Pierluigi Casalino, intervista a Roby Guerra, dal futurismo al robotismo (2013)


*parziale

Pierluigi Casalino: Roberto, insisti giustamente sulla natura progressista del Futurismo storico e poni in risalto il suo snaturarsi in seno alle correnti politiche che caratterizzarono i primi decenni del XX secolo. Qual'è dunque il Tuo progetto per recuperare l'originaria capacità rivoluzionaria che segnò la stagione modernizzatrice dell'intuizione di Marinetti in Italia e in Europa?

Roberto Guerra: Il Futurismo fu una rivoluzione incompiuta, artistica e sociale. Oggi noi futuristi (Antonio Saccoccio, Graziano Cecchini, Vitaldo Conte, Riccardo Campa, Sandro Giovannini, Stefano Vaj, il sottoscritto e anche tu che mi intervisti) la completano e la rilanciano aggiornata a livello culturale, da Marinetti a Majakowskij, ecc.. Per una nuova avanguardia "normativa" forte e contro la casta culturale passapresentista nichilista e alienata prevalente in Italia. A livello metapolitico noi suggeriamo già al futuro scenario (oggi non esistente) un patrimonio rivoluzionario.

P.C.: In che senso il rilancio dell'idea neofuturista coincide con la presa di coscienza della capacità propulsiva della tecnologia?Sembra di capire che l'innovazione tecnologica rappresenti il nuovo nome dell'avventura umana oltre i limiti della conoscenza. Puoi illustrare questo concetto?

R.G.: Religione, Arte, Filosofia non cambiano il mondo, oggi lo complicano. Solo la Scienza cambia il mondo. Basta guardare il Reale: solo l'elettronica è in progresso sociale, sempre più complessa e sempre meno costosa. Quindi solo artisti, filosofi, mistici al passo di corsa con la rivoluzione informatica cambiano il mondo.

P.C.:L'accostarsi a certe istanze agitatorie di formazione anarchica non rischia di confondere il Neofuturismo e soprattuttto l'approccio futurologico in una commistione innaturale, quasi lo smarrirsi in una nuova suggestione ideologica?

R.G.:Anarchici, ma Techno, non luddisti o ecoprimitivi reazionari, magari alla Feyerabend (quello "dadascientifico", necessario contro-metodo per l'immaginario futuribile….).

P.C.:Mi pare apprezzabile che la Tua rilettura di Marx in chiave futurista. La visione umanitaria e libertaria del giovane Marx , così sottovalutato e in realtà vittima sacrificale delle strumentalizzazioni autoritarie del più rozzo dispotismo orientale, conserva quella sua profonda anima di modernità di cui sai cogliere il valore di speranza e di emancipazione dell'uomo. Come approdi a questa straordinaria conclusione? Spiega poi cosa intendi per Futurismo di sinistra in un'epoca che ha finito per seppellire le ideologie come inutili abiti in cui non ci si riconosce più?

R.G:Il mio Futurismo era ed è neomarxista. Il giovane, ma non solo Marx, come ben puntualizzi. Oggi le macchine liberanti di Marx esistono: automazione, informatica, robotica, scacco matto al tardocapitalismo….e anche al veterocomunismo. Parola, comunismo, usata solo come spot da Marx… Poi certamente robot e computers….domandano non scimmie balbuzienti nelle stanze dei bottoni, socialisti residui e sindacati inclusi, ma umani pensanti e liberi. La rete è il nuovo socialismo scientifico potenziale almeno.

P.C.: Lo sviluppo della società informatica e la sempre meno netta demarcazione tra reale e virtuale, l'affermarsi della pluralità delle dimensioni come inedita frontiera del domani, come nuova avanguardia, costituiscono momenti di notevole spessore intellettuale. Quali sono i limiti, secondo Te, di questo processo che se non guidato dalla profezia futurista può portare all' irregimentazione della coscienza in un'ennesima deriva totalitaria?

R.G.:I limiti, se sesistono, lo decideranno le nuove generazioni, mai quelle contemporanee. Deriva autoritaria? Ma la democrazia autentica non esiste ancora, neppure in Occidente (figuriamoci altrove, sia ben chiaro!).

P.C: Se la società diventa nuovo strumento di alienazione, le distorsioni ideali che ne conseguono deformano lo strumento che le concepisce, cioè la mente? L'ansia futurista dovrebbe essere l'antidoto contro questa barbarie? Approfondisci il tema dell'emancipazione politica che  promuove il Neofuturismo e quali sono i criteri dell'immaginazione di un futuro possibile. Tu pensi ad un futuro liberato e liberante?

R.G.:Qua Popper -guarda – quando parla di società aperta già indica la rotta… Poco importano astrologi o reazionari o idioti in giro…. Importante è una nuova democrazia elettronica basata sulla meritocrazia e l'armonia della Scienza. Dai graffiti al computer la vera immaginazione contemporanea… ma – dal Reale per forza di gravità: non è necessario fare solo arte digitale, fondamentale la visione storica nuova verso la Scienza sola igiene del mondo. Il Futurismo oggi è abolizionista: dal Lavoro grazie a robot e le nuove tecnologie (possibile!) e dalla stupidità umana stessa, ma non terminata per forza, semplicemente fuori dalle stanze dei bottoni…. (politik e guru economisti in primis, lo dico in latino!)

P.C.: La presentazione delle Tue opere consacra un'attività di rilevante creatività sociale che da tempo promuovi unitamente ad uno sforzo intellettuale che non manca di riscrivere la storia della contestazione del 1968, identificandone le aspirazioni più autentiche e reinterpretando in modo compiuto il sogno dell'immaginazione al potere. Ti sarà grato se dicessi la Tua su questa questione sempre aperta dello slancio rinnovatore di un movimento che come le avanguardie del primo Novecento è stato travolto dai subdoli registi del gioco segreto delle contrapposizioni geopolitiche…

R.G.:Il 68 ambivalente come progresso sociale? Minigonna, televisione, era spaziale, Beatles e pop art, pop music e elettronica, Paperino e Kubrick….; Movimenti politici e femministe, al contario soprattutto fanatici…., lucciole per lanterne, mera invidia del potere, non desiderio di libertà e "sopra (con la lineetta ) vivere".

P.C.:Ancora una domanda. Puoi specificare i termini di quella che chiami equazione libertà-necessità?

R.G.: Come accennato:informatica, automazione, robotica (e internet …) per la necessità, modulando in alcuni anni l'abolizione virtuale relativa (ovvio!) del Lavoro e creare il nuovo sistema operativo politico-economico per un futuro "Homo Technologicus" come opera d'arte vivente… Il vecchio "Homo Sapiens"? O si trasforma mentalmente-biotecnologicamente- o sparisca pure, liberamente. La libertà non è la meta, ma il punto di partenza, per non smarrirla strada facendo, successivamente espanderla, rinnovandola – Questo è il Nuovo Futurismo, la felicità e la rivoluzione oggi per futuri migliori. Si, noi siamo felici e liberi. Noi Futuristi, tutti quanti! Chi osa dichiararlo oggi?

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Roberto Guerra