Zoltan Istvan intervistato da Repubblica (Magazine Il Venerdì del 26 2 2016)








La diffusione del nuovo futurismo contemporaneo o transumanesimo, nonostante prima l'era spaziale, poi la rivoluzione elettronica, infine Internet e il costante stesso plurisecolare progresso scientifico generale, tra medicina, genetica, biologia, intelligenza artificale, neuroscienze, ecc., che plasmano il mondo moderno e postmoderno (e oltre), accelerato ulteriormente di quasi un millennio, in certo senso, quasi dal solo duemila, secondo i transumanisti dovrebbe naturalmente stimolare una parallela evoluzione psicosociale ed economica per riarmonizzare il mondo attuale e prossimo venturo, ancora in bilico, succintamente, tra passato e futuro, tra mente magica e mente scientifica, non ancora affrancato dal progressista ma traumatico, come noto Novecento. Futurologi e transumanisti, gira e rigira, leggono lo stato delle cose attuale planetario, il mondo soprendentemente in crisi epocale con possibili e anche imprevisti medioevi nuovi all'orizzonte, nonostante le grande risorse già attuali umane, conoscitive, culturali e scientifiche, figurarsi nel futuro prossimo e remoto, almeno potenzialmente, con certo stesso shock del futuro di memoria toffleriana o altri sociologi o scienziati sociali lungimiranti persino del secondo novecento. Zoltan Istvan con la sua scommessa certamente virtuale politica di un Partito della Scienza, segnala un meme o anno zero che per ora, lascia perplessi magari gli ultimi rettili della politica tradizionale, incuriosisce tuttavia già i media più attenti e certamente interroga la stessa comunità scientifica non solo americana, ma internazionale. La scienza, prima o poi, è destinata a scendere in campo ufficialmente nella politica contemporanea. Con Zoltan Istvan, il movimento transumanista o futurista attuale ha iniziato a chiarire la sua natura anche presentista alternativa di carattere sociale, non soltanto visionaria come finora il movimento è stato spesso esorcizzato; in particolare il suo menu non solo “assolutamente moderno” ma in nome appunto dell'etica della conoscenza e della Scienza, come auspicavano gli stessi Freud, Einstein, Huxley, Russell... fino a Monod e altri.