Un film su Warhol e i Velvet Underground

Estratto

Sesso, violenza, droga e una incredibile dolcezza. Distorsione, avanguardia, rumore e un incredibile senso della melodia. Nessun gruppo, come i Velvet Underground, è stato capace di conciliare gli opposti in una musica che non aveva precedenti, e non ha avuto eredi, anche se molti si sono dichiarati tali. È l'incontro fortuito e fortunato tra due ragazzi a dar vita a questa rapida, ma indimenticabile, avventura artistica. Da una parte Lou Reed. Figlio della piccola borghesia, destinato a una carriera di ragioniere, curato da una presunta omosessualità a colpi di elettrochoc. Dall'altra il gallese John Cale, figlio di minatori, emancipatosi grazie a un talento mostruoso per la musica, che lo porta a frequentare le migliori scuole.

Lou è la voce, dunque la parola, e la chitarra. Ha studiato alla Syracuse University con il grande poeta Delmore Schwartz, ama Hubert Selby Jr. e William Burroughs, Baudelaire e Rimbaud. Frequenta i locali gay perché «la gente è più gentile e divertente» e fa il pieno di storie di strada: tossici, femmine fatali, prostitute, matti. Saranno i protagonisti del suo canzoniere newyorchese. John è la viola, il violino, il basso, le tastiere, insomma: il suono. Si trasferisce a New York per studiare con i maestri del minimalismo come La Monte Young. Lou scrive canzoncine per una minuscola casa discografica, viene pagato a cottimo. John si esibisce per diciotto ore di fila, esegue integralmente le Vexations di Erik Satie, finendo anche in un programma televisivo in prima serata.