Futurismo: da Sant'Elia da Akira...

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Con la sua "città ideale", funzionale e organizzata su più livelli, Sant'Elia è stato capace di creare uno spartiacque con la progettazione architettonica tradizionale. Un contributo, il suo, che nel tempo è andato ben oltre l'architettura, sconfinando direttamente nel cinema, sugge­stionando registi e scenografi. Epitome di ciò è quella pietra miliare della fantascienza nella Settima Arte rappresentata da Metropolis di Fritz Lang (1890-1976), capolavoro cinematografico dell'espressionismo tedesco del 1927, ambientato in un futuro distopico in cui le divisioni di classe sono riflesse nella struttura stessa della città, con grattacieli sfavillanti ove abitano i ricchi, contrapposti a un sottosuolo buio e polveroso, destinato a operai alienati dal lavoro. Ecco tosto sopraggiungere un aspetto nodale in Sant'Elia e che ritroveremo sia nel film di Lang che nella seconda opera che accosteremo ai disegni dell'architetto italiano, Akira di Katsuhiro Ōtomo, pietra miliare del cinema di animazione giapponese del 1988; sempre e comunque la verticalità quale espressione concettuale.
Da qui il passo è breve, per capire che al centro della nostra speculazione vi sarà la città della fantascienza, quella, ad esempio, resa immortale da Blade Runner (1982) di Ridley Scott

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