Centre Pompidou di Parigi, oltre all’Electro Instiute del bruitista francese J.M. Vivenza.
Benedetto, gli stessi Grisi, Tallarico, Sartoris e altri futuristi i protagonisti, assieme a futuristi dichiarati nuovi quali, su tutti il pittore Antonio Fiore Ufagrà (e il Movimento Afrà) tutt’oggi attivissimo.. Con Futurismo Oggi collaborarono anche gli stessi Savonari e chi scrive – Roberto Guerra , poi attivissimi l’uno con il proprio gruppo Terzo Futurismo (e altre decine di neofuturisti) e l’altro promotore in seguito proprio del neofuturismo, curatore del centenario futurista di Ferrara, proprio con Graziano Cecchini, adunata signficativa del centenario di neofuturisti, transumanisti, connettivisti. Inclusi postfuturisti vari (i videomakers Filippo Landini, Andrea Forlani, Vitaliano Teti, Giacomo Verdoia e Dino Marsan, la fotografa Ms Larsen, lo scrittore Riccardo Roversi, il futuribile Maurizio Ganzaroli, le band electropop PCCORP di Valerio Zecchini (noto saggista anche), Insintesi in particolare, oltre a Rebecca, quest’ultimi non presenti a Ferrara), evidenziata anche dai media nazionali (ad esempio lo speciale Il Futuro del Futurismo sulla Rai).
Inoltre, sempre post-futuristi, a livello letterario da segnalare Max Adler, neosituazionista iconoclastico, giovannissimi talenti letterari quali Zairo Ferrante (Salerno, promotore del Dinamismo letterario), Dario Gidnatka Shning (Roma), Vincenzo Bosica (Pescara)Noam Benansky (Bari) Gianluca D’Aquino (Alessandria), Manuele Vio (Venezia), e altri autori di un recente antologia ebook, dedicata a Luce Marinetti, a Ferrara la scrittrice e blogger Gaia Conventi, lo scrittore Alex Gezzi, la poetessa Sylvia Forty, il funanbolico Alberto Canetto, il film-maker e scrittore Eugenio Squarcia: oltre in ambito electromusicale gli No Strings Left (Napoli) stessi Funkman (Lecce) Nuovo Futurismo (Roma), Bio Beta Bunker (Roma), , Massimo Croce, D.J. Afghan, Alfonso Santomone e lo stesso ex CCCP Giorgio Canali Rossofuoco (esplosivo quasi futurista costruttivista).
Dopo Futurismo Oggi, infatti, la continuità futurista è documentata nettamente sia dal web sia off line, proprio dai gruppi sopraindicati, con inziative, performance, mostre pubblicazioni cartacee e on line, webzine: in particolare, ripetiamo i futurologi transumanisti interfacciati proprio con il Futurismo attivo più “ufficiale” di Graziano Cecchini Rosso Trevi e lo stesso Futurguerra.
Il futurismo post1944 (definizione felice del critico Giorgio Di Genova) semplicemente esiste: avanguardia attiva degli anni duemila, tra altre, ma con una sua peculiarità “storica” che la caratterizza e differenzia anche in senso critico rispetto a certo manierismo trash delle postavanguardie stesse.
*from supereva.it/controcultura
http://guide.supereva.it/controcultura
E’ possibile, anche alla luce del centenario futurista(1909-2009), celebrato ovunque più del bicentenario di Darwin (link… mediatico significativo), affermare criticamente certa continuità futurista, oggettivamente ininterrotta, fin dall’immediato secondo dopoguerra, dopo la scomparsa di Marinetti?
Come noto, critici e storici dell’arte, spesso fino a pochi anni orsono francamente per motivi soprattutto ideologici, hanno archiviato l’avanguardia futurista proprio con la scomparsa del fondatore Filippo Tommaso Marinetti: peraltro, già ben prima del centenario altri critici e storici, minoritari nel panorama “accademico”, ma pur sempre autorevoli, hanno chi direttamente chi tacitamente rivendicato, al contrario la continuità del futurismo, se non come movimento organizzato, quanto meno sia come Idea ancora attuale, sia come esperienza concreta e documentabile di alcuni gruppi d’artisti, attivi anche dopo la scomparsa pretesa del futurismo.
Ci riferiamo ai critici e storici d’area futuristica: De Maria, Apollonio, Tallarico, Verdone, Grisi, Salaris, Di Genova, Crispolti, Scudiero, nonché ad artisti critici significativi quali Enzo Benedetto Record (cosiddetto dallo stesso Marinetti), Antonio Fiore, Baldo Savonari, finanche più recentemente a certa nuova ondata neofuturista (ma i suoi promotori rifiutano tale suffisso se non per convenzione), rappresentata dal celebre e spettacolare Graziano Cecchini, dai più giovani simultaneamente scrittori e saggisti Roberto Guerra-chi scrive- e Giovanni Tuzet, fino a futurologi di fama internazionale, i cosiddetti transumanisti di Riccardo Campa (e anche altri storici o artisti, di cui ci scusiamo per eventuali omissioni), i Netfuturisti, nativi digitali, ultima generazione, di Antonio Saccoccio.
Non ultimo il poeta performer, saggista e musicista blognese Valerio Zecchini (o Zekkini) con i suoi PCC, futuristi postcontemporanei.
Collateralmente anche i cosidetti Connettivisti, new wave della fantascienza italiana, rivendicano certa continuità futuristica, quantomeno come una delle matrici.
Infine: per dirla con Bloom, il futurismo è stato chiaramente rivendicato come matrice da parte delle più importanti cosiddette neovanguardie del secondo novecento: in Italia dallo stesso Gruppo 63 (la generazione dei vari Zanzotto, Eco, Sanguineti, Balestrini, lo stesso giovane all’epoca Ruffilli- e quest’ultimo ha aderito anche a certo neofuturismo contemporaneo). Finanche autori notissimi, in ambiti diversi: Nam June Paik per la video arte o arte elettronica, lo stesso Baj e gli stessi John Cage o Kraftwerk e Brian Eno nella musica elettronica, colta cosiddetta o tecnopop. Più recentemente, video artisti come Claudio Castelli, Roberto Carraro, Alessandro Amaducci, Laurina Paperina e diversi altri, tra i quali in Italia (oltre allo stesso Zekkini), segnalano ulteriori rami digitali, neofuturisti o postfuturisti (lo stesso inossidabile Tonino Casula) particolarmente significativi.
In ogni caso due fatti indiscutibili segnalano la continuità del futurismo, pur anche in certa ovvia
di-scontinuità che, a ben vedere, appare trasparentemente una delle evoluzioni persino prevedibili del futurismo stesso storico (secondo la critica convenzionale): la continuità futurista si è sviluppata soprattutto sul versante filosofico-estetico modernista e postmoderno; insomma l’estetica della macchina futurista, il futurismo come futurologia quasi utopica.
Tale paradigma caratterizza, tra bordi più umanistici e altri più “scientisti” le aree neofuturiste sopraindicate. E attualmente quasi il Futurismo, alla luce proprio di certa futurologia italiana, appare quasi tra le matrici del cosiddetto Transumanismo dell’ AIT di Riccardo Campa, quasi una codifica contemporanea ufficiale.
Più specificatamente a livello strettamente artistico: a partire fin dal secondo dopoguerra, per inziativa dell’aeropittore Enzo Benedetto a Roma (di origini calabresi) e altri artitisti del cosiddetto secondo futurismo anteguerra, eventi futuristi sono documentati dalla stampa italiana: ad esempio la Mostra di Bologna a inizio anni 50, decine di futuristi ancora storici e nuovi (compresi Balla e Depero).
E così via: sempre con la figura di Benedetto centrale, esperienza oggettiva del Futurismo post1944 culminata con le riviste anche editoriali Arte Viva e Futurismo Oggi, quest’ultima attiva fino al 1993 con la scomparsa di Benedetto stesso, sorta di rivista ufficiale, interfaccita persino con realtà eccellenti quali il Moma di New York e il Centre Pompidou di Parigi, oltre all’Electro Instiute del bruitista francese J.M. Vivenza.
Benedetto, gli stessi Grisi, Tallarico, Sartoris e altri futuristi i protagonisti, assieme a futuristi dichiarati nuovi quali, su tutti il pittore Antonio Fiore Ufagrà (e il Movimento Afrà) tutt’oggi attivissimo.. Con Futurismo Oggi collaborarono anche gli stessi Savonari e chi scrive – Roberto Guerra , poi attivissimi l’uno con il proprio gruppo Terzo Futurismo (e altre decine di neofuturisti) e l’altro promotore in seguito proprio del neofuturismo, curatore del centenario futurista di Ferrara, proprio con Graziano Cecchini, adunata signficativa del centenario di neofuturisti, transumanisti, connettivisti. Inclusi postfuturisti vari (i videomakers Filippo Landini, Andrea Forlani, Vitaliano Teti, Giacomo Verdoia e Dino Marsan, la fotografa Ms Larsen, lo scrittore Riccardo Roversi, il futuribile Maurizio Ganzaroli, le band electropop PCCORP di Valerio Zecchini (noto saggista anche), Insintesi in particolare, oltre a Rebecca, quest’ultimi non presenti a Ferrara), evidenziata anche dai media nazionali (ad esempio lo speciale Il Futuro del Futurismo sulla Rai).
Inoltre, sempre post-futuristi, a livello letterario da segnalare Max Adler, neosituazionista iconoclastico, giovannissimi talenti letterari quali Zairo Ferrante (Salerno, promotore del Dinamismo letterario), Dario Gidnatka Shning (Roma), Vincenzo Bosica (Pescara)Noam Benansky (Bari) Gianluca D’Aquino (Alessandria), Manuele Vio (Venezia), e altri autori di un recente antologia ebook, dedicata a Luce Marinetti, a Ferrara la scrittrice e blogger Gaia Conventi, lo scrittore Alex Gezzi, la poetessa Sylvia Forty, il funanbolico Alberto Canetto, il film-maker e scrittore Eugenio Squarcia: oltre in ambito electromusicale gli No Strings Left (Napoli) stessi Funkman (Lecce) Nuovo Futurismo (Roma), Bio Beta Bunker (Roma), , Massimo Croce, D.J. Afghan, Alfonso Santomone e lo stesso ex CCCP Giorgio Canali Rossofuoco (esplosivo quasi futurista costruttivista).
Dopo Futurismo Oggi, infatti, la continuità futurista è documentata nettamente sia dal web sia off line, proprio dai gruppi sopraindicati, con inziative, performance, mostre pubblicazioni cartacee e on line, webzine: in particolare, ripetiamo i futurologi transumanisti interfacciati proprio con il Futurismo attivo più “ufficiale” di Graziano Cecchini Rosso Trevi e lo stesso Futurguerra.
Il futurismo post1944 (definizione felice del critico Giorgio Di Genova) semplicemente esiste: avanguardia attiva degli anni duemila, tra altre, ma con una sua peculiarità “storica” che la caratterizza e differenzia anche in senso critico rispetto a certo manierismo trash delle postavanguardie stesse.