Xavier Coste, in graphic novel 1984 (Ferrogallico Editrice), il capolavoro di George Orwell


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Era fatta. Avevo pensato. Avrebbero finito per prendermi". È questo che Winston Smith immagina, anzi pensa, mentre scrive "Abbasso il Grande fratello". Imprime le parole sul foglio decine di volte. Calca la pennna e quasi buca le pagine. È uno sfogo terribile, che deve essere celato. Nascosto al grande occhio che tutto vede e tutto sente. Pena il carcere, nella migliore delle ipotesi. La morte nella peggiore.

L'immagine è nitida e l'ha disegnata Xavier Coste, che è riuscito a trasportare in graphic novel 1984 (Ferrogallico Editrice), il capolavoro di George Orwell: "Ho lavorato all'albo per tre anni, dopo quindici anni di maturazione", racconta l'autore.

Tutto è cupo, in quest'angolo di mondo chiamato Oceania, che non esiste ma che appare più reale della nostra quotidianità. Le persone vivono tranquille, nonostante la libertà sia stata loro strappata. Partecipano ai riti collettivi - sublimati dai due minuti d'odio contro il terribile Emmanuel Goldstein, nemico giurato del Partito - e non si accorgono che, giorno dopo giorno, vengono privati delle parole, strumento necessario per ragionare correttamente: "Tu pensi, presumo, che il nostro lavoro principale sia d'inventare delle parole nuove? Ma neanche per sogno! Noi distruggiamo ogni giorno decine, centinaia di parole (...) Tu non capisci la bellezza che c'è nella distruzione delle parole. Tu sai che la neolingua è la sola lingua il cui vocabolario diminuisce ogni anno? Non capisci che il vero obiettivo della neolingua è di restringere il pensiero? Noi renderemo impossibile il crimine di pensiero perché non ci saranno più parole per esprimerlo".

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