Il costo della mediocrità politica e la scuola 1.0

di
IL COSTO DELL'IGNORANZA

«Se pensate che l'istruzione sia costosa, provate con l'ignoranza». Questa frase pronunciata da Derek Bok, quando era rettore di Harvard, sintetizza bene il lavoro di Giovanni Solimine, Senza sapere. Il costo dell'ignoranza in Italia, Editori Laterza.
Pagina dopo pagina, dati alla mano, quelli dell'Ocse, Solimine traccia il profilo di un Paese, il nostro, senza sapere. Povero di competenze funzionali, debole per qualità del capitale umano, per la sua scarsa 'manutenzione', così nel tempo l'emergenza formativa si è tradotta in 'costo dell'ignoranza' che la nostra società non è in grado di sopportare.
Dirigenti, imprenditori e professionisti leggono meno dei loro dipendenti, se si tiene conto di tutti i generi di lettura, non per scarsità di tempo libero, ma per la tipologia piuttosto 'limitata' dei loro interessi culturali. Ne derivano per il paese bassi livelli di sviluppo, scarsa produttività, debole innovazione, oltre a costi individuali e sociali.
Nel Bel Paese, culla dell'arte e della cultura, nessun museo figura tra i dieci più visitati al mondo. I Musei Vaticani sono al sesto posto, ma non sono italiani. Bisogna scorrere fino al ventunesimo posto per trovare la Galleria degli Uffizi, il primo degli italiani.
La scuola non prepara, le imprese sono arretrate e per questo sempre meno competitive. Il nostro, è il paese dello scarso investimento in capitale umano, della crescente sfiducia che l'istruzione possa rimediare alle diseguaglianze tra le persone e tra le generazioni.
Una società poco 'colta' è destinata ad essere costantemente in affanno rispetto alle sfide della contemporaneità. Cultura, scrive Solimine, non è il possesso di nozioni, «ma la capacità di orientarsi in un contesto, di comprendere le logiche di riferimento e di incidere su di esse, di fronteggiare le situazioni di fronte alle quali l'esistenza ci pone quotidianamente».
L'Italia sconta ancora lo scotto di un processo di scolarizzazione e addirittura di alfabetizzazione lento e tardivo. Perché un buon sistema scolastico costa, richiede cura, costanti investimenti, la sistematica valutazione dei risultati. Ma il prezzo che si paga per l'ignoranza è di gran lunga maggiore e ha pesanti conseguenze.
In tanto la dispersione scolastica. Può essere calcolata in un costo di circa settanta miliardi all'anno, pari al 4% del PIL.
L'insufficienza delle politiche scolastiche e per l'infanzia. È ormai dimostrato che la frequenza dell'asilo nido produce effetti di lungo periodo, che giungono a influenzare i voti alle scuole superiori e all'università, fino a tradursi in una migliore riuscita sul mercato del lavoro.
I nostri ministri che vogliono ridurre la durata scolastica sappiano che un anno di più di scuola riduce del 30% il numero degli omicidi, la probabilità di ammalarsi e di ricorrere con ritardo alle cure mediche. Insomma se sul piano individuale i prezzi dell'ignoranza sono alti, sul piano sociale sono semplicemente catastrofici, la stessa qualità della democrazia diminuisce, con gravi danni per il benessere collettivo.
L'Italia ha disinvestito negli anni scorsi in istruzione. Sono diminuiti di molto gli investimenti in scuola e università, soltanto la Grecia e il Portogallo hanno fatto peggio di noi.
Mentre il paese costringe molti dei suoi laureati ad emigrare, abbiamo necessità come dell'ossigeno di una generazione nuova di 'lavoratori della mente' a tutti i livelli, a partire dagli insegnanti. Professionisti interessati ad approfondire costantemente i contenuti scientifici della propria attività, desiderosi di sfuggire a una piatta impiegatizzazione, di mettere le proprie competenze a disposizione della comunità, a partire dal luogo in cui sono chiamati ad operare.
Il libro di Solimene racconta di conoscenza e di come conosciamo. Dell'accesso alla conoscenza, della padronanza degli strumenti attraverso cui selezionare, utilizzare, rielaborare i contenuti. Oggi come non mai la conoscenza è benessere individuale e collettivo, un benessere che non si misura con il reddito, ma in primo luogo nella possibilità di stare bene, di vivere responsabilmente in mezzo agli altri, di essere inseriti in un tessuto sociale forte e coeso.
Pagine ricche di spunti per chi abbia voglia di riflettere sul proprio mestiere di insegnante e di studente, per quanti ritengono che la conoscenza non ha età, non ha fasi della vita, ma la accompagna in ogni istante. Pagine che inducono a riflettere sull'inadeguatezza del nostro sistema formativo, su come ormai siano segnati dal tempo le liturgie e i riti che ancora in esso ogni giorno si celebrano. Un'idea di conoscenza a cui è connaturata la dimensione della rete, propria di questo nostro secolo ventunesimo. Una conoscenza che non riguarda solo chi esercita le tradizionali professioni intellettuali, ma il cui uso viene richiesto quotidianamente nelle più diverse circostanze a tutti i cittadini.
Le dimensioni di questa comunità, di questo 'luogo di cittadinanza' per lungo tempo sono rimaste troppo circoscritte e la porta per farvi ingresso alquanto stretta.
Anche noi con Solimine condividiamo le parole, poste in epigrafe al libro, che la giovane Malala Yousafzai ha pronunciato innanzi all'Assemblea generale delle Nazioni Unite: «Un bimbo, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo».