Benny Nonasky: L'Uomo Accelerato

 

L'Uomo Accelerato
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estratto

L'UOMO ACCELERATO

C'è un voluminoso stacco branchiale nell'uomo, nell'articolazione labiale, nei movimenti ritmici della mano, che a volte soffoca e altre inonda, in un circolo vizioso che inibisce la memoria a lungo tempo e la profilassi sociale, rendendo tutto rapido e ripido e al contempo volgare, eccessivo, quasi spudorato. In breve potremmo dire: se da una parte è una questione inerente alla concausa disperata di molti venditori ambulanti di successo spicciolo e populista, dall'altra è una sempre maggiore ricerca d'attenzione in un mondo virtuale carico di promesse e amore perpetuo, istantaneo, nell'ibrido fluire d'informazioni senza un momento, uno spazio consensuale, di riflessione. E' facile gettare miscugli di parole pretenziose, tarlate di protesta e commiserazione, pietà sgarbata, su di un tavolo liquido sul quale tutto scorre nel veloce sguardo di un occhio concentrato a non perdere l'equilibrio – mettendola sul piano fisico e metaforico – tra la realtà (la strada davanti a sé) e il mondo ulteriore (il mondo virtuale, la dimensione parallela, le tecnologie consone a questa entità costante). Nell'ampia ricerca di un colpevole al quale infondere il nostro odio fonetico, sul quale puntare il nostro dito indagatore, come se fosse necessario avere sempre un nemico da combattere, in tale evidente discontinuità morale e di brusca coesistenza, sul preconcetto ormai inoculato e fintamente blasonato, spada di Damocle sui nostri cuori affamati, difficile, sempre più difficile, diventa la ricerca della convivenza e del bene comune. Se la paura si tramuta in un essere identico a noi, ma culturalmente diverso, complicato sarà condividere il loro dolore e la loro difficoltà a spartire – e comprendere – la loro cultura con la nostra. E, con la ripetitività d'immagini violente e, a volte, non corrette, fastidiose, fasulle; con il nostro travasare qualsiasi timore su persone che le immagini e le parole hanno giustificato e accettato definendole le personificazioni del Male Supremo, conglomerando l'uno nel tutti: sarà normale non provare emozioni potenti verso un barcone che affonda, dei muri che crescono agl'orizzonti irraggiungibili, verso donne e bambini sfiniti dalla fame in qualche tendopoli umanitaria o città siriana o nel ventre sbiadito di un'Europa in preda all'attentato ad ogni "angolo strategico" – anche se l'etimologia della parola strategia, che deriva dal greco, significa "arte del generale" e cioè la capacità di arrivare ad una visione d'insieme, prendendo le decisioni più corrette e sane per il bene di tutti. Le strategie dopo ogni grande evento negativo si riducono sempre alle decisioni di pochi concorrenti che diminuiscono la possibilità di soluzioni migliori e apprezzate da tutti, mentre inaspriscono lo scontro tra fazioni e radicalizzano la portata delle scelte soprattutto per la rapidità con la quale vengono attuate: tutte opzioni dettate dall'emozione istantanea derivata dal grande evento negativo. La decisione unanime presa dalle Potenze Mondiali, dopo gli attentati di Parigi del novembre scorso, di accentuare ed ampliare i bombardamenti sulla Siria e i vari territori occupati brutalmente da Daesh, oltre che colpire postazioni nemiche, aumenta in modo non controllato le vittime civili e i luoghi storici e sacri di coloro che con questa fazione estremista non hanno nulla da condividere. Ed è qui che sta la contrapposizione.


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