Vittorio Sgarbi "Piene di Grazia..." (Bompiani) * recensione di Roby Guerra
VITTORIO SGARBI la critica come volontà di bellezza
Secondo Oscar Wilde ("Il Critico come Artista"), il vero critico è un artista, un poeta. In Italia (e non solo) nessuno come Vittorio Sgarbi, forse ma strumentalmente più celebre come polemista e dandy moderno, incarna questa rara e nobile arte-vita.
Nei suoi libri d'arte, Sgarbi , con incredibile e rarissima quasi fotosintesi.., mixa scienza della critica e poesia pura, archetipale ma dinamica: "una cosa bella è una gioia per sempre" disse il grande poeta romantico John Keats, così la parola di Sgarbi come artista della critica.Controcorrente, Sgarbi, come sempre: gioia e passione, scintillano nella numerose esplorazioni estetiche: mai solo critica colta ed elevata al quadrato, quasi minuetti alla Mozart, per certa sublime leggerezza (e rara comunicazione) espressiva e profonda superficie psicologica e analitica-sintetica.
Vera e propria arte-terapia contro certa estetica e addetti ai lavori, spesso autisticamente quasi, criptici e morbosamente preda del dolore e della sofferenza incoronati essenza del fare bellezza, con focus a una dimensione, più pertinenti alla psicologia, semmai.
Malinconia e disperazione, il tragico della vita umana, naturalmente attraversa la dimensione umana, dell'artista forse in particolare: ma logica del senso dell'arte stessa è trasformare le lacrime in meraviglia, come fa Sgarbi.
La donna, molto più dell'anima gemella Uomo, simultaneamente archetipo e corpo reale, Madonna e Madre e Amante, piena di vita, di futuro, di grazia e felice peccato di libertà...
Piene di Grazia... del libertino Vittorio Sgarbi è il manifesto del postfemminismo del futuro prossimo, preludio geniale della Donna autenticamente libera, dal dolore e dalle paure non naturali, dal mito del femminismo stesso, libera da sé stessa, in quanto tale... la Donna, scienza della felicità e della creazione umana.
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