La Venere di Jeff Koons e l’eros di Vitaldo Conte *by Opinione della Libertà
(...)Diciamo che le rotondità della scultura non ricordano particolarmente quelle acerbe dell'ex moglie dell'artista nuovaiorchese, con la quale comunque egli realizzò la serie artistica Made in Heaven, presentata alla Biennale di Venezia del 1990. Le opere fotografiche che immortalavano i due coniugi durante i loro amplessi, fecero allora considerevole scalpore, ma tutto ciò che è "gonfiato" in qualche modo fa parte da sempre della cifra estetica di Koons, e lo diciamo senza ombra di malizia alcuna nei riguardi dell'artista vivente più remunerato al mondo, oggi. Invece, con buona pace di Jeff Koons che ne potrebbe essere l'epigono o il succedaneo d'oltreoceano, il nostro Vitaldo Conte, tanguero mascherato, dopo aver recentemente festeggiato il solstizio estivo con una performance artistica tenutasi nel proprio "giardino delle delizie", in una ascosa dimora romana, tra rose scarlatte e inquiete presenze femminili, ha appena dato alle stampe i suoi racconti Gli sguardi di Valentine de Saint-Point e La rosa rossa abbandonata di G, quest'ultimo pubblicato su Il libro delle storie finite, per l'editore FusibiliaLibri (2020).
Differenti modi di affrontare l'arte e l'erotismo nel mondo contemporaneo, nella società postmoderna: uno quello di Koons, artificiale e artificioso, urlato, frammisto di metalli levigati, plastiche e immagini autoaffermanti, l'altro più sussurrato, nascosto, narrato in penombre accoglienti, velato come da trine di organza, da tulle e da pizzi ricamati sulla nuda pelle della sera. Meglio Vitaldo Conte, in arte Vitaldix, il futurista supereroe che affronta il volo dell'angelo in caduta libera con una rosa in bocca, oppure l'artefatto americano, studiato, composto in una ricerca esasperata e perenne di un nuovo grado di provocazione? Lasciamo siano i lettori a deciderlo, intanto che Cicciolina aspetta la conferma del proprio vitalizio.