DIRITTO E IDEOLOGIA NELLA RUSSIA SOVIETICA

Un alto ufficiale americano, che durante la Seconda Guerra Mondiale aveva prestato servizio nella Russia sovietica, disse:"Se volete sapere cosa faranno i Russi la prossima volta, leggete Karl Marx". Fortunatamente, o sfortunatamente, la relazione tra teoria e pratica non è così semplice. Certamente non si sarebbero potute dedurre dal più accurato studio degli scritti di Marx le posizioni del sistema legale sovietico, più di quanto non si sarebbe potuta dedurre dallo studio del Nuovo Testamento la natura della odierna legge canonica delle chiese cristiane. L'analogia può essere feconda. Gli scritti di Marx e del suo collaboratore Engels sono stati, in effetti, il Nuovo Testamento del Comunismo. Lenin fu l'apostolo Paolo ai gentili che adeguò il Vangelo ad una nuova generazione e da una nuova gente. Stalin fu l'Imperatore Costantino sovietico, che fece della nuova religione, se ce ne fosse stato bisogno nel contesto grande-russo, un'ortodossia di Stato. Marx ed Engels pretesero di fornire una base scientifica per comprendere e plasmare la società e la storia. Nella loro denuncia della legge borghese come giustizia per i ricchi e non per i poveri c'erano, è vero, accenti morali ed etici; ma per essi i caratteri morali ed etici della loro profezia erano secondari. Essi volevano soprattutto essere studiosi di scienze sociali, alla ricerca delle cause dello sviluppo sociale (ed insieme legale), nel tentativo di scoprire le assunzioni basilari sulle quali poggiano i sistemi sociali e le forze che li fanno operare come operano. Le loro attività politiche erano semplicemente, nel loro modo di vedere, l'applicazione pratica delle loro teorie scientifiche. Fu sulla base dell'analisi marxista dell'origine, crescita e declino delle società che i rivoluzionari russi cominciarono a costruire un nuovo ordine sociale. Guidati da Lenin, questi uomini erano completamente radicati nel Marxismo ed erano fanatici credenti nelle sue dottrine secondo quello stile particolare e messianico che vive nell'animo russo. Lenin, tuttavia, aveva dato alla teoria marxista originaria una nuova svolta e l'aveva sviluppata in una nuova direzione. Negli anni che hanno seguito gli eventi del 1917, ci furono altre e nuove svolte ed orientamenti. Il Marxismo sovietico passò dal Marxismo-Leninismo al Marxismo-Leninismo-Stalinismo e poi al Marxismo-Leninismo secondo l'interpretazione di Krusciov, per approdare al Marxismo-Leninismo di Bresnev, autentico Marxismo-Stalinismo imperiale e senza troppe lacrime. Le modificazioni sovietiche ufficiali della teoria marxista furono fonte di grande confusione sia in Russia che fuori, sia tra i comunisti che tra i non comunisti. Da una parte, gli stessi Marx ed Engels avevano concepito la loro teoria come dinamica e soggetta a sviluppo; tutta la conoscenza, essi sostenevano, va trattata non come un dogma o un insieme fisso di principi, ma piuttosto come una guida all'azione. Il Marxismo, secondo i suoi fondatori, è "non una dottrina, ma un movimento". Nel reinterpretare il Marxismo e nell'adattarlo alla rivoluzione russa - si ripete "russa" - e allo Stato sovietico, Lenin, Stalin, Krusciov e Breznev hanno continuamente posto in risalto il Marxismo creativo in contrapposizione a quello dogmatico, riabbracciando in verità la tradizione russa del sistema di potere e di società. D'altra parte, una filosofia che sia suscettibile di continue revisioni tende perdere il suo valore sia come come base critica che di comprensione. Eppure, anche se la nostra conclusione deve essere che i governanti sovietici fossero rispettosi del Marxismo solo a parole e che non restò più nulla degli originari insegnamenti di Marx ed Engles, rimarrebbe sempre vero che non è possibile capire anche oggi, in epoca post-sovietica, il diritto staliniano e post-staliniano, senza prima capire la teoria marxista. Infine va detto che con tutti i cambiamenti che si verificarono in Russia a partire dal 1917 fino al 1989-1991, e specialmente a partire dalla metà degli anni Trenta del XX secolo, il Marxismo continuò ad essere usato dai governanti sovietici come mezzo di giustificazione e razionalizzazione del diritto e del sistema sovietico, non importa fino a che punto essi abbiano di fatto cessato di accettarlo come come base per una scienza applicata alla società. Il Marxismo non spiega dunque il diritto e il sistema-regime sovietico. Ci fornisce tuttavia una prima traccia per per tale spiegazione. In particolare ci aiuta a comprendere cosa intendessero i giuristi sovietici, imbevuti comunque di cultura russa, quando parlavano di del loro sistema legale come di un sistema di carattere "socialista"; e ci aiuta anche ad isolare ed identificare nell'analisi storica gli elementi socialisti che effettivamente vi si trovavano nel mezzo di una visione collettiva di tipo russo. 
Casalino Pierluigi, 1.07.2014