Vitaldo Conte: Sull'Arte Ultima, recensione di Luca Siniscalco
Nell’epoca dell’estetizzazione totale del mondo, per dirla con Baudrillard, nel regno della bancarotta del senso comune – che per l’arte significa perdere la propria stessa riconoscibilità, con l’attribuzione di valore estetico a oggetti quotidiani, performance e dimensioni di non-arte – Conte aiuta il lettore a ricostruire una geografia del Moderno, rinvenendo possibili percorsi guida entro cui discutere le componenti più interessanti dell’arte contemporanea. Il tema della sinestesia, l’ambizione verso l’opera d’arte totale, l’auratica “vibrazionalità” in opposizione ai feticci e alla reificazione: sono questi gli snodi fondamentali dell’Arte Ultima, che coniuga Tradizione e Avanguardia nella magmatica metamorfosi delle forme.
Segnavia preziosi lungo il percorso di queste estetiche dell’eccesso sono alcune “stazioni” imprescindibili lungo la via del Novecento: il Futurismo, con la sua mistica dell’Arte-Vita, la bellezza dell’esistenza come possibilità creativa, ovvero come «arte-azione, cioè volontà, ottimismo, aggressione, possesso, penetrazione […] proiezione in avanti», sino agli sconfinamenti neofuturisti; il dadaismo di Julius Evola.............................................................
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