ISLAM IN BRICIOLE

Agiscono forse con minor clamore e certamente senza gli eccessi fanatici e di gratuita violenza dei radicali, spesso formati ad arte da botteghe politiche che mirano a comprare il petrolio in nero e a basso prezzo (vedi il caso del Califfato, rivelatosi cinica ed insperata opportunità per le multinazionali dell'oro nero), ma certo con spirito decisamente più costruttivo. Sono i cosiddetti "nuovi pensatori dell'Islam". Gli esponenti di questa nuova scuola (o nuove scuole), peraltro, non univoca e poco conosciuta in Occidente e in prima fila nella lotta per l'affermazione della libertà di coscienza e il pluralismo delle opinioni in campo religioso (è il caso, soprattutto, del Marocco), mira a ricostruire il pensiero musulmano, liberandolo dalle tossine della strumentalizzazione politica d'occasione promossa da Paesi che sostengono il fondamentalismo armato anche per tenerlo lontano dai loro confini) e in particolare ricorrendo alle moderne conquiste delle scienze umane e della lettura critica del testo religioso. Un compito non facile, dal momento che molti di essi subiscono spesso l'ostracismo delle correnti ultraortodosse e persecuzioni da parte degli stessi governi arabi o per il  timore che si manifestino reazioni incontrollate di cieca intolleranza in seno agli strati più retrivi della società. Fra questi intellettuali, anche di estrazione laica, si distingue l'iraniano Abdul Karim Soroush, che sostiene che l'Islam puro non esiste e che "l'Islam è esso stesso un seguito di interpretazioni dell'Islam originario, come il Cristianesimo è un seguito di interpretazioni del Cristianesimo: in altri termini Soroush riprende una corrente non certo minoritaria, ma sicuramente contrastata, che rilegge il Corano alla luce della critica storica e dell'esegesi delle fonti. E' soprattutto sul piano pratico, però, che l'Islam potrebbe cambiare. Anche sul terreno della spiritualità autentica l'immagine di religione armata di una parte dell'Islam contemporaneo, che sembra fare il verso alle degenerazioni settarie del marx-leninismo degli anni Settanta-Ottanta, potrebbe essere clamorosamente ridimensionata in futuro. Analogamente l'Islam politico, anche quello tradizionale e nazionalistico, potrebbe trasformarsi in qualcosa di più dinamico, liberandosi dal peso delle proprie contraddizioni. Verrebbe così meno l'impressione di rappresentare un pericolo per la sicurezza internazionale. Il clima della guerra fredda ha strumentalmente evocato i demoni del fanatismo, impoverendo lo spirito profondo della religione del Libro. Negli Anni Sessanta le ragazze del Cairo portavano disinvoltamente la minigonna in pubblico e le prevalenti manifestazioni religiose si identificavano nelle ribat e nelle confraternite. Oggi le apparenti libertà dei costumi restano confinate soprattutto in qualche area limitata, dove cominciano a soffiare i venti del verbo fondamentalista. Occorre inoltre evitare il rischio che l'Occidente combatta l'Islam nel suo complesso, confondendolo con il terrorismo e i suoi eccessi.
Casalino Pierluigi, 30.08.2014