S. Giovannini "Parabolé "su LA MISERIA SIMBOLICA di Stiegler secondo G. Sessa

  • GRADITE RIFLESSIONI IN MERITO DAGLI INTERESSATI  S.G

 
 

 Παραβολή  : 

l'atto notarile, la (super)miseria simbolica  

e ci mettiamo dentro anche un uno spruzzo (¿spruzzo?) di Coviddi 

 

(Sandro Giovannini) 

 

 

 

I 

 

 

"…Perché poi io sia venuta qui oggi, e vestita in modo così strano, 

 lo saprete fra poco, purché non vi annoi porgere orecchio alle mie parole:  

non quell'orecchio, certo, che riservate agli oratori sacri,  

ma quello che porgete ai ciarlatani in piazza, ai buffoni, ai pazzerelli:  

quell'orecchio che il famoso Mida, un tempo, dedicò alle parole di Pan.  

Mi è venuta infatti voglia d'incarnare con voi per un po"  

il personaggio del sofista:  non di quei sofisti, ben inteso,  

che oggi riempiono la testa dei ragazzi  

di capziose sciocchezze addestrandoli a risse verbali senza fine,   

degne di donne pettegole.  

Io imiterò quegli antichi che per evitare 

 l'impopolare appellativo di sapienti,  

preferirono essere chiamati sofisti."  

 

 

 

Excusatio non... Vulgo… mettere le mani avanti.  Perché Giovanni dice che sarebbe bene che noi (magari non io ma proprio quelli buoni in cose filosofiche…) ci confrontassimo con questo testo. Che lui presenta con disposizione notevole al sacrificio. Almeno questa è la mia sottile impressione. E sarà così, come è mia abitudine di ex buon soldatino… mi leggerò (le tre volte gurdjieffiane) tutto il sottotitolo (che mi pare - così, per ora, alla carlona - che da buon francese philosophe più o meno nuovo il testo sia appunto il sottotitolo del titolo magari azzeccato a forza d'orecchiarsi parlare e/o di sentirselo dire… ma - per carità - non anticipiamo a vanvera…) …ora vi devo proprio rompere gli scatoloni: dunque…  

 

ieri, lo stesso giorno in cui m'arriva la recensione di Giovanni ed in cui la metto di corsa sull'Heliopolis, dovevo recarmi in un primo pomeriggio più o meno desolato (il pisolo pomeridiano non me lo toglie più nessuno), con il sole calante e forte negli occhi e con tutto che avevo mascherina pronta alla gola e occhiali e parasole abbassato ma non vedevo quasi un tubo di quell'infinita ed infame periferia… dovevo andare, allora, per una cosa infinitesimale da un notaio, sconosciuto, nella sua sede periferica (spero, per lui, che sia così) di un assurdo conglomerato tutto giravolte e villette vicino a Pesaro, per un attuccio a recuperare un mio acquisto (tecnicamente si chiama acquisto in frazionamento), di più o meno 20 mq., in una grotta sottostante già una mia casa in una cinta castellata… sotto un imponentissimo mastio… di un famoso borgo storico… del vicinato. Ecco… ho scritto tutto.  Era rimasto in incongrua se pur legittima proprietà d'una vicina ultranovantenne, poi mancata ed io non avevo mai dato seguito alla cosa, pur interessante dal punto di vista simbolico, proprio perché questa divisione della grotta sottostante (con gallerie che si infiltrano sotto il castello per decine e decine di metri) implicava soldi ulteriormente buttati in una casa di quasi nessun valore commerciale e di utilizzo, se non per una organica (e magari pure comprensibile…) mia boria sentimentale.  Simbolica.  Ma un giorno un tizio mi chiama al telefono e mi dice che ha comprato la casa che reggeva anche quei 24 mq. ed allora mi chiede se voglio acquistarli da lui. Costosamente. Un piccolo antecedente. Nel paese in questione, famoso nella zona per l'antico castello, non circola un'aria benevola. Una boria (in questo caso… paludata ma stracciona), antipatie, odi sommessi e rancori decennali e, nel migliore dei casi, un comprensibilissimo e strisciante fastidio verso gli estranei (cioè io) che però non aiuta certo l'immagine, almeno formale, dell'accoglienza. Poi la crisi, la chiusura di quei pochi locali turistici e il lento sommergersi in un poco eterno ritorno… molto storico. 

 

Per un piccolissimo abuso edilizio (di miglioramento erga omnes) vengo portato in tribunale, infine condannato penalmente e pesantemente (ci sono di mezzo le belle arti) con la condizionale e pago uno sproposito di multa.  Il pregresso. L'immagine di quella casa quindi in me s'offusca proprio, dopo i primi anni d'entusiasmo e di qualche iniziale lavoro, lasciando incompiuta una potenzialità d'abbellimento (ho finito elegantemente solo il dentro) e di consolidamento.  Ci penso sopra e poi do una disponibilità di massima. Il venditore è uno scultore, ma non come me… eternamente dilettante del tempo imperduto e per melanconico ma furioso hobby… come direbbe un malevolo, ma proprio uno che vive convintamente del suo lavoro. Figura difficile. Lo incontro preventivamente perché mi vuole far vedere la sua villa laboratorio con parco scultoreo museale collinare che si perde beatamente - unica cosa veramente buona - nel confine collinare, ove ha convogliato da mezzo mondo, donazioni, istallazioni e gruppi scultorei, i più - escluso proprio pochi - per me bruttissimi, scadenti od insignificanti.  Suoi e di tanti altri, ma sempre sedicenti ed imponenti… Ha, accanto alla villa, vicina al paese in questione, in un coacervo di sovrapposizioni alquanto inestricabili, - ci vorrebbe, forse, per capirli  un drone dall'alto come per i presentimenti di scavo - un hangar con varie officine aderenti dove poi fa colature stampi e cotture professionali in tanti materiali… Il tipo si rivela sincero e rozzo assieme, piuttosto arruffato come si conviene ad uno che opera sempre con le mani (ed anch'io nel mio piccolo sono, alla bisogna, più sporco che pulito…) e reiteratamente tuttologo e sapientemente logorroico (consigli di materiali, di cucina, di dieta, d'aerobica ed altri 10 argomenti come minimo…) mentre invece la moglie, che fa di mestiere la commercialista, incontrata di sfuggita sul loco, taglia molto venividicici e sembra tutt'altra figura, leggibilmente in disparte. (Poi, forse, ho capito perché).  Ci accordiamo solo sull'interesse reciproco, ma la cosa è instabile perché sa che sono in ballo da circa due anni con una malattia grave di mia moglie… Passa parecchio tempo e poi lo scultore mi telefona, s'arrabbia pure via cavo, ed alla fine più o meno ci mettiamo d'accordo. Ieri quindi, dopo un compromesso (pur per una cosa così insignificante) andiamo finalmente al rogito.  

 

Ma, se fossi stato un antico, non avrei mai dovuto convolare. Troppi segnali nefas. Leggibili almeno tre.  Ma ormai c'ero dentro, a giusto od a torto, come dice il diritto latino. Prima di due giorni dalla data fissata per il rogito a mia moglie viene una febbre altissima, sembra coviddi, che poi però non è, ma fo(a)rse(a) si, forse no… chi lo sa. Negativa ufficialmente. Allora si rimanda. Ma il venerdì sera/fine settimana del secondo appuntamento fissato per lunedì, la ruota destra anteriore dell'auto ferma davanti a casa totalmente a terra… allora pompetta elettrica con bomboletta collante incorporata dopo aver strabuzzato gli occhi… e corsa dal gommista in chiusura che mi fa il cazziatone tipico di chi sa… dicendo che si deve solo pompare aria… e che se si spinge la colla dentro poi bisogna attendere… quando non si sa, forse… presumibilmente… 50 o 100 km… che il velo collante dentro si squagli al calore (se no dovrebbero lavarla dentro ed asciugarla - cosa che evidentemente non hanno troppa voglia di fare) e quindi si riveli il buco, che non è rilevabile, come al solito, a vista e se non a vista coll'acqua… e così via… Insomma vado all'appuntamento di lunedì  lemme lemme con l'orecchio spostato sulla destra… e va bene sono solo pochi km… una 30a e poi io non sono un antico (a proposito del nefas)…sono un moderno mio malgrado.  

 

Ho un bel testo di Walter Freund sulla filo-etimologia di modernus… (modus hodiernus) e per controllare la mia memoria di qualche decennio fa, cosa vado a scoprire?... che la prima citazione assoluta riscontrabile del termine modernus appare in due passi delle "Epistulae pontificum". "…Vi si tratta del divieto di ordinazione degli schiavi alle dignità ecclesiastiche, che era stato stabilito nel Sinodo del 494. Siccome la disposizione non veniva accolta nel giusto modo, Gelasio dovette ammonire più volte i vescovi sulla sua osservanza". Così recita l'informatissimo testo di Freund, a pag. 15 dell'edizione Medusa 2001.  E se uno - allarmato - poi va a vedere la voce Antico (l'antipolare di Moderno) sempre sul dizionario telematico Treccani il nome di Freund è quello più citato in assoluto. Ma se lo stesso uno va a vedere sulla stessa Treccani la voce "Gelasio I, papa, santo",  si trova di fronte ad una ben diversa presentazione, ove in un meravigliosamente descritto travagliatissimo quadro di crisi tra guerre, devastazioni, scismi, eresie e deviazionismi di ogni genere, il centro di ogni diatriba è il primato di Roma sulle altre originarie sedi apostoliche e la prima forte reiterazione del primato dello spirituale sul temporale (=del Papa di Roma, sull'Imperatore -  quello superstite - d'Oriente).  Gli schiavi indubitabilmente, a fronte di così tanti errori ed orrori, contano poco e  sono definiti - sulla voce Treccani - "libertà personale", formula meravigliosamente istituzionale (- anche oggi - evidentemente - come allora) che riduce ogni problematica di sostanza (evangelica)… a prassi burocratica.   Dalla voce "Gelasio I, papa, santo":  "…Gli argomenti affrontati in questa lettera riguardano: l'acuta penuria di sacerdoti e il conseguente adeguamento della prassi ecclesiale; i requisiti per la promozione al presbiterato di monaci e laici (assenza di precedenti penali, libertà personale, integrità morale e fisica, alfabetismo);"… etc., etc.. Il mio stupore era in fondo del tutto ingenuo se non proprio sciocco… la prevalenza del tempo (sempre hodiernus) sulla supponibile atemporale, inattuale, parola di vita. E questa è forse la primaria fonte del mio disagio di modernus.  La verità istituzionale sembra sempre, se svelata, una nuda  miseria simbolica.  Ma de hoc satis… Torniamo all'auto ed alla ruota… 

 

Per la fregola ingommata… arrivo circa un'ora prima. Mia moglie, strappata dal nonsonno pomeridiano (d'obbligo per lei), si distende quasi esausta sul sedile, pur messasi su elegante (per una delle pochissime uscite forzate a forza) a forza sua e non mia… ed io  per mangiarmi quell'oretta - dalle 3 alle 4 - comincio ad aggirami tra le villette e il palazzotto dove da una parte c'è la sede di questa specie di comune (…un comune di seguito ad altri tre, tutti uno dentro l'altro, che ne fanno, per la gioia dei visitatori d'obbligo, un conglomerato ininterrotto alla junkspace) e vicino ad estetiste parrucchieri e baretti improbabili ma tutti segnaleticamente esterofili, finalmente c'è la targa del notaio.  Più o meno accanto mi si rivela, sulla porta del comune, in un poster affisso, che il sindaco, un ex senatore soprannominato ai suoi tempi lenin per il pizzetto e la fisionomia davvero somigliante, è diventato sindaco di quel bel posto forse ad 80 anni o più, non so… so solo che quando arrivai a Pesaro negli anni Settanta era già un big del PCI ed era già più che maturo… Faccio qualche riflessione non benevola sulla base elettorale del posto (e sulla tenuta incredibilmente fedele pur a mezzo d'infinite trasmigrazioni… di anime).  Pensieri miei di risulta, quasi robaccia ad esternarla… Poi, per trovare il numero civico sarebbe stata una bella impresa dato l'origine del tutto… col policentro che rivela subito la sua causalistica ingombrata e nata comunque a casaccio. Ma incominciano ad incuriosirmi particolarmente i giardini e le varie piante dei villini. Non ne esiste uno che non sia perfetto nei particolari, marmi, sassetti bianchi, balconcini vezzosi, strutture mai degradate, tutte linde e leccate. Gli alberelli forzati in stranissime giravolte fatte a permanente, ore ed ore di giardiniere… (…che costi!) perfetti bozzi tondi od ovaloidi con palline rosse o gialle incorporate, battiscopa  e passaggi segnalati al millimetro ed intererbette ben tonsate senza fine simbolicamente e tutti diversi ma tutti uguali. Sulla bassa cancellata (tutte basse cancellatine che segnano i reciproci confini, nessuna ovviamente che abbia il minimo scopo d'utilità… quindi tutte simboliche)… tutte miseramente direste subito voi… ¡ma vaglielo a dire, con tutto quello che ci hanno speso sopra!.. uno di questi poi m'attira incredibilmente.  M'avvicino per capire cosa sia: una sfera rinsecchita perfettamente compatta di circa 50 cm di diametro a cui spunta a sinistra, sgargiantemente rosso un non so… un qualcosa.  Sulle prime, da circa 6 o sette metri ho pensato che qualcuno passando avesse magari buttato un rifiuto di plastica colorata, come avviene su tante strade di passaggio… sai magari… negli interpoderi ingombri di spazzatura come succede in quei bei posti dove la miseria non diventa mai dignitosa ma almeno lo squadernato sconnesso può persino avere un suo fascino corrotto e vivo e perduto nel nulla e richiamarti magari per avventura o disperazione qualche verso dei fiori del male… ma qui!... neanche per sogno… o per disgrazia… magari una lattina di cocacola accartocciata, speranza di un nobilitazione fallita e non simbolica, ma no… mi devo avvicinare proprio per capire e poi vedo da vicinissimo che è un melograno tipo grosso bonsai tutto scheletrico/sferico compatto (ovviamente senza fogliette, siamo in inverno) che ha un solo frutto isolato rossissimo sulla sinistra bello/perfetto che quasi quasi devo toccarlo… anzi che lo tocco proprio - col dito -  perché non resisto… ed è proprio l'originale, non è stato appiccicato sopra (altre ore di giardiniere) …ma mi beo a rifletterci sopra (forse troppo) …non originario. Era la bella copia (diciamo così) di tutti quelli miei tanti in brutta copia che mi vengono stortigni ed a pazzesco casaccio sul melograno anarcoide (per merito suo e senza merito mio) del giardino di Pesaro. Sopraffatto da questa visione, e per non fare troppo lo stronzo oltre il necessario che già una leggera nausea mi prende, mi rivolgo verso l'interno di una specie di cortile in mezzo ai palazzetti dove ci sono tante panchinette tutte modernissime e ben pulite… Lì… vedo un uomo d'apparente mezza età, bene/male vestito (ovvero non capisco… se non che abbia una specie di giubbotto), magari pure sobrio, infagottatissimo sulla panchina, con un raggio almeno di circa 100 mt. attorno vuoto d'altri umani. Ha una FFp2 bianca che gli copre strettamente il volto ma sopra vedo, tra il cappuccio ed il bavero, due occhi che mi seguono insistentemente ed evidentemente da parecchio. Io ho la mascherina già indossata ma sotto il mento, pronta per l'alzata (una volta c'era la celata), appena si possa entrare dal notaio…  Mi tengo da lui a debita distanza… diciamo 20 mt., in modo da non dar adito a cattivi pensieri (suoi e miei) e mi rivolgo ancora verso la strada dove ho posteggiato con mia moglie che cerca intanto disperatamente di fare un infrasonnellino sul sedile. In quel mentre, isolatissimo, passa lentamente a circa 10 mt da me, sulla strada tra i villini,  un vecchio magrebino, sicuramente, dal cappellino bianco di cotone riconoscibilissimo, di cui prima o poi mi dirò il nome, sopra un cappotto nero e pantaloni neri, tutto un po" frusto ed indubitabilmente molto molto usato e con un bastone semplice e sottile su cui si regge alquanto. Noto la figura leggermente curva ma slanciata, i piedi lunghi in scarpe di una volta, che da noi sono scomparse da un secolo circa, le mani ossute e lunghe come i piedi. Bene… vi posso assicurare… io sono proprio uno… perché mi stanno sul cavolo praticamente tutti gli allotropi per svariatissime ragioni e di tutti i generi e specie, ma su di me quella figura aveva, in quel momento ed in quel posto, una significazione nuova… Come fosse una rivelazione… Pur se l'avevo pensata, teoricamente, tante, tante volte… La risulta superstite delle prime generazioni, nulla a che vedere con quelle bandastre di fannulloni vigorosi impudenti sprezzanti e veloci di mano. Al meglio.  L'unico consumato dal tempo. L'unico piagato ma non piegato.  L'unico veramente elegante in quel coacervo di sconcezze piccolo borghesi presuntuose di sé, totalmente asfissianti nella loro raggiunta e dolorosa dignità che ha a che fare credo nulla con la vera povertà dignitosa di cui, purtroppo, ho solo qualche sfocato ricordo dalla mia antica infanzia, ebbene… era, indubitabilmente, lui… Se fossi stato più coraggioso di quello che sono, l'avrei magari potuto fermare, con qualche scusa e chiedergli qualcosa, qualsiasi stupida e sciocca cosa tanto per parlarci… per riprendermi alquanto e magari prendermi anche qualche sorriso incerto e dubbioso o qualche prevedibile sospetto di non so che… Ma sono troppo ritirato (vigliacco?), nel profondo, per farlo… per (non) averlo fatto.  

 

E così, pian piano, m'ero meritato o meglio non meritato, non so se proprio più o meno simbolicamente, il tempo per entrare dal notaio.  Sveglio così mia moglie e reggendola con malcelata preoccupazione… s'era messa pure i tacchi alti e varie collane e braccialetti e anelli per compensare scompensando ulteriormente il grave schiacciamento vertebrale e per essere meno apparentemente sofferente… quasi ombra ancora un poco valida della passata elegante bellezza… Così s'entra assieme… nella perfezione del prevedibile.   

 

 

 

 

 

 

II 

 

Mica tanto però, perché il  notaio, al quale avevo preordinato con mail varie tutti i dati degli assegni ed il resto dello scibile, non ha recepito assolutamente nulla dell'anticipato… tutto viene richiesto e ripetuto, con un va e vieni delle segretarie continuo come se fosse l'acquisto di un palazzo di 3 piani… invece che 24 mq. in aggiunta… ma tant'è… è d'uopo subire e poi l'unico suggerimento suggerito da me all'atto, ininfluente dal punto di vista giuridico ma utile dal punto di vista di chiarire il mio atteggiamento nell'integrazione, neanche dato per recepito e giudicato addirittura fastidioso (poco conforme) e infine inserito in parte a malavoglia, solo perché insisto.  Il venditore, dopo che incongruamente prende cappello perché dico (per avvalorare gli atri muscosi ed i fori cadenti…) che le mura inferiori e posteriori (sulle quali lui non ha né proprietà, né vista e quindi titolo)  fanno per me schifo e pericolo… quindi  costituendo logica scontatissima per un eventuale riassetto strutturale e decorativo e poi esclamando stentoreo: "guardi che se continua così… non vendo  continua simpaticamente, come se nulla fosse, con i suoi discorsi benevolmente logorroici su medicine naturali, dimagrimento a mia moglie che è ridotta dal tumore e dallo schiacciamento a meno di 50 kg., materiali da costruzione, pavimenti che io dovrei fare, scale che dovrei costruire, ma tutte coperte col plexiglass ed infinite altre non richieste, ma sempre utili, ricette di vita… oltreché la volta a botte della grotta sia, da suoi recenti segretissimi studi, teorico di storia dell'arte, indiscutibilmente romana (non medievale, non rinascimentale)… Cosa che se per assurdo fosse vera, sopporterei altri 10 rogiti di tal, meravigliosamente  simbolico, livello.  I due sposini dopo più di 2 decenni sono in via di separazione (vedi parentesi di sopra…) accennata da lui, per la tangente… infatti lei lo interrompe di continuo stizzita ogni volta che parla (chissà forse vergognandosi o magari invece no… per amore) e gli dice, firma qui… firma là… stai zitto… manco ci fosse una differenza di 30 anni fra i due, credo solo di 15 e lei non lo reputasse proprio insopportabilmente ed irrecuperabilmente suonato.  Solo che lui che ha pure 5 anni meno di me sembra, con tutte le sue ricette naturopati, mio padre (e non esagero) ed oltre all'aspetto non proprio accattivante ha una faccia sofferente e quasi in via di scioglimento. Ma, oltre la riferita confidenza antileopardiana, quasi simpatico. La quasi-ex-moglie, invece, sembra aver tratto grande giovamento dalla pratica in corso (la separazione, eh…) ed addirittura, con mio grande imbarazzo, all'entrata, proprio all'inizio della cosa, mi sembrava una delle giovani impiegate…, irriconoscibile e irriconosciuta da me, che ho una certa memoria simbolica, quasi fosse ora la figlia giovane di quella che avevo incontrato due anni fa. Ma sarà la figlia???... impossibile deve firmare proprio lei… Fra l'altro, rapida ed invisibile come i sommergibili, infatti, alla sua uscita/fuga anticipata manco ci saluta, mentre lui borbotta ancora delle ricette (ovvio, per noi, benevolmente) scendendo malamente la scala.  Quindi il contrario esatto della mia fintissima gentilezza e di quella meno finta di mia moglie, come abbiamo già detto non del tutto priva di vezzi e orpelli vari, mentre l'altra di una sobrietà scostante…  Colore locale, o circostanziale, ma che illumina, simbolicamente, almeno speriamo, la via.   Ed il Coviddi?  Dimenticavo… il troppo stroppia, in effetti.  Da ieri sera - dopo il notaio - ho uno stranissimo fastidio improvvido alle vie respiratorie superiori…  

 

Non siamo andati lontani dalla miseria. Affatto. Ci siamo proprio esposti alla pioggia di fuoco con tutto il nostro corpo nudo sul sabbione dantesco dei violenti contro la complessità miracolosa (e fragile, ma forse no) dell'universo, che possiamo sempre sperare esser divino …come dal bulicame si sperava la guarigione… di chi?   E quando penso che non ho la forza di dire tutta la creduta verità, né qui né ora,  sulla miseria simbolica e che magari mi riserverò un terzo tempo, un'altra puntata (I,  II, ci sono già… vediamo se dopo la lettura ho la forza, e la voglia, di farne una  III),  più seria, ovviamente, dopo aver ben letto il libro che Giovanni giustamente ci consiglia, magari per parlarne finalmente con qualche cognizione di causa. Quindi qui non ho parlato del libro recensito da Giovanni Sessa.   

 

Così mi tengo stretto alla scritta che mi ha veramente colpito uscendo dallo studio notarile. Il suggello, l'epitaffio che mi mancava, evidentemente. Sulla cartelletta per gli atti che il notaio dà a tutti c'è solo stampata sulla copertina plasticata pastello in grande ed a centro pagina… (con un piccolo marchio sotto… molto molto molto molto sobrio… ¡quando si dice la sincerità!  Gargantua e Pantagruel, I libro, Cap. 6) quello che segue, qui, a fondo pagina.    Infatti la recito non in latino ma in inglese, perché fa più fico.  E poi?, è un dedursi, affidarsi, restringersi, ripararsi, tra-scinarsi, ri-dursi, de-porsi, pre-cipitarsi… ospite?) :  

 

"I am not bound over to swear allegiance to any master; where the storm drives me I turn in for shelter"… 

 

Maddai… mettiamola pure in latino per tutti quelli che non sanno l'inglese… "…nullius addictus iurare in verba magistri, quo me cumque rapit tempestas, deferor hospes"    (Horatius, Epistolae, Liber I, 14)