Gianfranco De Turris: Marconi e il raggio della morte
È perlomeno singolare che una faccenda misteriosa come il «raggio della morte» che Guglielmo Marconi avrebbe inventato, non sia mai stata usata come spunto per qualche romanzo di guerra, spionaggio, avventura o anche di fantascienza. Bufala o realtà? Fantasia o vero progetto? Gli storici e i ricercatori hanno idee diametralmente opposte, anche se esistono due testimonianze in merito: una di Rachele, moglie del Duce, che racconta come sul tratto di strada Acilia-Ostia un giorno del 1935 il «raggio» venne sperimentato bloccando i motori di auto e motociclette. E un'altra dello stesso Mussolini che raccontò nel 1945 a Ivanoe Fossati che a Orbetello il «raggio» incendiò i motori di aerei radiocomandati in volo. Poi non se ne sarebbe fatto nulla: Marconi, uomo devoto, si consigliò con Pio XI che gli disse di lasciar perdere per il bene dell'umanità. E poi prevalse forse l'amore per la moglie inglese rispetto a quello per la propria patria, casomai fosse scoppiata una guerra contro la Gran Bretagna. Marconi morì ne 1937 e si portò il segreto nella tomba. Ma adesso Daniele Lembo con Prima che sia troppo tardi (Bietti, pagg. 210, euro 18) immagina invece che un prototipo del «raggio della morte» sia stato completato da un assistente di Marconi e, dopo l'8 settembre, portato a Nord per la sua messa a punto. Di rintracciarlo viene incaricato Onofrio D'Onofrio (ma preferisce farsi chiamare Renzo), maresciallo della Guardia di Finanza che fa parte del Servizio Informazioni Militari del Regno del Sud il quale, a fine 1944, dopo l'arrivo a Roma degli Alleati, viene mandato in missione nella RSI.Lembo è un prolifico autore si storia militare con all'attivo molti volumi sulla Seconda guerra mondiale, nonché su strutture e reparti. Questa sua specializzazione gli consente di scrivere un romanzo non da orecchiante come spesso accade per i narratori-narratori, ma da conoscitore della politica, della storia e soprattutto della realtà sociale dell'Italia divisa in due. Il suo romanzo e le avventure belliche, ma anche erotiche, del maresciallo D'Onofrio appassionano il lettore di storie di guerra e intrighi spionistici, dove non mancano colpi di scena e situazioni violente, ma anche perché ricostruiscono, e in direttamente mettono a confronto, due realtà di vera occupazione militare. Lui, soldato e non politico, vede e giudica e si pone delle domande pur facendo sino in fondo il proprio dovere: Roma è in sostanza occupata dagli Alleati, così come a Milano ci sono i tedeschi. Oggettivamente D'Onofrio fa un bilancio da puro osservatore: è questo il lato inedito e nuovo del romanzo che, per questo motivo, non è uno dei tanti politicamente e storicamente corretti che ancora si scrivono sulla guerra civile 1943-5. .. C
GIANFRANCO DE TURRIS
IL GIORNALE..
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