Peters a Roma...Arte visiva

 

Vincent Peters, fotografo a New York dagli Anni ’90 e celebre per i suoi scatti di moda nell’agenzia di Mario Testino dal 1999, entrò nella storia per i ritratti di celebrità e le campagne leggendarie che hanno fatto sognare persone in tutto il mondo. Un artista che non ha bisogno di sovrastrutture o elaborati concept per raccontare la bellezza. Ne deriva una mostra che si fa luogo in cui scoprire – da una parte – noti personaggi presentati da un punto di vista inedito. E dall’altra, diventa occasione per esperire uno spazio sospeso, senza tempo, a metà strada tra sogno e verità. Esperienza possibile grazie all’allestimento di Arthemisia che, realizzato a regola d’arte, crea un ambiente coinvolgente ed emozionante che valorizza al massimo le opere esposte.  


 

Vincent Peters a Roma: un percorso espositivo avvolgente 

La soglia della mostra si pone come un portale d’ingresso in un’altra dimensione, avvolgente, ovattata, resa vibrante dalle note nostalgiche che riempiono lo spazio.  
Se è vero che storicamente la fotografia è sempre stata considerata come documento e testimonianza, in quanto rappresentazione oggettiva della realtà – come ricorda anche Antonioni nel film Blow Up – la poetica di Peters, al contrario, scardina questa visione. E, pur riconoscendo la fotografia come depositaria della memoria, ne destruttura la funzione, eleggendola a luogo deputato all’immaginazione e alla fantasia.  
L’artista non ha alcun intento documentaristico. Intende piuttosto offrire ai visitatori un sogno ad occhi aperti, un momento di pausa ed evasione da una realtà sempre troppo veloce, impegnata, cupa.  

Vincent Peters, Timeless Time. Installation view a Palazzo Bonaparte, Roma, 2024
Vincent Peters, Timeless Time. Installation view a Palazzo Bonaparte, Roma, 2024

Vincent Peters fotografo-regista 

Dalle opere esposte emerge la volontà dell’autore di comporre una poesia con le immagini, volta a generare un impatto prima emotivo e solo poi razionale; ragion per cui Peters ama definirsi regista più che fotografo. Così, sebbene le sue opere svelino una dimensione personale forse addirittura più vera della semplice apparenza, raggiungono lo scopo senza mostrare la realtà, ma alterandola secondo l’ispirazione dell’artista.  
Vincent Peters costruisce ogni immagine come se fosse la scena di un film, prestando la massima attenzione ad ogni minimo dettaglio. E forse, proprio in questa ricerca di una perfezione che, per definizione, è necessariamente estranea alla realtà, si può cogliere la sottile dialettica che l’artista ingaggia con la fotografia di moda. Una fotografia tutta tesa, all’opposto, a comporre un elogio dell’effimero e della fugacità. 

La luce nelle fotografie di Vincent Peters 

Come anticipato, in questa sfida cinematografica, la luce svolge un ruolo cruciale, come elemento essenziale per comporre lo spazio, delimitarne i confini e delinearne l’atmosfera. 
Le fotografie, in grande formato, tutte in bianco e nero, hanno un carattere molto pittorico che grazie agli sguardi intensi dei loro protagonisti, abbraccia e ammalia lo spettatore. Intensi primi piani si alternano a figure intere, in un percorso espositivo che, non è mai uguale a se stesso. 

Vincent Peters, Timeless Time. Installation view a Palazzo Bonaparte, Roma, 2024