La Zona Morta magazine, News a cura di D. Longoni (Luglio, I)
Menù "La Zona Morta"
Ecco il nuovo numero della Newsletter de "La Zona Morta": ogni 15 giorni tante notizie, anticipazioni, classifiche, aggiornamenti… e molto, molto di più! Seguiteci su www.lazonamorta.it...
E ANCHE SUI PRINCIPALI SOCIAL NETWORK
ANTIPASTI
A Filippo Radogna il "Premio Sidious" di Yavin 4 di Davide Longoni
Creative Network numero 03 a cura della redazione
PRIMI PIATTI
Intervista ad Anthony Daniels di Filippo Radogna
Giulio Leoni si racconta di Davide Longoni
Nuova luce per i Sassi a cura della redazione
Il fantasy nel cinema muto di Gian Filippo Pizzo
SECONDI PIATTI
Fantascienza Story 137 di Giovanni Mongini
Ray Holt in Italia a cura della redazione
Abissi d'inumane apocalissi a cura della redazione
Eymerich risorge di Gian Filippo Pizzo
CONTORNI – LE CRONACHE DI
Il fantasma dell'Opera di Davide Longoni
Trauma di Davide Longoni
FRUTTA
Il diario Lombroso e il killer dei musei a cura della redazione
La bestia dalle cinque dita e altri racconti del fantastico a cura della redazione
DESSERT
Un cannibale di nome Deodato 12 di Gordiano Lupi
BEVANDE
Lovecraft Tales – L'evento bilingue
Trieste Science + Fiction Festival 2017
Interiora Horror Festival 2017
EXTRA
Visto che siamo in pieno periodo estivo, certamente uno dei migliori per dedicarsi alle letture, eccovi una lunga carrellata di libri che abbraccia un po' tutti i generi, volumi da tenere sotto l'ombrellone o comunque a portata di mano… o di comodino, se preferite! Credeteci, ce n'è per tutti i gusti, quindi non avete che l'imbarazzo della scelta.
Iniziamo con due interessanti novità targate Il Foglio Letterario e presentate dal nostro Gordiano Lupi.
Il primo libro che vi presentiamo è Andata e ritorno (160 pagine; 12 euro) di Elena Ciurli.
In merito, così scrive Gordiano: "Rileggere un libro da lettore non è come leggerlo da editore, per decidere se pubblicarlo o meno. Per prima cosa il supporto è diverso. Non ci sono fogli stampati dal computer, né la matrice bianca digitale, ma un vero e proprio libro che si apre con una copertina evocativa di un binario morto che finisce in mare. Non è la stessa cosa, soprattutto, perché non devi valutare niente, ma soltanto abbandonarti al piacere della lettura. Ti rendi conto che la seconda volta è quella giusta, ché quel romano te lo gusti per davvero, ne assapori profumi e parole fino in fondo. A partire dalla citazione da Rabbia di Chuck Palahniuk sul perché si fugge dai paesi di provincia (per sognare di tornarci) e per cui si resta (sognare di andarsene).
Tutta la storia è permeata da un profondo senso di inadeguatezza, narrata in prima persona da Marco, un protagonista per niente eroico che non riesce a essere felice da nessuna parte. Elena Ciurli dà voce a una generazione di figli educati da genitori immaturi, da famiglie frantumate per colpa di genitori che rincorrono egoismi, tratteggia una madre assente e un padre inadeguato che si sposa di nuovo con una polacca micidiale quando decide di cucinare.
Marco torna a Livorno e riscopre i luoghi che l'hanno visto adolescente, dopo aver vagato per molte città europee, da Madrid a Berlino, passando per Londra. rivede il Romito, gli scogli, la sua casa, assapora la tristezza, pensando solo al momento in cui potrà fuggire di nuovo verso un incerto futuro. Ricordi di donne nel passato di Marco, visioni di film anni Settanta che hanno contribuito alla sua iniziazione sessuale, ma anche di cibi caratteristici cucinati dalla nonna (la panzanella), visioni infantili di Super Tele, ginocchia sbucciate, panini al tonno per merenda e quel mare dove tutto finiva, nelle lunghe giornate estive, da ragazzi.
Marco e la musica. Marco e gli amici. Francesco è l'amico fedele che non se n'è mai andato da Livorno. Jimi Hendrix è la colonna sonora del viaggio, sul lungomare di Antignano. La musica è una delle ragioni per cui vale la pena non suicidarsi, dice Marco, che si è appassionato al rock grazie al nonno, uno dei personaggi positivi della storia, un vero e proprio punto di riferimento. Il nonno di Marco è il solo mito familiare, la sola persona capace di consigliare libri e musica, quello che l'accompagnava al negozio di dischi per scegliere i vinili da ascoltare.
Sono importanti i Ramones nel libro di Elena, che se fossero stati livornesi sarebbero andati in giro con una panda scassata proprio come quella del protagonista. La musica del gruppo rock pervade le pagine come un profumo intenso. Capitoli con nomi di piatti e bevande, segnati da musica rock e momenti culinari, ma soprattutto da ricordi, incontri, amici perduti e ritrovati, genitori inadeguati, nonni fantastici e voglia di fuga.
Fin da bambino mi sono sentito come un ospite nella mia vita, intento a sopravvivere per non dare troppo fastidio al prossimo e forse, neanche a me stesso. Ho sempre visto i miei genitori come degli esseri alieni, che si facevano chiamare mamma e babbo, ma che in realtà non sapevano neanche loro da quale pianeta provenissi. Insomma io rimanevo sull'uscio e non sapevo mai se dovevo entrare o uscire, per non tornare più.
Andata e ritorno è un romanzo proustiano: Quant'era bella Livorno in quelle foto in bianco e nero, quando a Castiglioncello c'erano Mastroianni, Sordi e Gassmann e la vita sembrava scorrere a colori. E ancora: Questa valigia rotta mi sta tormentando, fin da piccolo ho sempre creduto che gli oggetti abbiano un'anima o meglio assorbano gli umori di chi li possiede. In fondo Marco è alla ricerca del suo tempo perduto, riscopre gli odori e i sapori del suo passato, consapevole che le cose vissute nell'infanzia e nell'adolescenza saranno eterne, finiranno per scandire il tempo della sua vita. Ci sono luoghi in cui le emozioni si dilatano e riescono a crescere anche senza acqua, tutto è talmente precario tra quelle mura che ci si attacca l'un l'altro ancora più forte. E come la gramigna quella sensazione di condivisione e solidarietà, ti rimane attaccata addosso per non andarsene più. Se non è Proust questo…
Andata e ritorno è un romanzo scritto con stile secco e asciutto, in prima persona, con un incedere incalzante e coinvolgente. E di tanto in tanto scopri pennellate di letteratura, descrizioni poetiche efficaci, come uno stupendo panorama che si ammira da Populonia Alta sul golfo di Baratti, la casa della madre, che Marco chiama la stronza, ma che deve salutare prima di ripartire. Sentori di vecchio cinema italiano affiorano tra le pagine della storia, da Amarcord di Fellini - un film che ha condizionato la cultura del Duemila - a I vitelloni (Monaldo che parte da Rimini per non tornare e saluta mentre il bambino chiede: Perché te ne vai? Non stavi bene qui?), passando per Gli amici del Bar Margherita di Pupi Avati (grande cantore della nostra provincia e del ricordo).
Marco è diventato - come molti ragazzi della sua generazione - un pacco postale che cerca lavoretti estivi per guadagnare un po' di soldi che gli consentano di scappare di nuovo, in fuga per l'Europa, lontano da una provincia diventata troppo stretta. Marco deve tenere duro fino alla prossima partenza. Forse tornerà a Livorno, ma in un futuro diverso. Vorrebbe aggrapparsi a questa idea, sentire sue quelle radici che ha sempre strappato come erbacce. Vorrebbe tanto trovare un paio di scarpe dal numero giusto, le scarpe di un uomo che a un certo punto decide di restare, di smettere di fuggire dal suo passato.
Il Bar da Paolino è un capolavoro di bar avatiano, profuma di passato, di amici che si incontrano per tirare tardi facendo il niente, parlando di donne e bevendo vino, giocando a biliardo e organizzando scherzi atroci. Marco è un protagonista sconfitto, uno che sente sulle sue spalle tutta la pesantezza del vivere. Mi siedo sul mio scoglio, il sole sta tramontando e posa il suo mantello di luce su queste oscure acque salate; mi mancherà. Come Monaldo decide di partire, sa che deve farlo, ma sa pure che la nostalgia del passato sarà compagna della sua vita.
Finale straordinario, poetico e suadente, scandito dal ricordo della caduta del muro di Berlino, metafora del cambiamento, di una vita che non potrà più essere la stessa. Ma il presente e il futuro sono ancora da costruire.
Andata e ritorno è un romanzo che ti riconcilia con la letteratura, ti fa capire la sua funzione salvifica e spiazzante. Un romanzo che solleva il morale di un piccolo editore che dopo averlo letto e sottolineato lo pubblica con entusiasmo, perché è una storia che avrebbe voluto scrivere lui, narrata benissimo da una giovane autrice che - buon per lei! - non ha un grande futuro dietro le spalle. Per noi il futuro è già passato, purtroppo, e non ce ne siamo neppure accorti".
Il secondo suggerimento targato Il Foglio letterario Edizioni è Cuentos Fríos – Racconti Freddi (150 pagine; 15 euro) di Virgilio Piñera su traduzione di Gordiano Lupi, che scrive: "Il 1961 è l'anno decisivo della crisi di rapporti tra Piñera e la Rivoluzione. Lo scrittore non sopporta l'idea di un'arte sottomessa a un disegno politico e critica la messa al bando di libri e pellicole considerate controrivoluzionarie. Il famoso discorso agli intellettuali di Fidel Castro rappresenta la consacrazione di una politica che non può vedere Piñera al fianco di chi imbavaglia gli intellettuali. "Nella Rivoluzione tutto. Fuori della Rivoluzione niente. Il primo diritto della Rivoluzione è quello di esistere. Contro la Rivoluzione non può essere ammessa un'attività intellettuale che ne metta in pericolo l'esistenza". Sono parole di Fidel Castro. Resta famosa la breve replica di Virgilio Piñera: "Ho molta paura. Non so perché ho questa paura, però so che è la sola cosa che voglio dire".
Virgilio Piñera (Cárdenas, 4 agosto 1912 - La Habana, 18 ottobre 1979), fondamentale autore cubano di racconti e brevi romanzi, opere teatrali (molte commedie sono state da me tradotte ma sono ancora inedite) e di un grande libro di poesia (La isla en peso, 1943, da me tradotto in Italia come Il peso di un'isola) ha anche scritto romanzi, tra cui ricordiamo La carne di René (1952) e tra le opere teatrali Electra Garrigó (1959). Piñera si diploma al liceo di Camagüey e - nel 1940 - si laurea in Lettere e Filosofia all'Università dell'Avana. Pubblica poesia sulla rivista Espuela de plata, antecedente di Orígenes, dove conosce José Lezama Lima. Nel 1941 pubblica la sua prima raccolta di poesie: Las furias, e la sua opera teatrale più conosciuta, Electra Garrigó, primo esempio di teatro moderno cubano. Nel 1942 fonda l'effimera rivista Poeta, della quale è direttore. L'anno successivo pubblica la lunga poesia La isla en peso, fondamentale nella poesia cubana del Novecento, che darà il titolo alla sua opera omnia lirica. Risiede a Buenos Aires dal 1946 al 1958, dove conosce Witold Gombrowicz, Jorge Luis Borges e Victoria Ocampo. Importanti opere teatrali sono Jesús e Falsa alarma (da me tradotte in italiano, ma inedite), prime esperienze di teatro dell'assurdo, precedenti a La cantante calva di Eugene Ionesco. Collabora con la rivista argentina Sur, e - dopo il trionfo della Rivoluzione - con il periodico cubano Revolución e con il supplemento letterario Lunes de Revolución. Premio Casa de las Americas nel 1968 per Dos viejos pánicos, rappresentato a teatro nei primi anni Novanta. Dal 1971 subisce un duro ostracismo da parte delle istituzioni ufficiali cubane, sia per le sue idee non allineate che per una mai nascosta omosessualità. Muore il 18 ottobre del 1979, tre anni dopo Lezama Lima. I suoi resti sono sepolti nel cimitero di Cárdenas. In tempi recenti Cuba gli ha finalmente riconosciuto meritati onori, oltre a una giusta riabilitazione morale e letteraria. Non ha fatto in tempo a goderne i frutti, purtroppo. Gli scrittori sono più utili da morti…".
E adesso invece eccovi una lunga carrellata targata Kimerik Edizioni. Cominciamo con Senza più Santi né Eroi di Angelo Rodà.
"La coperta di lana mi riscalda come un focolare. Dormire disteso o in piedi per me è uguale. I paraocchi servono per proteggermi dalle distrazioni. Le gare mi eccitano quanto le trottate sulla spiaggia: affondo le unghie accanto alla schiuma, ne nasce un brivido formicolare dalla punta del naso alla coda. Accelero, tiro calci all'aria, scuotendo la testa e nitrendo, come fossi stato un cavallo già in un'altra vita. E salto, esulto, felice di aver ritrovato una razza indefinibile di libertà. I morti ammazzati hanno bisogno di fiori, i morti del mio paese, senza pace. Per strappo o onestà, un sì o un no, morire. Un comandamento, non parlare, l'unico suono dev'essere il pianto. Lo spazio dell'eroe è nascosto dentro al suo cuore, il tempo dell'eroe è finito in un'ora di film, e noi abbiamo bisogno di eroi. Se oggi monte con monte non si scontrano mai, un giorno fronte con fronte... occhi negli occhi... la verità".
Con un linguaggio sempre avvolgente, e a tratti persino struggente, il narratore riesce a farci immergere all'interno dell'Onorata Società: una criminalità organizzata attiva nel traffico di armi e di esseri umani, nell'estorsione, nell'usura, nel narcotraffico, ma anche dotata di sentimenti. Il lettore è coinvolto in un viaggio entusiasmante che, in chiusura, conduce a importanti considerazioni di carattere etico, politico e religioso.
A seguire vi segnaliamo Tre ragazzi e il ciambellone di Giulio Togni.
Meo, Matteo e Ario abitano in uno strano condominio dove regna il rispetto assoluto delle regole e tutti vivono serenamente, avendo cura di non disturbare gli altri inquilini e di proteggersi l'un l'altro dalle minacce che incombono al di fuori del complesso abitativo. Ma la curiosità dei tre ragazzi di conoscere la realtà esterna cresce di giorno in giorno, fino a quando decidono intraprendere un viaggio imprevedibile e che li coinvolgerà in una bizzarra situazione, incontrando strani personaggi che nascondono un pericoloso segreto.
Quindi eccovi Roma di ieri e di oggi di Sertorio Martorelli, che scrive: "Quante cose può essere Roma! Per alcuni può essere il posto di lavoro, per altri un alloggio, altri ancora la vedono come un museo a cielo aperto; ognuno si può ritagliare il proprio rapporto con la "città eterna". Per me Roma è una compagna nella mia vita, piena di stimoli, di sollecitazione nell'apparente indolenza, di sorprese o di conferme, di memoria o di oblio, di visioni oniriche o di cruda e rabbiosa realtà; sempre pronta ad accogliere per poi, magari, tradire. Roma è una bellezza che non intimidisce, non opprime, ma si lascia amare e gustare da chi è disposto a vederne il corpo, ma anche a sentirne l'anima che si percepisce nei tiepidi tramonti autunnali, nelle calde sere d'estate, nelle fredde e piovose giornate invernali o nei pigri risvegli a primavera. A questa città, che amo profondamente, troppo spesso dileggiata o deturpata, non potevo non rendere un omaggio che sa di ringraziamento per avermi ospitato, cresciuto e, piano piano, sedotto".
Parliamo poi di Il teatro a due facce di Marta Nicolussi.
Come ha scritto in merito Marina Bello: "Si prende in mano questo testo, lo si legge agevolmente e ad un primo approccio si nota una scrittura facile, una descrittività, specie nella prima parte, minuta e attenta al particolare, di un realismo che definirei quotidiano ed esperienziale per ciascun lettore. Il titolo, però, e la parte centrale della narrazione alludono ad altro: mentre la scrittura si fa più tesa, emerge in filigrana la consapevolezza dell'Autrice riguardo a cosa è o può essere il teatro, emergono sottintesi spunti di epistemologia della teatralità. La duplicità del rapporto Mondo-Teatro attraversa poi tutta la nostra cultura occidentale. Ed ecco il tendone-lenzuolo biancastro sul palcoscenico, che pare suggerire un novello velo di Maya che qui risulta possibile alzare… Perché con l'ultima parte del suo testo l'Autrice mostra di voler lasciare un messaggio: esistono speranza e possibilità di cambiamento, di rinnovamento, per la persona e per la società. Senza voler suggerire alcuna catarsi di aristotelica memoria…".
A seguire vi suggeriamo Ascolta, o cuore di Suor Chiara Stella Jabiguero, a proposito del quale ha detto il dottor Gianfranco Natale, direttore editoriale della Casa Editrice Kimerik e direttore della rivista Kiamarsi Magazine: "La Fede è un dono. Se dovessi sintetizzare questo libro userei solo queste semplici parole. È così bella la Fede di Suor Chiara Stella. Nitida come un fiume trasparente. Intensa come il cielo più profondo. Una poesia che danza e che diventa omaggio e lode, un ringraziamento per la bellezza e per la capacità di superare il dolore. Lo sfondo di quest'opera è fatto da sorrisi di bimbi, sguardi spontanei e naturali. La purezza dei piccoli che ci mantiene integri. Vi è in questa cornice il senso più profondo dell'amore divino: noi siamo itineranti temporanei, ma il nostro amore è un legame così grande che l'infinito ne tiene memoria".
Passiamo poi a Light and darkness: la principessa mezzosangue di Antonio Menditto.
Il libro è la storia della battaglia di tre ragazzi per sconfiggere il male, ma è anche la storia di un'amicizia solida e di un amore incondizionato. Un fantasy fresco e avvincente, con cui l'Autore trascina il lettore in un viaggio fatto di inganni e verità, oscurità e luce, morte e salvezza.
Quindi vi segnaliamo Dalle religioni rivelate, faziose, imposte, ereditate, alla libera ricerca di Dio Universale di Marcello Transerici.
Ricerca assoluta della verità: le parole chiave ed emblematiche del presente saggio. L'Autore, con accuratezza e scrupolosità, tratta uno degli argomenti probabilmente più difficili e discussi al contempo: la religione. Egli analizza metodicamente le cause e i motivi per cui l'educazione ellenica andrebbe sostituita in luogo delle religioni rivelate poiché sarebbe l'unica (precisa l'Autore) che consente la crescita individuale e culturale della persona e che permette, attraverso una visione dell'esistenza aperta alla continua investigazione, la ricerca della verità assoluta, cioè di Dio. Il saggio è un "gesto di ribellione contro le falsità fatte passare per verità" e pertanto ambisce a creare una presa di coscienza tanto nei lettori, quanto negli uomini tutti. Attraverso una serie di riflessioni basate sui pensieri di Mazzini, Einstein, Voltaire e altri, l'Autore spiega come si possa raggiungere la miglior forma di felicità, per un'esistenza umana serena, una volta liberi dalle oppressioni morali causate dalle religioni rivelate.
Vi consigliamo poi Leggero di Stefano Attuario.
Tra infanzia, adolescenza, giovinezza ed età adulta (maturità) ci vorrebbero demarcazioni nette segnate da esami, decessi, gesta, rituali, racconti, canzoni e giudizi – come scrive Jim Morrison in Tempesta elettrica –, forse è questo il senso di leggero che il protagonista vive di fronte al diventare adulto. Lorenzo è legato ai suoi "riti", alla sua aura infantile che non gli permette di essere adulto nell'amore. La relazione con Monica, apparentemente finita, prenderà una svolta inaspettata con l'arrivo di un cagnolino peloso di nome Legolas.
Infine chiudiamo questa lunga carrellata con 1789 di Matteo Preve.
L'Autore racconta nella sua seconda raccolta di poesie il male del mondo. Questa serie di pensieri in rima rappresenta la celebrazione della lotta interiore a dispetto del mondo esteriore, di un mondo perso senza idee e ideali, figlio della tecnologia, della cenere degli dei passati e dell'assenza dell'anima. I temi della morte, del dolore e della sofferenza sgusciano via senza lasciare speranza se non nella lotta, che rappresenta l'unica via di fuga di fronte al destino. Morire od offendere, soggiacere o dibattersi, al lettore è lasciata la scelta interiore ma non la possibilità di cambiare. Espressione del tempo di oggi dove tutto è lasciato al caso e nulla spinge se non il fuoco che freme nelle varie Incendiaria.
LA CLASSIFICA
I cinque articoli più letti nelle ultime due settimane:
-
Jakabok - Il demone del libro a cura della redazione
-
Intervista a Catherine Schell di Filippo Radogna
-
Wonder Woman di Elena Romanello
-
Fantascienza Story 138 di Giovanni Mongini
-
Herbert West Reanimator: il ritorno di Ivan Zuccon a cura della redazione
PROSSIMAMENTE
Interviste a Gino Carosini, Roberto Pazzi, Fabio Carta, Annarita Guarnieri, Matteo Pisaneschi, Giovanni Agnoloni, Cliff Wright, Roy Bava, Ivan Zuccon, Vittorio Catani e Paola Ramella; Fantascienza Story; Le Cronache di Narnia; il cinema di Ruggero Deodato; La ragazza sul maggiolone giallo; Cowgirls at war; Gli alchimisti; Non ho sonno; Pirati dei Caraibi; Creative Network 4; SugarCon 2017; Movies & Television Memorabilia; Metropolitan Legends – La serie; Sedute spiritiche del giovedì; Real Mars; Smallmovie Festival; La sirena; Questa notte non dormire; Chi li ha visti?; Mister Suicidio; la musica fantastica di Masked Dead Records; SugarCon 2017; Il tempio di Lovecraft; Avvento; Non si sevizia un paperino; Ator, l'invincibile; Così dolce… così perversa; Jeremiah; Capitan America (1979).
Arrivederci nell'aldilà!
Davide Longoni