Vitaldo Conte-Intervista "Libro Manifesto Nuova Oggettività" (Heliopolis, 2011)

  

D - "Nuova Oggettività" o "New Realism" - nuova sbandierata rotta oltre il postmoderno di certa area storicamente "gauche" - nel futuro prossimo?

R – Il post-post-moderno già esiste per proprio conto: non necessita di "sbandierature" intellettuali, soprattutto di quelle storicamente "gauche". È ondeggiante tra neo-tribalismi e virtualità inglobanti, tra il realismo crudo del vivere e l'apertura indistinta all'x come incognita desiderante. La meta-fantasia narrativa sostituisce i meta-racconti della storia. L'essere, ormai postumo a ogni post, può trovare la propria naturale rotta armonizzando, dentro di sé, la carica vitalistica e il dettato razionale nelle espressioni della pulsione-coscienza come una sempre "nuova oggettività".

D- Davvero possibile, nella prassi, danzare tra il computer e i graffiti, tra l'azzurro del cielo e il silicio fosforoscente?

R – Le espressioni di una sempre "nuova oggettività" si protendono verso l'open space, fino all'estensione virtuale, con le sue maschere im-possibili e le corporeità modificabili, che possono danzare con i graffiti del cielo: sono extreme nei loro confini, non più dilatabili dai sensi. In questi spazi ultimi possono sorgere delle domande, anch'esse extreme: dove si arrestano gli estremi confini? I diversi volti dell'invisibile/vibrazionale possono essere considerati estremi confini, fluttuando essi stessi tra e oltre i limiti... La parola-convenzione extreme può comunicare la pluralità di ogni lingua-follia creativamente "dispersa"...

D- Verso l'Ingegneria im-prevedibile della felicità o una sfida estrema alle stelle, prima dell'implosione della civiltà?

R – L'ingegneria im-prevedibile della felicità può esigere talvolta l'arroganza della sfida extreme alle stelle, intuendo che questa sfida può essere la via più breve per volare oltre l'implosione naturale della civiltà, oggi troppo umana per essere naturalmente umana...

D- Tra realtà e utopia, l'Italia tra 100 anni...

R – Tra 100 anni i confini nazionali saranno sempre più "dispersi"... Se l'umano "sopravviverà" alle Apocalissi X, questo pianeta (chiamato Terra) sarà sempre più "alieno" nei suoi transiti di esistenza... forse anche per noi che guarderemo da "altre" postazioni (che non prevedono nemici) la realtà come utopia e l'utopia come realtà.

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