Intelligenza artificiale. La lezione del futurismo, di Pierluigi Casalino

  Da: Pierluigi Casalino <pierluigicasalino49@gmail.com>
 
Il futurismo può a giusta ragione essere annoverato tra i padri dell' intelligenza artificiale. Marinetti con il suo spirito iconoclasta non intendeva soltanto rinnovare arte e conoscenza in chiave futurista, ma guardava agli sviluppi della civiltà delle macchine, sviluppi che hanno portato alle imprese spaziali e, da ultimo appunto, ad aprire gli orizzonti imprevedibili dell' intelligenza artificiale. Recuperando la lezione di Marinetti, si coglie l'intuizione della ricerca del domani come dimensione della storia della scienza e del sapere che pone comunque l'uomo al centro di tale processo secondo l' antico ardimentoso volo verso l'avvenire di dantesca memoria. L' attenzione che si concentra oggi sulla intelligenza artificiale di prossimità generazione promuove la promuove una riflessione sul fatto che le macchine parlano, ma non raccontano come stanno le cose e nemmeno ne possiedo il senso autentico. Molti credono che la regia umana sia alla fine e che si inizi a pensare ad automi pantagruelici che dominino la realtà e descrivano l'universo. Sempre Dante ci soccorre e ci ricorda l'impossibilità di descrivere a pieno un universo di dati come è quello che fronteggiamo. Per quanto feconda infatti possa essere la sfera d'azione dell' intelligenza artificiale essa resta quella del mero de facto. Quando si tratta di sapere come stanno le cose del mondo, abbiamo sempre bisogno di testimoni oculari e di integrare la spettacolarità dei language mode con l' antica pratica di usare ogni cosa alla luce del pensiero critico.
Casalino Pierluigi 


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Roberto Guerra