Tempi Postumani: intervista a Pierluigi Casalino
Tra gli autori del volume collettaneo, Posthuman Time. Il futuro presente (La Carmelina-Ferrara-Roma, 2015),a cura di chi R. Guerra , cover Giancarla Parisi, e con gli stessi C. Rocchio, M. Ganzaroli, S. Vaj. B. Turra, A. Olivieri, M. Tani, anche P. Casalino, promotore del cosiddetto futurismo arabo. L'abbiamo intervistato per un approfondimento.
D - I tempi postumani una risposta a quelli postmoderni ambigui e troppo liquidi?
R - Rispondo partendo dalla liquidità esasperata della postmodernità, una caratteristica che coinvolge anche gli stessi attori e protagonisti di una stagione non troppo felice, in quanto ancora senza meta, quella di un futuro sempre annunciato e mai arrivato e vissuto. Quindi, secondo me, i tempi postumani possono rappresentare un'alternativa di futuro possibile alla postmodernità solo se una frequenza meno irriflessiva degli eventi e delle intelligenze si ponga come metodo e scansione
delle scelte ultraumane.
D - Secondo te, quali le sfide più decisive del futuro per nuovi scenari desiderabili?
R - Le sfide restano quelle dell'intuizione di un futuro che si davvero rigenerazione del presente, senza indulgere in retoriche pseudo futuriste, senza averne titolo autentico: il futurismo, infatti, non è solo una scienza della visione del domani e del progresso, ma è un'etica del divenire, costruita sul senso più profondo del coraggio pronto a sfidare aldilà di ogni sfida: ci sarà un tempo per il folle volo che ci darà ragione e incoronerà la mediocre voglia di futuro che cela solo la cattiva scienza dell'odierno mondo dell'economia globale.
D - L'Italia nel futuro è attardata su posizioni Retro o esistono risorse umane e culturali a tale evoluzione sociale?
R- L'Italia deve rischiare di essere la patria del nuovo Rinascimento e ciò può avvenire se la cultura diventa un investimento, se le idee, tutte le idee, anche quelle del suo glorioso passato, diventano il
campo di uno scambio alla pari con le risorse che gli altri forse hanno, ma mai così feconde come quelle che noi abbiamo. Il futuro ha un futuro se ha un passato: solo in questo modo si fa la storia, nella concezione vichiana di conoscere ciò che si fa. Il Futurismo aveva compreso che i tempi futuri che oggi chiamiamo postumani non avrebbero, infatti, avuto un senso se la storia fosse entrata nell'oblio. Chi ha una storia può avere un futuro.
D - - La politica è credibile? E la scienza come futurpolitica?
R - La politica non è più credibile se non sente il polso dell'umanità così come pensava Ayn Rand. E la scienza come futurpolitica sarà solo se ripercorrerà le vie di Jules Verne.
D - La tua astronave culturale specifica e il tuo testo per Posthuman Times in approfondimento rapido?
R - La mia astronave specifica è quella remota di Luciano di Samosata che vola sulla Luna e si spinge nel cosmo siderale, nel cosmo dei molti mondi. Un testo in rapidissimo approfondimento per Posthuman Times: rinnovare l'avventura delle imprese spaziali, uscendo da quella routine in cui sono cadute.