Il futuro è tutt'altro che uno "spazio vuoto", ma piuttosto un ambito che può essere riempito di proiezioni o aspettative, più o meno consapevolmente, in modo condiviso o meno. Analogamente, il futuro può essere un "terreno di conquista" di "colonizzatori", quali forze economiche o politiche, che diffondono oggi particolari immagini di futuro per indirizzare preferenze, consumi o interi settori produttivi verso particolari scenari, magari favorevoli per alcuni specifici soggetti. Occorre dunque interrogarsi su "chi" si esprime sul futuro e "a quali condizioni", per evitare di depoliticizzare l'idea stessa di futuro. Sono questi i punti di partenza che i curatori di questo numero di FUTURI (Vincenza Pellegrino, Università di Parma; Albero Robiati, Forwardto; Rocco Scolozzi, Università di Trento) hanno scelto per rivolgere a studiose/i, attiviste/i e professioniste/i una serie di domande fondamentali per esplorare la possibilità che esista un altro modo di "costruire il domani" che vada oltre attività volte a preconfezionare e istituzionalizzare il futuro in maniera accelerata. Quali gruppi sociali sono fuori dalle arene in cui si pensa (e quindi in parte si fa) il futuro? Chi è ammesso ai tavoli della riflessione sul futuro? Quali discorsi e quali linguaggi sono ritenuti "indegni" di pensiero circa al futuro collettivo e ulteriormente depredati della speranza? FUTURI 16 è disponibile come sempre in volume e in digitale. |