La cultura non è necessaria di Maurizio Ganzaroli

 

Da: Maurizio Ganzaroli

Qualcuno ha deciso che la cultura non è necessaria.
La pittura non è necessaria, senza la pitture rupestri non sapremmo nulla delle popolazioni antiche e primitive, e chi se ne frega se Goya ha dipinto le atrocità della sua epoca senza le quali forse ci mancherebbe un pezzo di storia, chi se ne frega se Van Gogh ci ha insegnato che i cipressi d'inverno si colorano di blu, chi se frega se Picasso ci ha insegnato a vedere il volto delle persone da tutte le angolazioni, senza girare attorno al soggetto, tanto non è necessaria.
La letteratura non è necessaria, la parola scritta ha tramandato insegnamenti orali vecchi di millenni che sarebbero stati inevitabilmente perduti nel limbo per poi scomparire, chi se ne frega se tutte le religioni e filosofie si basano su libri scritti, tanto non è necessaria. Chi se frega se la parola scritta ha determinato la storia dell'uomo, mettendo sulla carta o su pergamena il pensiero dei popoli.
La musica non è necessaria.
Chi se ne frega se gli inni nazionali che raccontano lo spirito dei popoli si esprimono con musica e parole raccontando la storia e determinando la libertà della gente, di pensiero e di vita.
Il teatro non è necessario.
E chi se frega se Pirandello parlava di Mattia Pascal, tanto è morto, e chi se frega se Shakespeare parlava del principe di Danimarca che si voleva suicidare e chi se frega del cinema che racconta storie vere, inventate, di fantasia che ci fa emozionare, che ci fa commuovere.
I libri, la musica, l'arte e la cultura non sono necessari.
Diventeremo forse come gli antichi cristiani che si trovavano nelle catacombe o come la setta dei poeti estinti dopo il coprifuoco a leggere e tramandare la cultura che tanto non è necessaria e che forse è anche pericolosa perché dona e stimola una cosa nelle persone che non ci deve essere: il libero pensiero.
Senza il libero pensiero si diventa pecore di un gregge spinto al macello che non capisce nemmeno che cosa sta succedendo.