Antonio Saccoccio Contro il lavoro- al di là del lavoro 1-5-2011-Netfuturista!
Contro il lavoro. Al di là del lavoro.
Di Antonio Saccoccio - Aprile 2011
No, non può essere così. La vita degli italiani, come quella di tutti gli esseri umani, non può essere affatto fondata sul lavoro. La nostra futura felicità dipenderà, al contrario, da quanto riusciremo a liberarci dal lavoro.
Di Antonio Saccoccio - Aprile 2011
Il lavoro costituisce uno dei maggiori problemi (con ogni probabilità il maggiore in assoluto) per l’uomo contemporaneo, almeno in Occidente. Gran parte della nostra giornata viene trascorsa lavorando, pensando al lavoro, risolvendo problemi di lavoro. Cercare lavoro, avere un buon posto di lavoro, colloqui di lavoro, posti di lavoro, ore di lavoro, lavoro nero, lavoro sommerso, lavoro minorile. Telefonate di lavoro, email di lavoro, appuntamenti di lavoro, cene di lavoro, viaggi di lavoro. Il lavoro è ovunque. Il lavoro è divenuto una vera e propria religione. L’idea di lavoro è talmente penetrata all’interno delle nostre vite che non riusciamo più neppure a pensare ad una vita senza di esso. Eppure la sostanziale crisi della società occidentale e del suo modello di sviluppo ci dovrebbe (ci deve!) finalmente portare ad una revisione di questo modello, che è essenzialmente centrato proprio sul culto del lavoro. E questa revisione, questa riconsiderazione non potrà che essere un’autentica rivoluzione. Il lavoro non è e non può essere il fine dell’uomo. Questo dovremmo iniziarcelo a dire chiaramente. Iniziando a guardare con tristezza (e non con ammirazione!) al primo articolo della nostra Costituzione.
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
No, non può essere così. La vita degli italiani, come quella di tutti gli esseri umani, non può essere affatto fondata sul lavoro. La nostra futura felicità dipenderà, al contrario, da quanto riusciremo a liberarci dal lavoro.
Per uscire dalla dittatura del lavoro dovremo cambiare i modelli umani di riferimento, passando dal modello dell’uomo dimidiato e monodimensionale a quello dell’uomo integrale a mille dimensioni. E dovremo servirci al meglio di mezzi e macchine che abbiamo già in parte ideato e costruito. Una grande opportunità di liberazione è infatti offerta continuamente dalla meccanizzazione delle nostre attività, e oggi dai processi di automazione. In parte già molte innovazioni scientifiche permetterebbero un'esistenza meno faticosa e più libera dal lavoro, ma poco o nulla è stato fatto in questo senso. L’uomo ad una dimensione continua ad asservirsi alla macchina, non il contrario. Prendiamo Taylor e Ford. Ai loro tempi ci sarebbero già stati molti modi più evoluti di organizzare il lavoro in fabbrica. La loro organizzazione scientifica, riducendo l’uomo ad una bestia ritenuta incapace di ragionare, ha invece totalmente sottoposto l’uomo alla macchina e ai meccanismi di produzione. Se il fine dell’uomo fosse solo aumentare la produzione, taylorismo e fordismo sarebbero state soluzioni perfette. Ma una società basata sul lavoro organizzato in modo tanto riduttivamente “scientifico” può produrre solo uomini dimidiati, alienati. L’ultra-specializzazione, la separazione tra il manuale e l’intellettuale riducono gli uomini alla triste monodimensionalità. Occorreva seguire Kropotkin, non Taylor e Ford.
Alla divisione della società tra lavoratori intellettuali e lavoratori manuali, noi opponiamo la combinazione di entrambi questi tipi di attività: e al posto della “educazione tecnica”, che significa il mantenimento della presente divisione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale, noi siamo a favore della “educazione integrale” che significa la scomparsa di questa divisione dannosa.
Queste sono parole di Kropotkin del 1913. Qualche anno dopo F. T. Marinetti, uomo d’avanguardia, lanciava un appello visionario in cui mostrava di intuire i possibili sviluppi del rapporto uomo-macchina nel campo del lavoro:
Il proletariato dei geniali, collaborando collo sviluppo del macchinario industriale, raggiungerà quel massimo di salario e quel minimo di lavoro manuale che, senza diminuire la produzione, potranno dare a tutte le intelligenze la libertà di pensare, di creare, di godere artisticamente.
*futurguerra Paperinetti!
Graziano Cecchini 1 Maggio Futurista Artisti per Strada