Sandro Battisti, intervista/INTERVIEW: tra Postumano e Poetica della Fantascienza (between Post-human and Poetics of Science Fiction)
D - Dopo Stateless, una replica diversamente cyberpoetica: un messaggio criptico eppure quasi psicologia della fantascienza?
R – È semplicemente un altro tipo di periodo quello che ho esaminato in questa replica a Stateless, corrisponde a un consolidamento interiore dopo un periodo di forti cambiamenti, è la risposta alle istanze che hanno destabilizzato la mia precedente stasi dando quindi vita ad altri tormenti, considerazioni, visioni. A leggersi dopo un certo periodo, è impressionante come ci si senta diversi, forse è questo il messaggio di quest'operazione filopoetica.
D - Certi esperti del web segnalano il linguaggio dei social network, ultracompresso, come la parola del futuro: ma già la pubblicità in fondo non ricordava, strutturalmente, certa poetica aforistica?
R – Possiamo parlare quanto ci pare dell'astrazione artistica che trasuda dalla pubblicità, dal Marketing, dai social network e da quanto fa riferimento al mondo contemporaneo patinato, plasticoso, lucente della perfezione capitalistica, ma dovremmo ricordarci subito dopo che quella presunta arte è qualcosa che trasuda dalle non-idee fetide e inumane del Liberismo, e ciò dovrebbe indurci a eliminare elogi e considerazioni da ciò che scaturisce da quello che potremmo tranquillamente chiamare Male.
D - Quanto sarà abile l'umanità nell'uso della prossima tecnologia? Continuerà una sorta di uso improprio e poco cognitivo oppure saprà sviscerarne ogni risvolto e abilità?
R – L'umanità – e quindi la postumanità – è sinonimo di incarnazione, quindi di difetto. Non saremo mai perfetti. Avremo sempre dei fault di funzionamento, o di pensiero.
D - Prossimi progetti cui stai lavorando?
R – Al momento non sto scrivendo ma sto lavorando, invece, sulla curatela di un'interessante antologia, qualcosa posto sul limite e oltre dell'umanità – o postumanità. Un altro progetto è invece sullo sfondo, pronto a chiudersi, ma non posso dire altro perché non sono il solo a essere coinvolto; in definitiva, mi accorgo che l'attività connettivista si è ancora più estremizzata e, paradossalmente, integrata nel tessuto del reale: interessanti stravaganze del concetto di verità che spingono sempre di più a cercare l'abisso dell'inumano; o ad anelare a un'esistenza su Plutone.
a cura di Roberto Guerra