20/21 Luglio 1969 Luna chiama Terra con l'Apollo 11
Di Alessandro Martorana | 20.07.2014 16:06 CEST
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[45 anni fa la partiva la missione Apollo 11, che portò i primi uomini sulla Luna. Per celebrare degnamente questo importante anniversario, IBTimes Italia vi offre tre speciali dedicati a quella storica missione. In questo articolo parleremo della fase dell'allunaggio e delle attività sul satellite. Nei giorni scorsi vi abbiamo raccontato della partenza di Armstrong, Aldrin e Collins, e successivamente del viaggio di tre giorni e mezzo dalla Terra alla Luna]
"Un piccolo passo per un uomo, ma un balzo da gigante per l'umanità". Potrà sembrare banale, ma è difficile trovare un modo più appropriato per iniziare a parlare dello sbarco dell'uomo sulla Luna che citare le parole pronunciate da Neil Armstrong mentre scendeva gli scalini del modulo lunare.
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Ciò che molti non sanno è che in quel momento Armstrong, forse per la comprensibilissima emozione del momento, forse per il fatto di non aver praticamente dormito nelle precedenti 24 ore, pronunciò la prima parte della frase (che era stata ovviamente preparata in anticipo) in modo sbagliato. L'originale avrebbe dovuto essere: "That's one small step for a man", nel senso di un gesto che per un essere umano è apparentemente semplice.
Le parole effettivamente pronunciate (ed ufficializzate dalla NASA nella trascrizione della missione) furono invece leggermente differenti: "That's one small step for man", senza l'articolo indeterminativo "a". Potrebbe sembrare una differenza da poco, ma la corretta traduzione della frase sarebbe stata in questo caso: "Questo è un piccolo passo per l'uomo", dal momento che senza l'articolo "a" la parola "man" diventa sinonimo di "umanità".
Ad ogni modo, anche grazie alla seconda parte della frase (che sarebbe altrimenti stata in evidente contraddizione con la prima), nessuno interpretò in modo sbagliato le parole di Armstrong, che ancora oggi tutti conoscono alla perfezione. Al di là di questo aneddoto, il racconto della discesa verso la Luna e dello sbarco sul nostro satellite è certamente denso di particolari interessanti.
Michael Collins eseguì la manovra per separare il modulo di comando Columbia dal modulo lunare Eagle alle 17:44 GMT del 20 luglio, conducendo un'ispezione visuale della navicella che trasportava Armstrong ed Aldrin. Nel frattempo, i due occupanti del modulo lunare si trovavano a dover affrontare alcuni problemi: in primo luogo, Eagle stava sorvolando i punti di riferimento al suolo con qualche secondo di anticipo rispetto a quanto previsto. La navicella stava quindi rischiando di allunare oltre il punto previsto.
Inoltre, il software del computer di guida rischiava di distrarre gli astronauti con due allarmi che segnalavano l'esaurimento della memoria del computer: il rendezvous radar, necessario per l'aggancio col Columbia una volta risaliti dalla superficie della Luna, era stato erroneamente attivato. Il controllo missione segnalò che la discesa poteva comunque essere proseguita in sicurezza.
La manovra di discesa fu più complessa del previsto: al momento dell'allunaggio, avvenuto alle 20:17:39 secondi del 20 luglio, il modulo aveva carburante solamente per altri 25 secondi. Non c'è modo migliore per descrivere quei concitati momenti che riportare le comunicazioni tra gli astronauti ed il controllo missione a Houston.
Controllo missione: 30 secondi [di carburante rimasto]
Eagle: Luce di contatto! Ok, stop al motore, spenta esclusione dei comandi del motore di discesa.
CM: Ricevuto, Eagle.
Eagle: Houston, qui Mare della Tranquillità. L'aquila è atterrata.
CM: Roger, Tranquillity. Vi riceviamo a terra. Qui avete un mucchio di tizi che stanno per diventare blu. Stiamo nuovamente respirando. Grazie molte.
(...)
CM: Sappiate che ci sono un sacco di facce sorridenti in questa stanza, ed in tutto il mondo.
Eagle: Ce ne sono due quassù.
Michael Collins: E non dimenticate quella nel modulo di comando.
La tabella di marcia prevedeva a quel punto un periodo di sonno di cinque ore per i due astronauti, che erano svegli dalle prime ore della mattina. Ma Armstrong ed Aldrin decisero di procedere con la preparazione della loro attività extra-veicolare, ritenendo che sarebbe stato troppo difficile mettersi a dormire.
Il portello del modulo lunare fu aperto alle 2:39, ed Armstrong iniziò a scendere i nove scalini della scaletta: si trattava di un'operazione non semplice, dal momento che la tuta gli impediva di vedere i suoi piedi. La storica frase del balzo da gigante per l'umanità fu pronunciata alle 2:56 GMT del 21 luglio 1969 (negli Stati Uniti era ancora il 20 luglio): per la prima volta nella storia un essere umano aveva messo piede su un corpo celeste diverso dalla Terra.
Pochi minuti dopo, Armstrong fu raggiunto dal suo collega: in molti notarono qualche secondo di esitazione sulla scaletta per Aldrin. L'emozione? Non proprio: il motivo è piuttosto curioso, e fu lo stesso Aldrin a svelarlo anni dopo, come potete ascoltare nel video sottostante. Non diciamo nulla per non rovinarvi la sorpresa.
Circa sette minuti dopo aver messo piede sulla Luna, Armstrong raccolse un campione di terreno, e lo infilò in un sacchetto che mise all'interno della tuta. Si trattava del cosiddetto "contingency sample": se per qualche motivo ci fosse stata la necessità di rientrare immediatamente nel modulo e ripartire, un po' di suolo lunare sarebbe stato comunque riportato a casa.
I due astronauti procedettero poi a piantare una bandiera statunitense. Questo episodio è considerato una delle "pietre dello scandalo" citate dai complottisti secondo i quali Apollo 11 non raggiunse mai la Luna: la bandiera sembrava infatti sventolare come avrebbe fatto sulla Terra, cosa impossibile in un'ambiente privo di atmosfera.
Ma a questo c'è una spiegazione molto semplice, che non implica la conoscenza di dati scientifici. La bandiera piantata sulla Luna aveva infatti un piccolo "trucco": un'asta che la sorreggeva sul lato lungo superiore, per creare l'illusione dello sventolio. Una curiosità: la bandiera dell'Apollo 11, piantata ad 8 metri dal modulo, cadde quando Eagle ripartì dalla Luna.
Quelle delle missioni Apollo 12, 16 e 17, come verificato grazie alle fotografie scattate dal Lunar Recoinassance Orbiter, sono invece ancora in piedi, anche perché, proprio in virtù della lezione appresa con Apollo 11, si decise di piantarle ad almeno 30 metri di distanza dal modulo lunare.
"Potevamo guardarci in giro e vedere la Terra che, sebbene fosse molto più grande della Luna che si vedeva dalla Terra, sembrava piccola. Un'attraente oasi che brillava lontano nel cielo", spiegò in seguito Aldrin descrivendo le proprie sensazioni.
Ci fu anche il tempo per una breve telefonata con Richard Nixon, direttamente dallo Studio Ovale della Casa Bianca. L'allora presidente degli Stati Uniti aveva pronto sulla sua scrivania il discorso che avrebbe fatto in diretta televisiva nel caso qualcosa fosse andata male sulla Luna. Era stato anche studiato un protocollo secondo il quale prima del discorso Nixon avrebbe dovuto telefonare alle vedove degli astronauti, e successivamente un sacerdote avrebbe pregato per le loro anime, con un rituale solitamente riservato agli uomini dispersi in mare.
"Il destino ha voluto che gli uomini andati sulla Luna per esplorarla in pace restino sulla Luna per riposare in pace", esordiva il discorso. "Questi uomini coraggiosi, Neil Armstrong ed Edwin Aldrin, sanno che non c'è speranza per il loro recupero. Ma sanno anche che c'è speranza per l'umanità nel loro sacrificio".
Tra le varie attività svolte, Armstrong ed Aldrin installarono l'esperimento Lunar Laser Ranging: si tratta di un pannello catarifrangente che, riflettendo dei laser "sparati" dalla Terra, permise di effettuare la più accurata misurazione mai ottenuta della distanza tra il nostro pianeta e la Luna. Analoghi apparati furono posizionati nel corso delle missioni Apollo 14 e 15, ed anche dalle missioni sovietiche Luna 17 e Luna 21.
Uno dei compiti principali della nuova missione consisteva nella raccolta di campioni. Furono riportati sulla Terra tre minerali fino ad allora sconosciuti: la pirossiferroite, la tranquillitayite (così chiamata dal Mare della tranquillità) e la Armalcolite (dai nomi di Armstrong, Aldrin e Collins).
Dopo circa due ore e trenta minuti l'attività extra-veicolare si concluse: Aldrin rientrò per primo, ed Armstrong si richiuse alle spalle il portello alle 05:11:13 GMT. Alla fine di quasi 24 ore consecutive di attività, i due astronauti ebbero modo di riposare per circa sette ore. Ma prima di ripartire, ci fu ancora il tempo per un ultimo imprevisto.
Muovendosi all'interno del modulo, Aldrin ruppe accidentalmente l'interruttore magnetotermico che avrebbe dovuto far accendere il motore. A bordo ed a Houston ci fu una certa preoccupazione, ma alla fine per attivare l'interruttore fu sufficiente un dispositivo non particolarmente tecnologico: un pennarello.
Il motore fu riacceso alle 17:54 GMT, e l'aggancio col modulo Columbia pilotato da Michael Collins avvenne alle 21:35 GMT. Oltre a vari materiali non più necessari, Aldrin e Collins lasciarono sulla superficie una placca commemorativa, decorata con l'immagine dei due emisferi terrestri e le firme degli astronauti e di Nixon. L'iscrizione riporta le seguenti parole:
Qui uomini del pianeta Terra hanno messo per la prima volta piede sulla Luna
Luglio 1969
Siamo venuti in pace per tutta l'umanità
Gli orari dei singoli eventi nella missione Apollo 11 sono presi dall'archivio NASA
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