Mary Blindflowers in versione Visual, mostra a Londra: intervista



di R. Guerra


Non solo scrittrice sperimentale surreal-destrutturalista e blogger speciale, Mary Blindflowers, alias M.A. Pinna: nota già in Italia quando per molti anni a Roma (dall'originaria Sardegna) per diversi libri, tra poesia e saggistica, da qualche tempo trasferita a Londra, nella terra d'Albione si sta segnalando anche come pittrice o artista visual.  Già alcune mostre, l'ultima recentissima, a giugno/luglio in quel di Londra (Ziferblat Gallery).


Intervista


D - Mary,  una mostra a Londra, poetico visiva, un approfondimento?
Alcuni miei dipinti sono stati esposti allo Ziferblat in Shoreditch, Old Street, per un mese, fino al 20 luglio, compresa la piccola tela che illustra la cover de La Stella Nera di Mu, Black Wolfe Edition 2017. Uno spazio espositivo free, un'occasione per mostrare le tele.
D - Mary,  ci pare una sorta di surrealismo destrutturalista atemporale, nel senso che spiccano echi persino di Bosch e Arcimboldo  fino al novecento surreale, ma dopo il postmoderno taglio lineare e anche una diversamente street art...?

Bosch è uno dei pittori che amo di più in assoluto, mi piace anche la Street Art. Quando sento artisti parlare vedo che discettano sulle fonti a cui si ispirano, mi ispiro a questo grande, a quell'altro, bla, bla. Questo lo fanno gli artisti, siccome non ritengo di essere un'artista, io, Nessuno, metaforica "nana", dico semplicemente dipingo immagini ispirate dai miei libri, per creare sensazioni che ad alcuni possono piacere, ad altri no, visto che il giudizio sulle arti visive è sempre molto soggettivo, opinabile e condizionato da molti meccanismi non sempre positivi. Mi piace soprattutto giocare coi colori, dare un segno di forza istintiva e atemporale, come il martello sul chiodo. Non si tratta di dipinti convenzionali, sono piccoli esperimenti, tendenti anche un poco al mostruoso, per devastare l'idea concettuale del bello che non esiste davvero più. La società si è evoluta sotto certi aspetti involvendo, l'arte non può e non deve ignorarlo, limitandosi a dipingere idilliaci paesaggi o a scrivere di stelle e amori triti. Se trovo degli spazi free per esporre, ben vengano, altrimenti comunque il mio scopo è solo dipingere per dipingere, un po' come avviene con la scrittura, scrivere per scrivere e ogni giorno si scopre qualcosa. Si lavora non per piacere a possibili consumatori, ma per lavorare, per dare un messaggio positivo che superi qualsiasi prospettiva di business, tant'è che non riesco neppure a dare un valore oggettivo alle mie tele, forse perché mi interessa davvero poco quantificare. Ritengo che lo scopo dell'arte non sia sfornare prodotti commerciali da vendere con dinamica seriale e compulsiva, ma sperimentare, fare cose diverse, a costo anche di non piacere. L'arte non ha un fondamentale scopo se non quello di bastare a se stessa. Queste sono le basi che ritengo necessarie per il mio lavoro, oltretutto per me dipingere come del resto anche scrivere, è soprattutto un divertimento che non richiede sforzo alcuno e avviene in modo molto naturale. Se non fosse così, a dirla tutta molto sinceramente, avrei smesso da tempo. Se il costo del gigantismo è lisciar deretani, preferisco rimaner tra i "nani".

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