Aubrey de Grey, Riccardo Campa, Stefano Vaj in : "Futurismo per la Nuova Umanità" (Armando Editore, Roma , 2012)
Il neofuturista ferrarese Roberto (o Roby Guerra) ha edito per la prestigiosa Armando di Roma (specializzata nelle scienze sociali e universitaria) Futurismo per la Nuova Umanità. Dopo Marinetti: arte, società, tecnologia. Opera programmatica che colma certa lacuna della letteratura critica sul futurismo, considerato dalla maggior parte dei critici esperienza dell'avanguardia italiana conclusa fin dalla scomparsa di Marinetti, fondatore nel 1909 del Futurismo. Guerra al contrario intende dimostrarne certa sua continuità, avalatto appunto da un editore di indubbio peso, almeno in chiave postfuturista. Per un nuovo futurismo aggiornato ai nostri tempi, oggi all'era di Internet.
Focus particolare del
volume sono i capitoli e le interviste dedicate al cosiddetto e di fama
internazionale neofuturismo transumanista: tra scienza e arte, in
Italia promosso soprattutto dall'Associazione Italiana Transumanisti,
di cui Guerra è membro attivo e coordinatore del laboratorio letterario
futurista.
Leaders del transumanesimo
in Italia sono gli stessi (dell'AIT) Riccardo Campa e Stefano Vaj,
rispettivamente sociologo della scienza e tecnomusicista, filosofo e scrittore
futuribile
Nello specifico del volume da segnalare particolarmente un capitolo tributo al leader britannico postumano e transumanista Aubrey de Grey (Sens Foundation), scienziato, biochimico e medico d'avanguardia celebre per le ricerche sul cosidetto elisir scientifico dell'eterna giovinezza o quasi, dal ricercatore annunciato possibile entro circa la metà del secolo. Un estratto:
Nello specifico del volume da segnalare particolarmente un capitolo tributo al leader britannico postumano e transumanista Aubrey de Grey (Sens Foundation), scienziato, biochimico e medico d'avanguardia celebre per le ricerche sul cosidetto elisir scientifico dell'eterna giovinezza o quasi, dal ricercatore annunciato possibile entro circa la metà del secolo. Un estratto:
«... Oggi, XXI secolo, il
sogno di Oscar Wilde, l'eterna giovinezza, è quasi realtà.
Nella seconda metà del XXI secolo la scienza è destinata, per effetto delle
nuove scoperte strutturali, tecnologiche, genetiche, informatiche, biologiche e
della fisica, tra infinitamente piccolo e grande del cosmo, la Natura e noi
umani, a sostituire, in certo senso, quasi.... religione e arte, la stessa
metafisica.
Tra terapia anti-age, crionica, automazione e robotica,
clonazione e AI (Intelligenza Artificiale), rinascimento spaziale o
cronotemporale, eccetera, la Terra oggi è una astronave vivente, una Cybergaia
in volo ben oltre la stessa sfida alle stelle di memoria marinettiana.
….Aubrey de Grey, fin dal look
incredibile, sembra un viaggiatore del tempo, in quel di Cambridge (labs
Sens) , è quasi una clonazione, fin dalla sincronicità junghiana del nome,
di Dorian Gray di Wilde: è il poeta-scienziato dell'eterna giovinezza. E nessun
scherzo, pare che qualche topo l'abbia già fatto vivere 5 anni in più. Prevede
persino l'immortalità relativa, centinaia di anni entro un secolo
circa. Probabilmente, sarà - pochi decenni da oggi- tra i grandissimi scienziati
universalmente noti di tutti i tempi....»
Nonchè (oltre ad alcuni
capitoli sui transumanisti italiani) le interviste esclusive di Guerra agli
stessi Vaj e Campa - un
estratto:
(Riccardo
Campa)
D- Futurismo, transumanesimo, civiltà scientifica: in
certo senso un software programmatico trasparente e radicale; questo traspare
dal tuo/vostro percorso.
R- Il transumanesimo cerca di realizzare una sintesi tra la concezione scientifica del mondo, che troviamo già in nuce nella cultura ellenistica e arriva a maturazione con l’Illuminismo, e la poetica delle macchine cantate dai futuristi, protagonisti della rivoluzione industriale, il tutto nella prospettiva nietzschiana dell’uomo che realizza se stesso soltanto andando oltre se stesso. Quest’idea è tra l’altro esplicitamente presente nella produzione letteraria del futurismo italiano. ... Manifesto tecnico della letteratura futurista (11 maggio 1912): “Mediante l’intuizione, vinceremo l’ostilità apparentemente irriducibile che separa la nostra carne umana dal metallo dei motori. Dopo il regno animale, ecco iniziarsi il regno meccanico. Con la conoscenza e l’amicizia della materia, della quale gli scienziati non possono conoscere che le reazioni fisico-chimiche, noi prepariamo la creazione dell’uomo meccanico dalle parti cambiabili. Noi lo libereremo dall’idea della morte, e quindi dalla morte stessa, suprema definizione dell’intelligenza logica”. Questo per dire che non c’era bisogno di aspettare le elaborazioni americane del dopoguerra, per concepire il transumanesimo. Noi italiani possiamo insomma vantare un diritto di primogenitura su questa idea. Se i futuristi del primo Novecento rappresentano una avanguardia dell’esercito prometeico in marcia, i transumanisti non sono altro che l’ultimo reggimento sceso in campo, per la battaglia finale.
(Stefano Vaj)
D - Tra futurismo e transumanesimo...
R - Il futurismo è semplicemente l'espressione dei veri
valori transumanisti. che come aspirazione nascono nell'arte e nella filosofia
di vita. Il transumanismo è il movimento di chi oggi vuole utilizzare gli
strumenti che la tecnoscienza finalmente comincia (in ritardo) a metterci a
disposizione per realizzare il programma futurista di una trasformazione
prometeica, non solo postumanista ma postumana. Chi nega le radici futuriste è
in sostanza solo un tecnofilo generico le cui idee restano nondimeno ancorate al
vecchio mondo.
D - Futurismo o Archeofuturismo?
R - L'archeofuturismo è una espressione inventata da
Guillaume Faye per indicare una posizione che non ha paura di
assumere tratti neo-arcaici, anti-decadenti, avventurosi, nello stile del resto
dell'immaginario fantascientifico che ha ormai penetrato (ma purtroppo solo
"virtualmente", nei videogames, nei film e nei romanzi...) la nostra cultura, e
che vuole porsi non semplicemente come continuazione dell'esistente ma come
nuova "arché", cioè "nuovo inizio". Basta d'altronde leggere cose come
Mafarka il futurista per constatare come tutto ciò è già compiutamente
presente nel futurismo storico più classico, per cui l'"archeofuturismo"
rappresenta in questo l'invenzione dell'acqua calda, o forse l'ansia di
originalità che caratterizza tutti noi futuristi, e che ci porta a rimettere in
certa misura sempre in discussione le filiazioni.