Incipit di “Argyroprateia”, di Sandro Battisti @ “L’orlo dell’Impero”, Delos Digital editore
Quello che leggete qui sotto è l’incipit di Argyroprateia, l’uscita più recente della mia produzione relativa all’Impero Connettivo;
il racconto appartiene al ciclo “Nèfolm e dintorni”, che esplora i
quartieri della capitale connettiva specchiati nei rioni di
Costantinopoli.
La copertina è di Ksenja Laginja e il titolo è scaricabile a 1,99€ anche da qui; questa è la quarta:
Chi è Staurazia, l’ambiguo personaggio che entra nella bottega di Claudemo, l’orafo che lavora nel quartiere Argyroprateia posto a ridosso del palazzo imperiale di Nèfolm? Perché gli propone un patto alchemico, in cui l’occulto delle dimensioni dove l’Impero Connettivo esiste ha un giusto e misconosciuto compendio delle realtà tangibili ai postumani dell’ecumene connettivo? Cosa succederà a Claudemo mentre studia la realizzazione di un ologramma superiore a tutti gli altri, quando la Scala di Shepard delle rivelazioni arriverà a un punto finale dove tirar le somme?
***
— Buongiorno. Ho delle informazione da concretare.
Un omino buffo si presenta sulla soglia della mia bottega e rimane in attesa di una risposta.
— Buongiorno. Che tipo di informazioni? — chiedo essenziale, non sono
molto interessato ai convenevoli e devo dire che questo postumano si
presenta già bene, mi dà l’idea di uno che bada al sodo, ha un piglio
che m’incuriosisce; chissà quante altre botteghe avrà visitato prima di
me…
— Sono cose preziose — mi risponde abbassando un poco il tono della voce
— però penso che il contenuto vero e proprio delle notizie non sia di
suo interesse: lei tratta i contenitori e non il contenuto, giusto?
— Giusto — annuisco con convinzione, evitando per un istante di
guardarlo negli occhi. Ha un fagotto sottobraccio e, da come lo
maneggia, sembrerebbe proprio materiale particolare.
— Mi scusi, signor… — mi chiede asciutto.
— Claudemo; diamoci del tu, se preferisci — mi piace virare il confronto su qualcosa di più confidenziale, ci aiuterà a entrambi.
— Claudemo… Va bene; mi presento a mia volta: Staurazia.
Lo guardo con attenzione, il suo nome mi accende una consapevolezza: è un eunuco!
— Non sono propriamente un eunuco — mi dice subito, dev’essere un
telepate oppure è collegato a qualche canale olografico cui sono
inconsapevolmente connesso. — La mia natura è ambigua — aggiunge, pesando bene le parole.
— Oh… — rispondo con un filo di voce, davvero non me l’aspettavo. Cerco
di essere professionale: — Va bene Staurazia, parliamo di affari.
— Così mi piace — e a quel punto appoggia il misterioso involto sulla
porzione del bancone priva di sensori pubblici; gli faccio presente, per
correttezza professionale, che la mia bottega è connessa solo alle reti
imperiali e che attorno a me non desidero altri tipi di collegamenti
privati. Poi vado verso la porta e la serro, non vorrei che qualche
altro cliente entrasse in questo momento.
— Bene, possiamo parlare liberamente — dico rassicurante dopo aver messo
in lock la rete imperiale — a parte il tessuto connettivo in cui tutti i
cittadini dell’Impero vivono non ci sono altre orecchie in ascolto,
anche se in fondo siamo ad Argyroprateia! — che significa che è
impossibile avere una privacy completa; lo dico con una certa eloquenza
sottesa, come per sottolineare che questo è il massimo che nel mio
negozio si possa ottenere.
— So tutto — mi risponde prontamente Staurazia, la sua voce è diventata
profonda, ma un paio di note stridule ne sottolineano la sua natura di
transizione verso chissà quali sfumature sessuali.
Argyroprateia è il quartiere di Nèfolm dove, considerato tutto l’ecumene
postumano, c’è la più alta concentrazione di quelli che una volta si
chiamavano orafi; la vicinanza col palazzo imperiale garantisce
al rione prosperità e una giusta discrezione, e la tolleranza
necessaria agli affari che qui si svolgono è considerata dalle alte
sfere connettive una forma di prosperità per lo Stato. La vigilanza
della polizia segreta irrompe soltanto per gravi delitti, compresi gli
omicidi.
Finalmente Staurazia ha finito di srotolare il suo pacchetto; — Ecco,
qui c’è tutto — completa con sintesi indicando ciò che ora è davanti a
me. Sono allibito.