FABIO DE LUIGI Codice senza fili recensione

 

Ingegnere informatico, De Luigi, in Codice Aperto (La Carmelina, Ferrara, 2011), confeziona un cyber-thriller avvincente, atipico. E una boccata d'ossigeno, anche, in certa ostentata (altrove) letteratura convenzionale ferrarese, spesso attardata, autoreferente e fuori dal calendario, anni duemila.

Fabio de Luigi, invece, al passo con certo trend nazionale innovativo, noir o technonoir, come spesso i migliori scienziati o "tecnologi" (gli stessi Asimov e Marvin Minsky, il primo arcinoto per la fantascienza, il secondo padre dell'AI, Intelligenza Artifciale e per giunta quella "Hard"), traduce il suo essere digitale... nella parola, con esiti persuasivi e destinati a replicanti prossimi venturi, potenzialmente di silicio stoffa ragguardevoli.

Interessante lo scenario immaginario: proprio Bologna, città del Noir italiano, futurizzata peraltro nella fantascienza postcyberpunk, attraverso una scrittura piacevolmente elettronica, più rasoio di Ockam che sperimentale: la science fiction come struttura narrativa "classica", ma il software contemporaneo.

...Poi, all'improvviso, sia nel ritmo orizzontale che verticale, giochi dei segni e le parole improvvisi, witz sperimentali ottimamente calcolati: pixels in libertà, ma wireless a banda larga, nella metafora, senza bachi ridondanti.

Codice Aperto? Un thriller-electro potenzialmente cinematografico, una cifra verbo-visiva in un medium narrativo a spirale, saziante la percezione altrettanto "classica" del cosiddetto Giallo, registro di sistema... originario del noir postmoderno.

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RobyGuerra