ROBERTO GUERRA E IL METATEATRO: Recensione di Riccardo Roversi per "Adesso parlo io. Mussolini..." (Armando editore, Roma, 2019)



Da: Riccardo Roversi  


«Adesso parlo io. Un Mussolini rivoluzionario e sorprendente». Ma più che sorprendere il biografato Duce (o "Buce", come sarcasticamente lo chiamava nei suoi romanzi il grande Carlo Emilio Gadda), sorprende Roberto Guerra - autore di questo saggio creativo edito recentemente da Armando Editore - per il coraggio e l'immedesimazione metateatrale con lo storico fondatore del fascismo, benché egli fosse politicamente di origini socialiste.

Infatti, dopo la premessa d'obbligo, soprattutto per un argomento così delicato, il libro riporta due lunghi capitoli: «La politica» e «La cultura», nei quali la voce narrante (Benito in persona!) esprime tramite il medium autoriale il suo punto di vista su Gramsci, D'Annunzio, Marinetti, Balbo, Marconi e sui contemporanei Napolitano, Craxi, Berlusconi, Prodi; e poi "opinionizza" sugli storici, su Roma capitale, sulle città future, sui letterati, sui mass media, addirittura su ET! Nella seconda parte del libro Guerra ritorna "sé stesso", con «Pensieri in libertà» e «Futurismo e Faxismo» e la finzione scenica cessa. Peccato.

Le ironiche esternazioni del Duce (a oltre settant'anni dalla sua morte) sono credibili e, spesso, più schiette degli interventi di molti degli attuali commentatori politici. Ma, come si è accennato in apertura, ciò che qui davvero interessa è l'espediente letterario della interpretazione "drammaturgica" attuata dall'autore, che rende qualsiasi presumibile verità una verità oggettivamente presunta. Non è un gioco di parole, non c'è contraddizione. La verità storica può essere discutibile ma la verità teatrale è sempre autentica.

Riccardo Roversi



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