La Meteora/Italia Avanguardista-Né grigio né purgatorio - l'amore dai greci a Dante, dagli idealisti tedeschi a Byron, da Verga ad oggi


 
Istinto di vita, di autoconservazione, così Freud definiva l'amore nella sua psicoanalisi; allo stesso modo aveva fatto Platone considerandolo un impulso verso il bene supremo e così lo avevano inteso gli antichi greci i quali addirittura lo avevano personificato in un Dio, Eros, figlio della bellezza, la dea Afrodite. 

Tutti parlano d'amore, tanti ne hanno parlato in passato, letterati, pittori, filosofi, medici e molti ancora continuano a cercarne il significato. Vero è che non esistono parole appropriate per definirlo <<Oh quanto è corto il dire e com'è fioco al mio concetto>> avrebbe detto Dante provando a farlo, quello stesso Dante che nel V canto dell'inferno avrebbe parlato proprio d'amore, di un amore appassionato, << ch'al cor gentil ratto s'apprende>>, proibito, punito, un amore di cui vergognarsi, adultero. Ma, fino a che punto ed entro quali limiti è lecito doversi vergognare di un amore? Verga, in "Storia di una capinera" ci narra proprio la vicenda di una giovane donna costretta dal padre alla vita del convento pur senza vocazione, tragica storia di una novizia che fuori dalla vita monacale scopre nuovi orizzonti e soprattutto scopre l'esistenza dell'amore, di quell'amore per il quale proverà turbamento e vergogna. La società in cui vive infatti, e tutti quelli che le stavano attorno, le avevano fatto credere che l'amore fosse un qualcosa di malvagio, un inconfessabile peccato, qualcosa da cui stare lontani. Di qui l'intenso dramma intimo e sentimentale di una ragazzina che nonostante tutto riesce, suo malgrado, ad allontanare emozioni ed impulsi facendosene una colpa, fino alla morte. <<Mio Dio! Se queste gioie fossero un peccato!>>
Schopenhauer ci insegna che non c'è niente di innaturale nell'avvertire peccato o vergogna quando si è innamorati, tutto avviene inconsapevolmente e per un preciso motivo: l'amore commette il maggiore dei delitti, la perpetuazione di altre creature destinate a soffrire! Il filosofo infatti,in modo aforistico, aveva definito l'amore come nient'altro che <<Due infelicità che si incontrano, due infelicità che si scambiano e una terza infelicità che si prepara.>>

 

Di Maria Chiacchieri


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Postato da LaMeteora su
Italia Avanguardista il 11/29/2011