Ibernazione e Pianeta Marte... by Il Messaggero

Matteo Cerri, 47 anni, di Piacenza, è medico chirurgo, ricercatore in Fisiologia all'Università di Bologna, associato all'Istituto nazionale di Fisica nucleare e all'Istituto italiano di Tecnologia (cerriblog.com). Lo studio sulla rete di neuroni che innesca il letargo nei mammiferi, effettuato a Bologna, è stato pubblicato su "Scientific Reports", rivista del gruppo Nature. I possibili sviluppi di questa ricerca vanno dalla cura dei virus e dei tumori all'esplorazione spaziale. Cerri, consulente di Agenzia spaziale italiana e Agenzia spaziale europea,  autore di "A mente fredda" (Zanichelli, 2018) e "La cura del freddo" (Einaudi, 2019), sarà fra i docenti del primo Master di II Livello (iscrizioni fino al 9 dicembre) su Spazio e tecnologie applicate che si terrà all'Università di Bologna.

Ibernazione e spazio, la scoperta italiana

Addormentarsi appena decollati, ancora in vista della Terra che brilla di blu, e svegliarsi riposati e di buonumore otto mesi dopo guardando le sabbie rosse di Marte.

Che meraviglia un viaggio così, ma non ci sarà da sgranchirsi almeno un po'? E come ci si riprenderà dal gelo dell'ibernazione?
«Basta guardare gli animali (orsi, ghiri, scoiattoli, topi e pipistrelli) che vanno in letargo: si svegliano senza alcun problema e riprendono la vita di sempre. È un meccanismo messo perfettamente a punto dalla natura».

Ibernazione uguale a letargo?
«Ecco, chiariamo, perché in Italia si tende a immaginare l'ibernazione, che può essere considerata sinonimo di letargo, come fenomeno indotto dall'esterno con macchinari che portano il corpo a temperature sotto lo zero. Le nostre ricerche puntano invece a spingere il corpo ad andare da solo appunto in letargo riducendo via via il metabolismo e quindi i consumi».

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