Trans-futurismo. Nasce il Terzo Polo Transumanista in Italia
2011 TRANS-FUTURISMO
Nasce il terzo polo transumanista in Italia: quello futurista e tecnoanarchico
L'avanguardia è tale in quanto si evolve sempre, Darwin l'archetipo..: oggi è scientifica, anche se magari proviene dall'arte, categoria peraltro estinta, se non riformattata alla luce dell'evoluzione sociale e tecnoscientifica, soprattutto dopo il web che rivoluziona tutte le grammatiche, tutti i linguaggi. La letteratura stessa come net-art o poetica elettronica, totale alla Spatola, di silicio o di carta ancora irrilevante; la poesia visiva purificata dai vicoli ciechi del Gruppo 63 o 70 e aree affini, pur storicamente fondamentali; la musica elettronica o elettrorumorista liberata da contaminazioni afro o disko pertinenti dialetticamente nel nuovo futurismo senza ismi e plurale, multividuale, ma nella chiarezza da dove viene l'avanguardia, qual'è l'archetipo vivente tutt'oggi dell'arte contemporanea, meglio dell'arte come scienza umana e postumana dell'Immaginario, quello che oggi, divenire storico, è chiamato ciberspazio o virtuale.
Noi dal canto nostro abbiam esplorato quanto sopra fin dagli anni 80...Oggi quel che dicevamo è persino banale e nuovissimi futuristi andranno oltre...
Va da sé: noi ultimi letterati futuristi doc, abbiamo ancora piccole atomiche pronte a esplodere. La battaglia per il rilancio del futurismo nella sua anche necessaria dis-continuità e download apertissimi (dove l'ismo residuo è mero emblema) è ancora tutta da vincere...
Dopo un secolo di psicanalisi, da Freud a Lacan e Hilman, passando per Jung e Reich (e altri) sappiamo benissimo l'interfaccia Immaginario/Reale, fondamentale per vivere davvero la netsfera, consapevoli, con scienza e co-scienza della rete come estensione globale e dinamica della mente umana, non un oggetto Gigante- un Big Brother esterno reificato, per dirla con il rifondatore nei fatti e mediatico del futurismo, ovvero Rossotrevi... non a caso la sua ultima azione futurista ha bombardato l'aborto tv del romanzo di Orwell...
Per troppi scimpanzè balbettanti e chattanti, la rete è mero specchio a zig zag dove naufragare, poi, senza tale o anche altra psicologia (Neuroscienze e IA docet ben intese) del web applicata, nel solito ritornello noioso di Narciso o dei letterati, gli intellettuali pre web (McLuhan e De Kerckhove docet- e prima di loro-piaccia o meno ...Marinetti).
Letterati o filosofi lineari, che esplorano spesso l'avvenire con sistemi operativi chiusi o al massimo socchiusi, statici senza i fondamentali download che salvaguardano, come sempre postulato fin dal novecento dai futuristi tecnoanarchici storici e dagli stessi futurologi pionieri (da Wells a Jungk a Bertrand de Jouvenel a McLuhan stesso e Alvin Toffler) e anche dal transumanesimo internazionale, ultima variabile del futurismo sociale ante litteram e della futurologia...
Il web medium messaggio, vivente, in sé, opzione radicale on line di creatività artistica e culturale, di comunicazione e divulgazione nelle forme o non forme tutt'oggi in rapida evoluzione, simultanemente, laboratorio per azioni parallele o complementari viventi, reali, off line.
Appunto futurismo tecnoanarchico, né luddista né pseudoecologico primitivista, ma ecomatico, ecotechno alla hackers al cubo (non trolls!), né alla facebook, sorta di social network complesso e certamente positivo, va da sé sintomo anche proprio, vuoi per il suo “dna” tecnico particolarmente invasivo, sirena proprio per navigatori senza scienza e co-scienza, almeno allo stato attuale.: “noi siamo i primitivi di una civiltà sconosciuta” dicevano i futuristi e Boccioni, un secolo fa: “Noi siamo l'infanzia mutante di una civiltà scientifica im.prevedibile, nel paradosso concreto, diciamo oggi...
Laddove, tuttavia, l'evocazione -magari lacaniana...del numero zero, ha valore squisitamente archetipico, come codice o semplice flusso parola-colore-neurone-corpo-avatar letterale, start destinato sempre alla sfida e la conoscenza (o il godimento) del futuro prossimo, in un feedback tuttavia fondamentale di godimento del presente, per immaginare e magari pilotare, l'oggi, personale o collettivo, verso scenari desiderabili, nell'arte e nella società, ancor prima nell'arte del vivere soggettiva!
Il cosidetto transumanesimo internazionale va in questa direzione: accademici o meno, la flotta naviga senza se e senza ma, spregiudicata, aperta al conflitto con ogni resistenza tradizionale, la scienza o la filosofia o l'arte son d'avanguardia, opera di scienza aperta e dinamica.
In Italia il transumanesimo cosiddetto ha storia recente, culminata in questi anni con due gruppi attivi, l'AIT e il Network +: con alcune fondamementali ed importanti pubblicazioni (la collana Divenire dell'AIT Associazione Italiana Transumanisti), alcuni libri del sociologo della scienza Riccardo Campa e del filosofo tecnologo Stefano Vaj (rispettivamente presidente e segretario dell'AIT, sede centrale Milano), Il Transumanesimo di Giuseppe Vatinno (Network +),oltre a diversi siti e blog delle rispettive reti. Non ultimo nel 2010 a Milano, si è svolto il perodico convegno internazionale del movimento, TV2010 a cura AIT con gli italiani e alcuni dei più autorevoli ricercatori mondiali (da de Grey a More a Lightman a Remi Sussan eccetera)e a Caserta un convegno importante a cura del Network+.
A partire dal 2009, in concidenza con il centenario futurista fino anche a TransVision 2010 infine, l'AIT sì è interfacciata con il nuovo movimento futurista rappresentato da chi scrive, diverse pubblicazioni alle spalle, letterarie e saggistiche, e diverse esperienze multimediali, il più celebre Graziano Cecchini, perfomer e neosituazionista in certo senso, futurista d'azione al 100%, il musicista elettronico e antifiosofo Antonio Saccoccio (e altri). Infine tra breve, proprio chi scrive editerà il primo libro programmato sul futurismo del nostro tempo, con diversi feedback su certo indubbio neofuturismo dei transumanisti AIT, di fatto anche un libro sul transumanesimo in generale, il terzo più o meno in Italia (a parte .alcuni libri più peculiari – più genericamente futurologi, la splendida stessa collana Divenire dell'AIT- con il fondamentale special 3 sul Futurismo in senso filosofico sociale (con chi scrive e Cecchini inclusi) a cura dello stesso futuristico Riccardo Campa, presidente dell'associazione tutt'oggi di nostro riferimento, volumi sempre di Campa, Vaj e non molti altri, lo stesso Autino, Marchesini.
Ora come futuristi abbiam deciso, almeno la nostra ala neofuturista, pur in ottiche internautiche per così dire, senza alcun official burocratico, proprio per la natura essenziale tecnoanarchica del futurismo di ieri,oggi e domani, di rilanciare da un lato proprio il futurismo come matrice non soltanto laterale del Transumanesimo, ce ne sono ovvio delle altre, ma la nostra matrice, in Italia, è certamente centrale. Di lanciare quindi un terzo polo paradossale reale/virtuale, interfacciato sempre con l'AIT ma anche autonomo nei fatti, programmaticamente più pop, tecnopopolare, aperto, ulteriormente più umanistico in certo senso, va da sé più rivoluzionario, teknoanarchico, neoprogressista, radicale, libertario,in quanto è necessaria una accelerazione per quel che riguarda – per diversi motivi- proprio l'Italia.
Soprattutto per quel che riguarda l'informazione, e la guerra agli old media e a certa casta culturale ancora novecentesca, ideologica che ancora censura in modi vergognosi il futurismo. Contro certo “faxismo” verde all'orizzonte (in Italia in particolare), oggi nuovo container dei fossili di certo 68 e '77, para-alternativo....
Un terzo polo non conflittuale, per quel che ci riguarda, certamente nè con l'AIT (anzi tutt'oggi alcuni di noi della nuova equipe specificatamente figuriamo tra i membri e i ricercatori di quest'ultimo, né per quel che ci concerne con il Network p+ dei vari Vatinno e Estropico ecc.
Perchè allora questa comunicazione di autonomia?
Riteniamo, dopo un paio d'anni d'interfaccia diretta (con l'AIT), che il movimento italiano, proprio nel 2010 come gà evidenziato capace con diverse iniziative anche mediatiche (non ultima la presenza importante recente dello stesso Campa a La 7 ne Le Invasioni Barbariche di Daria Bignardi, ospite transumanista e futurologo, per una puntata dedicata anche alle terapie anti-age (di un certo Aubrey de Grey ad esempio) di inediti ed indubbi risultati concreti, certa penetrazione efficace nella cultura italiana, debba essere -perlomeno affiancato- da una sorta di nuova equipe autonoma, un futurismo sociale specializzato per una maggiore divulgazione del futuro remoto, prossimo e presente (e anche anteriore), da sguardi preferibilmennte artistici e letterari, della futurologia e del transumanesimo in senso anche meno specialistico come risulta attualmente e inevitabilmente.
Il transumanesimo italiano attuale ha una sua storia peculiare, proveniente dalle ali più radicali e d'avanguardia della cultura filosofica e scientifica nazionale, va da sé, strettamente intrecciato con comunque certa “Accademia” per quanto radicale. Ma non può essere altro che così. Né pur apertissimo alla dimensione estetica può radicalizzarla, per ovvio paradigma astratto e d'azione d'altra natura..
Nei paesi anglosassoni ad esempio, inoltre-e non secondario, anzi decisivo, tale interfaccia vuoi universitario vuoi “accademico” presenta storicamente valenze assai meno vincolanti.
In Italia la storia è come noto letteralmente ben diversa: passatismo, tecnofobia, oscurantismo ancora strettamente religioso e politico-religioso laico, al di là di diversi input anche recenti interessanti...ma futuribili. Siam sempre il paese di Manzoni non di...Marconi, come disse lo stesso Piero Angela ormai molti anni fa...
Ecco quindi il futurismo, già peraltro neppure tacito almeno in certo neofuturismo transumanista stesso, come nuova sonda sociale destinato a inseminare il futuro e tutte le sue sfumature non soltanto tecnoscientifiche, ma artistiche e sociali in senso totale e a 360°, non ultimo – per la sua storia stessa peculiare, movimento d' avanguardia, tecnoanarchico, poco salottiero, spregiudicato, senza griglie, linguaggio ad hoc per bucare i media, combattere senza vincoli e altrove necessari principi di precauzione, tutte le resistenze quasi freudiane... che frenano la nuova cultura umanistica e scientifica in Italia come nuovo DNA nazionale per il XXI secolo.
Il futurismo stesso, per natura, rispetto anche agli ismi di altre avanguardie di ieri o all'effimero di quelle odierne, capace, vista la sua incredibile attualità e continuità contemporanea, (oggi come sorta di archetipo stesso, mero logo quasi, mera cifra, sistema operativo postmoderno e postumano) forte ) di far girare software molteplici, liberi, non necessariamente futuristi.
Ogni griffa.. semmai, dalla fisica delle stringhe all'astrologia come futuro anteriore (una iperbole per intenderci), magari con un server preferenziale letterario e artistico ad hoc per il carattere nazionale... per una superiore comunicazione ( fatale conflittualità anche...) con i destinatari, con la gente...
Il futurismo letterario, artistico, sociale (ma lo dicevano anche i pionieri della futurologia, da Junkk a Toffler allo stesso McLuhan, per non parlare di scrittori di science fiction come Asimov, Bradbury, Clarke, Dick... o in Italia magari un certo Calvino..) come ala potente e fondamentale per la nuova poetica tecnoscientifica del XXI secolo, per la futurologia e quindi anche per il cosiddetto transumanesimo, in Italia peraltro, ribadiamo, figlio diretto del futurismo..
Il futurismo, quindi, mai un gruppo... ma una equipe, solo quando necessario, esito soprattutto di interfaccia interindividuali, con velocità e rapidità d'azione normalmente ad personam, salvo imprese o azioni collettive ben delineate e programmate...
Rapidità d'azione e velocità anche mediatiche e nel web, con blogs o siti dinamici più o meno ufficiali...
Il movimento attuale italiano per scelta privilegia per forza di cose percorsi elitari e di nicchia, per quanto aperti alla dimensione simbolica ed artistica sono soprattutto scienziati e filosofi trans/net/moderni...Percorsi e opzioni legittime e in tal senso fondamentali per diciamo certo futurismo, meglio futuribile logico e rigoroso e autorevolezza scientifica.
Tuttavia, riassumendo l'Italia ha una sua storia peculiare, ben nota, diversa da Europa e Usa, che domanda per almeno provare a bucare certe resistenze storiche ben note, quelle che Marinetti e i futuristi chiamavano e chiamiamo passatismo, appunto – horror novi, oscurantismo scientifico (e da Galileo...), un esercito semplicemente complementare ma diverso e autonomo – certo futurismo sociale rispetto ai percorsi attuali dell'AIT e del Network+.
Questo futurismo sociale e letterario, artistico nello specifico e prevalentemente, è – come già accennato- decisivo per il movimento in Italia, in quanto almeno qua, il transumanesimo cosiddetto deriva centralmente dal futurismo. Il futurismo nella sua essenza, da Luciano De Maria ad esempio evocato, anni 50, quando sollecitava, superata la fase strettamente storica caratterizzata dalla prevalenza di certa dimensione estetica- per quanto- e con i ben noti equvoci- già fortemente sociale e futuribile, un visione del futurismo nella sua essenza misconosicuta (all'epoca) filosofica come si espresse lo studioso. Revisione poi rilanciata anche da altri, fino ai futuristi contemporanei, chi scrive in particolare in formulazioni anche nuove e netculturali in definizione e aperte, (Rossotrevi direttamente nel pensero-azione e mediatico..) tuttavia con una svolta conoscitiva sconosciuta anche ai revisionisti critici d'area del secondo novecento.
Sempre mancato un salto di paradigma, sempre rimossa l'essenza del futurismo, chiara fin dall'inizio: una tecnofilosofia anarchica e rivoluzonaria fin dalle origini il movimento futuìrista, una prassi nel reale già cibernetica ante litteram. Soltanto oggi, con l'informatica di massa, la scienza e la tecnologia di massa, stomaco e ormai cuore anche della società e degli individui, il futurismo, appare alla luce del sole.. La più grande stagione culturale moderna e futuribile dell'Italia nel novecento. Un umanesimo tecnologico e scientifico- per via prevalentemente artistica certamente ieri, ma oggi non più: l'estetica come conoscenza, scienza dell'immaginario nella sua amplifiazione destinata al reale, una futurologia in breve... di indivisibile (se non per giochi linguistici specifici e optional) parola e azione sociale e scientifica, nel senso aperto delle scienze umane... cosiddette.
Un futurismo del duemila, pertanto, necessariamente tecnoanarchico, nell'Italia tutt'oggi attardata, necessariamente conflittuale, con certa casta culturale che frena scenari d'evoluzione che non possono essere promossi e accelerati – con soltanto modulazioni conoscitive di stampo accademico (per quanto radicale). Fasi di guerra o battaglie culturale, sia ben chiaro, non sono optional ma l'azione necessaria, attraverso il web o opere d'arte o culturali (libri o dischi o mostre o convegni ) per uscire dalle sublimi vette ma lentamente incisive della provocazione culturale salottiera (o per i solo gruppi italiani congressuale o anche editoriale ma quasi nulla a livello postproduttivo.. ).
Accanto ai percorsi attuali prevalenti, sono necessari libri, dischi, congressi, mostre d'altro segno: non soltanto comunicare gli esperimenti, ma sperimentare anche in fatali dinamiche conflittuali il cosiddetto transumanesimo , ovvero, il Futurismo..., nel campo di battaglia delle idee e della comunicazione (il web stesso in primis per ovvi motivi..).
Ecco, perchè, premesso che la complessità e la variabilità o percorsi plurali, sono il DNA della libera ricerca culturale e scientifica, auspicabile in qualsiasi scenario democratico ed in progress, il terzo polo futuribile e transumanista, che chiamiamo Trans-futurismo
Un terzo polo che pur collegato direttamente con il movimento futurista, sarà contaminato il più possibile dai numerosi e diversi percorsi estetici e culturali che hanno attraversato la modernità, che attraversano il postmoderno e il postumano nascente. E nessuna parola di troppo... trappola per arrestare il necessario brainstorming plurale relativo, fondamentale per aumentare la banda larga e l'alta velocità di comunicazione, informazione e azione creativa...
Il Trans-Futurismo come estetica scientifica umanistica e postumana, l'arte come conoscenza verso e dal futuro.... da Pitagora al suo clone per intenderci, ma ricordandosi sempre che Pitagora è morto secoli fa....
Non ultimo: il trans- futurismo, fermo restando limiti estremi – neonazisti o neostalinisti , auspica per chi lo desidera, al passo proprio con quella che differenzia l'avanguardia dalla mera sperimentazione, interfaccia anche politiche assolutamente trasversali e mai negoziabili
Preferibilmente in rotte radicali, libertarie, progressiste, ma non vincolanti nessuno. Gli stessi temi più rivoluzionari e futuristissimi di certo ex novo transumanesimo, domandano oltre che sonar e telescopi artistici e poetici anche scanner a 360°.
Primo obiettivo del trans-futurismo, in generale, ancor prima di amplificare i progressi scientifici più o meno auspicabili, è comunque scoprire, ri.creare- sperimentare, vivere la poetica dell'era postumana e cibersociale nascente: il trans-futurismo come postmoderno forte, aperto e anche contraddttorio, postumano, quasi normativo come mappa sull'arte contemporaneo. Il territorio è altra questione. Il Trans-futurismo lo attraversa e esplora, ma uno dei robot.. marziani possibili. Lasciamo al futuro, alle nuove generazioni net.native digitali, alle nuove arti e nano-arti nascenti da Internet, i diritti di proprietà. Questo era ed è il futurismo, era ed è l'avanguardia nella sua enterprise parallela rispetto ai fratelli transumanisti, aperta, libera,
Ad sideram 3000!
“A che serve scrivere, se non è dinamite?” (Friedrick Nietszche)
“La Bellezza è Verità, la Verità Bellezza” (John Keats)
“Noi siamo assolutamente moderni” (A. Rimbaud)
“Il Tempo e lo Spazio morirono ieri!” (F. T. Marinetti)
Roby Guerra
Nasce il terzo polo transumanista in Italia: quello futurista e tecnoanarchico
L'avanguardia è tale in quanto si evolve sempre, Darwin l'archetipo..: oggi è scientifica, anche se magari proviene dall'arte, categoria peraltro estinta, se non riformattata alla luce dell'evoluzione sociale e tecnoscientifica, soprattutto dopo il web che rivoluziona tutte le grammatiche, tutti i linguaggi. La letteratura stessa come net-art o poetica elettronica, totale alla Spatola, di silicio o di carta ancora irrilevante; la poesia visiva purificata dai vicoli ciechi del Gruppo 63 o 70 e aree affini, pur storicamente fondamentali; la musica elettronica o elettrorumorista liberata da contaminazioni afro o disko pertinenti dialetticamente nel nuovo futurismo senza ismi e plurale, multividuale, ma nella chiarezza da dove viene l'avanguardia, qual'è l'archetipo vivente tutt'oggi dell'arte contemporanea, meglio dell'arte come scienza umana e postumana dell'Immaginario, quello che oggi, divenire storico, è chiamato ciberspazio o virtuale.
Noi dal canto nostro abbiam esplorato quanto sopra fin dagli anni 80...Oggi quel che dicevamo è persino banale e nuovissimi futuristi andranno oltre...
Va da sé: noi ultimi letterati futuristi doc, abbiamo ancora piccole atomiche pronte a esplodere. La battaglia per il rilancio del futurismo nella sua anche necessaria dis-continuità e download apertissimi (dove l'ismo residuo è mero emblema) è ancora tutta da vincere...
Dopo un secolo di psicanalisi, da Freud a Lacan e Hilman, passando per Jung e Reich (e altri) sappiamo benissimo l'interfaccia Immaginario/Reale, fondamentale per vivere davvero la netsfera, consapevoli, con scienza e co-scienza della rete come estensione globale e dinamica della mente umana, non un oggetto Gigante- un Big Brother esterno reificato, per dirla con il rifondatore nei fatti e mediatico del futurismo, ovvero Rossotrevi... non a caso la sua ultima azione futurista ha bombardato l'aborto tv del romanzo di Orwell...
Per troppi scimpanzè balbettanti e chattanti, la rete è mero specchio a zig zag dove naufragare, poi, senza tale o anche altra psicologia (Neuroscienze e IA docet ben intese) del web applicata, nel solito ritornello noioso di Narciso o dei letterati, gli intellettuali pre web (McLuhan e De Kerckhove docet- e prima di loro-piaccia o meno ...Marinetti).
Letterati o filosofi lineari, che esplorano spesso l'avvenire con sistemi operativi chiusi o al massimo socchiusi, statici senza i fondamentali download che salvaguardano, come sempre postulato fin dal novecento dai futuristi tecnoanarchici storici e dagli stessi futurologi pionieri (da Wells a Jungk a Bertrand de Jouvenel a McLuhan stesso e Alvin Toffler) e anche dal transumanesimo internazionale, ultima variabile del futurismo sociale ante litteram e della futurologia...
Il web medium messaggio, vivente, in sé, opzione radicale on line di creatività artistica e culturale, di comunicazione e divulgazione nelle forme o non forme tutt'oggi in rapida evoluzione, simultanemente, laboratorio per azioni parallele o complementari viventi, reali, off line.
Appunto futurismo tecnoanarchico, né luddista né pseudoecologico primitivista, ma ecomatico, ecotechno alla hackers al cubo (non trolls!), né alla facebook, sorta di social network complesso e certamente positivo, va da sé sintomo anche proprio, vuoi per il suo “dna” tecnico particolarmente invasivo, sirena proprio per navigatori senza scienza e co-scienza, almeno allo stato attuale.: “noi siamo i primitivi di una civiltà sconosciuta” dicevano i futuristi e Boccioni, un secolo fa: “Noi siamo l'infanzia mutante di una civiltà scientifica im.prevedibile, nel paradosso concreto, diciamo oggi...
Laddove, tuttavia, l'evocazione -magari lacaniana...del numero zero, ha valore squisitamente archetipico, come codice o semplice flusso parola-colore-neurone-corpo-avatar letterale, start destinato sempre alla sfida e la conoscenza (o il godimento) del futuro prossimo, in un feedback tuttavia fondamentale di godimento del presente, per immaginare e magari pilotare, l'oggi, personale o collettivo, verso scenari desiderabili, nell'arte e nella società, ancor prima nell'arte del vivere soggettiva!
Il cosidetto transumanesimo internazionale va in questa direzione: accademici o meno, la flotta naviga senza se e senza ma, spregiudicata, aperta al conflitto con ogni resistenza tradizionale, la scienza o la filosofia o l'arte son d'avanguardia, opera di scienza aperta e dinamica.
In Italia il transumanesimo cosiddetto ha storia recente, culminata in questi anni con due gruppi attivi, l'AIT e il Network +: con alcune fondamementali ed importanti pubblicazioni (la collana Divenire dell'AIT Associazione Italiana Transumanisti), alcuni libri del sociologo della scienza Riccardo Campa e del filosofo tecnologo Stefano Vaj (rispettivamente presidente e segretario dell'AIT, sede centrale Milano), Il Transumanesimo di Giuseppe Vatinno (Network +),oltre a diversi siti e blog delle rispettive reti. Non ultimo nel 2010 a Milano, si è svolto il perodico convegno internazionale del movimento, TV2010 a cura AIT con gli italiani e alcuni dei più autorevoli ricercatori mondiali (da de Grey a More a Lightman a Remi Sussan eccetera)e a Caserta un convegno importante a cura del Network+.
A partire dal 2009, in concidenza con il centenario futurista fino anche a TransVision 2010 infine, l'AIT sì è interfacciata con il nuovo movimento futurista rappresentato da chi scrive, diverse pubblicazioni alle spalle, letterarie e saggistiche, e diverse esperienze multimediali, il più celebre Graziano Cecchini, perfomer e neosituazionista in certo senso, futurista d'azione al 100%, il musicista elettronico e antifiosofo Antonio Saccoccio (e altri). Infine tra breve, proprio chi scrive editerà il primo libro programmato sul futurismo del nostro tempo, con diversi feedback su certo indubbio neofuturismo dei transumanisti AIT, di fatto anche un libro sul transumanesimo in generale, il terzo più o meno in Italia (a parte .alcuni libri più peculiari – più genericamente futurologi, la splendida stessa collana Divenire dell'AIT- con il fondamentale special 3 sul Futurismo in senso filosofico sociale (con chi scrive e Cecchini inclusi) a cura dello stesso futuristico Riccardo Campa, presidente dell'associazione tutt'oggi di nostro riferimento, volumi sempre di Campa, Vaj e non molti altri, lo stesso Autino, Marchesini.
Ora come futuristi abbiam deciso, almeno la nostra ala neofuturista, pur in ottiche internautiche per così dire, senza alcun official burocratico, proprio per la natura essenziale tecnoanarchica del futurismo di ieri,oggi e domani, di rilanciare da un lato proprio il futurismo come matrice non soltanto laterale del Transumanesimo, ce ne sono ovvio delle altre, ma la nostra matrice, in Italia, è certamente centrale. Di lanciare quindi un terzo polo paradossale reale/virtuale, interfacciato sempre con l'AIT ma anche autonomo nei fatti, programmaticamente più pop, tecnopopolare, aperto, ulteriormente più umanistico in certo senso, va da sé più rivoluzionario, teknoanarchico, neoprogressista, radicale, libertario,in quanto è necessaria una accelerazione per quel che riguarda – per diversi motivi- proprio l'Italia.
Soprattutto per quel che riguarda l'informazione, e la guerra agli old media e a certa casta culturale ancora novecentesca, ideologica che ancora censura in modi vergognosi il futurismo. Contro certo “faxismo” verde all'orizzonte (in Italia in particolare), oggi nuovo container dei fossili di certo 68 e '77, para-alternativo....
Un terzo polo non conflittuale, per quel che ci riguarda, certamente nè con l'AIT (anzi tutt'oggi alcuni di noi della nuova equipe specificatamente figuriamo tra i membri e i ricercatori di quest'ultimo, né per quel che ci concerne con il Network p+ dei vari Vatinno e Estropico ecc.
Perchè allora questa comunicazione di autonomia?
Riteniamo, dopo un paio d'anni d'interfaccia diretta (con l'AIT), che il movimento italiano, proprio nel 2010 come gà evidenziato capace con diverse iniziative anche mediatiche (non ultima la presenza importante recente dello stesso Campa a La 7 ne Le Invasioni Barbariche di Daria Bignardi, ospite transumanista e futurologo, per una puntata dedicata anche alle terapie anti-age (di un certo Aubrey de Grey ad esempio) di inediti ed indubbi risultati concreti, certa penetrazione efficace nella cultura italiana, debba essere -perlomeno affiancato- da una sorta di nuova equipe autonoma, un futurismo sociale specializzato per una maggiore divulgazione del futuro remoto, prossimo e presente (e anche anteriore), da sguardi preferibilmennte artistici e letterari, della futurologia e del transumanesimo in senso anche meno specialistico come risulta attualmente e inevitabilmente.
Il transumanesimo italiano attuale ha una sua storia peculiare, proveniente dalle ali più radicali e d'avanguardia della cultura filosofica e scientifica nazionale, va da sé, strettamente intrecciato con comunque certa “Accademia” per quanto radicale. Ma non può essere altro che così. Né pur apertissimo alla dimensione estetica può radicalizzarla, per ovvio paradigma astratto e d'azione d'altra natura..
Nei paesi anglosassoni ad esempio, inoltre-e non secondario, anzi decisivo, tale interfaccia vuoi universitario vuoi “accademico” presenta storicamente valenze assai meno vincolanti.
In Italia la storia è come noto letteralmente ben diversa: passatismo, tecnofobia, oscurantismo ancora strettamente religioso e politico-religioso laico, al di là di diversi input anche recenti interessanti...ma futuribili. Siam sempre il paese di Manzoni non di...Marconi, come disse lo stesso Piero Angela ormai molti anni fa...
Ecco quindi il futurismo, già peraltro neppure tacito almeno in certo neofuturismo transumanista stesso, come nuova sonda sociale destinato a inseminare il futuro e tutte le sue sfumature non soltanto tecnoscientifiche, ma artistiche e sociali in senso totale e a 360°, non ultimo – per la sua storia stessa peculiare, movimento d' avanguardia, tecnoanarchico, poco salottiero, spregiudicato, senza griglie, linguaggio ad hoc per bucare i media, combattere senza vincoli e altrove necessari principi di precauzione, tutte le resistenze quasi freudiane... che frenano la nuova cultura umanistica e scientifica in Italia come nuovo DNA nazionale per il XXI secolo.
Il futurismo stesso, per natura, rispetto anche agli ismi di altre avanguardie di ieri o all'effimero di quelle odierne, capace, vista la sua incredibile attualità e continuità contemporanea, (oggi come sorta di archetipo stesso, mero logo quasi, mera cifra, sistema operativo postmoderno e postumano) forte ) di far girare software molteplici, liberi, non necessariamente futuristi.
Ogni griffa.. semmai, dalla fisica delle stringhe all'astrologia come futuro anteriore (una iperbole per intenderci), magari con un server preferenziale letterario e artistico ad hoc per il carattere nazionale... per una superiore comunicazione ( fatale conflittualità anche...) con i destinatari, con la gente...
Il futurismo letterario, artistico, sociale (ma lo dicevano anche i pionieri della futurologia, da Junkk a Toffler allo stesso McLuhan, per non parlare di scrittori di science fiction come Asimov, Bradbury, Clarke, Dick... o in Italia magari un certo Calvino..) come ala potente e fondamentale per la nuova poetica tecnoscientifica del XXI secolo, per la futurologia e quindi anche per il cosiddetto transumanesimo, in Italia peraltro, ribadiamo, figlio diretto del futurismo..
Il futurismo, quindi, mai un gruppo... ma una equipe, solo quando necessario, esito soprattutto di interfaccia interindividuali, con velocità e rapidità d'azione normalmente ad personam, salvo imprese o azioni collettive ben delineate e programmate...
Rapidità d'azione e velocità anche mediatiche e nel web, con blogs o siti dinamici più o meno ufficiali...
Il movimento attuale italiano per scelta privilegia per forza di cose percorsi elitari e di nicchia, per quanto aperti alla dimensione simbolica ed artistica sono soprattutto scienziati e filosofi trans/net/moderni...Percorsi e opzioni legittime e in tal senso fondamentali per diciamo certo futurismo, meglio futuribile logico e rigoroso e autorevolezza scientifica.
Tuttavia, riassumendo l'Italia ha una sua storia peculiare, ben nota, diversa da Europa e Usa, che domanda per almeno provare a bucare certe resistenze storiche ben note, quelle che Marinetti e i futuristi chiamavano e chiamiamo passatismo, appunto – horror novi, oscurantismo scientifico (e da Galileo...), un esercito semplicemente complementare ma diverso e autonomo – certo futurismo sociale rispetto ai percorsi attuali dell'AIT e del Network+.
Questo futurismo sociale e letterario, artistico nello specifico e prevalentemente, è – come già accennato- decisivo per il movimento in Italia, in quanto almeno qua, il transumanesimo cosiddetto deriva centralmente dal futurismo. Il futurismo nella sua essenza, da Luciano De Maria ad esempio evocato, anni 50, quando sollecitava, superata la fase strettamente storica caratterizzata dalla prevalenza di certa dimensione estetica- per quanto- e con i ben noti equvoci- già fortemente sociale e futuribile, un visione del futurismo nella sua essenza misconosicuta (all'epoca) filosofica come si espresse lo studioso. Revisione poi rilanciata anche da altri, fino ai futuristi contemporanei, chi scrive in particolare in formulazioni anche nuove e netculturali in definizione e aperte, (Rossotrevi direttamente nel pensero-azione e mediatico..) tuttavia con una svolta conoscitiva sconosciuta anche ai revisionisti critici d'area del secondo novecento.
Sempre mancato un salto di paradigma, sempre rimossa l'essenza del futurismo, chiara fin dall'inizio: una tecnofilosofia anarchica e rivoluzonaria fin dalle origini il movimento futuìrista, una prassi nel reale già cibernetica ante litteram. Soltanto oggi, con l'informatica di massa, la scienza e la tecnologia di massa, stomaco e ormai cuore anche della società e degli individui, il futurismo, appare alla luce del sole.. La più grande stagione culturale moderna e futuribile dell'Italia nel novecento. Un umanesimo tecnologico e scientifico- per via prevalentemente artistica certamente ieri, ma oggi non più: l'estetica come conoscenza, scienza dell'immaginario nella sua amplifiazione destinata al reale, una futurologia in breve... di indivisibile (se non per giochi linguistici specifici e optional) parola e azione sociale e scientifica, nel senso aperto delle scienze umane... cosiddette.
Un futurismo del duemila, pertanto, necessariamente tecnoanarchico, nell'Italia tutt'oggi attardata, necessariamente conflittuale, con certa casta culturale che frena scenari d'evoluzione che non possono essere promossi e accelerati – con soltanto modulazioni conoscitive di stampo accademico (per quanto radicale). Fasi di guerra o battaglie culturale, sia ben chiaro, non sono optional ma l'azione necessaria, attraverso il web o opere d'arte o culturali (libri o dischi o mostre o convegni ) per uscire dalle sublimi vette ma lentamente incisive della provocazione culturale salottiera (o per i solo gruppi italiani congressuale o anche editoriale ma quasi nulla a livello postproduttivo.. ).
Accanto ai percorsi attuali prevalenti, sono necessari libri, dischi, congressi, mostre d'altro segno: non soltanto comunicare gli esperimenti, ma sperimentare anche in fatali dinamiche conflittuali il cosiddetto transumanesimo , ovvero, il Futurismo..., nel campo di battaglia delle idee e della comunicazione (il web stesso in primis per ovvi motivi..).
Ecco, perchè, premesso che la complessità e la variabilità o percorsi plurali, sono il DNA della libera ricerca culturale e scientifica, auspicabile in qualsiasi scenario democratico ed in progress, il terzo polo futuribile e transumanista, che chiamiamo Trans-futurismo
Un terzo polo che pur collegato direttamente con il movimento futurista, sarà contaminato il più possibile dai numerosi e diversi percorsi estetici e culturali che hanno attraversato la modernità, che attraversano il postmoderno e il postumano nascente. E nessuna parola di troppo... trappola per arrestare il necessario brainstorming plurale relativo, fondamentale per aumentare la banda larga e l'alta velocità di comunicazione, informazione e azione creativa...
Il Trans-Futurismo come estetica scientifica umanistica e postumana, l'arte come conoscenza verso e dal futuro.... da Pitagora al suo clone per intenderci, ma ricordandosi sempre che Pitagora è morto secoli fa....
Non ultimo: il trans- futurismo, fermo restando limiti estremi – neonazisti o neostalinisti , auspica per chi lo desidera, al passo proprio con quella che differenzia l'avanguardia dalla mera sperimentazione, interfaccia anche politiche assolutamente trasversali e mai negoziabili
Preferibilmente in rotte radicali, libertarie, progressiste, ma non vincolanti nessuno. Gli stessi temi più rivoluzionari e futuristissimi di certo ex novo transumanesimo, domandano oltre che sonar e telescopi artistici e poetici anche scanner a 360°.
Primo obiettivo del trans-futurismo, in generale, ancor prima di amplificare i progressi scientifici più o meno auspicabili, è comunque scoprire, ri.creare- sperimentare, vivere la poetica dell'era postumana e cibersociale nascente: il trans-futurismo come postmoderno forte, aperto e anche contraddttorio, postumano, quasi normativo come mappa sull'arte contemporaneo. Il territorio è altra questione. Il Trans-futurismo lo attraversa e esplora, ma uno dei robot.. marziani possibili. Lasciamo al futuro, alle nuove generazioni net.native digitali, alle nuove arti e nano-arti nascenti da Internet, i diritti di proprietà. Questo era ed è il futurismo, era ed è l'avanguardia nella sua enterprise parallela rispetto ai fratelli transumanisti, aperta, libera,
Ad sideram 3000!
“A che serve scrivere, se non è dinamite?” (Friedrick Nietszche)
“La Bellezza è Verità, la Verità Bellezza” (John Keats)
“Noi siamo assolutamente moderni” (A. Rimbaud)
“Il Tempo e lo Spazio morirono ieri!” (F. T. Marinetti)
Roby Guerra